DirettaCalcioMercato
·22 novembre 2024
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Luis Jimenez rivela fatti sconvolgenti oltre vent’anni dopo il suo esordio in Italia con la maglia della Ternana.
Dopo essersi ritirato a 38 anni alla fine del 2022, concludendo la sua carriera al Club Deportivo Magallanes in Cile, Jimenez ha fatto dichiarazioni sorprendenti durante un podcast sul canale YouTube ‘Vamo a Calmarno’. Ha puntato il dito contro la scarsa trasparenza del calcio italiano, rivelando l’esistenza di partite manipolate a cui lui stesso aveva partecipato.
“Ho giocato almeno tre partite truccate. Questo è accaduto in Italia, ma non posso dirvi con quale squadra. Una cosa del genere, in Cile non mi è mai successa. In Italia invece c’erano molte partite sistemate, c’era parecchia mafia. Oggi meno, anche perché molti ex calciatori e dirigenti sono stati puniti e non lavorano più nel calcio. Per me è stato veramente pesante: ero agli inizi e volevo arrivare al top del calcio italiano”.
“All’epoca giocavo nella Ternana. Una volta segnai dopo essere entrato dalla panchina e il mio portiere voleva uccidermi. C’era un accordo per il pareggio: ciò voleva dire che l’altra squadra doveva segnare per forza e il tempo per far uscire l’1-1 era pochissimo. Lui giocava poco e voleva un pari a reti inviolate. Io non lo sapevo, era una delle mie prime partite in Italia. Volevo mangiarmi il campo, mi avvisarono di questo soltanto dopo”.
“Un’altra partita era tra noi e l’Atalanta del 2004, una sfida tra i primi e i secondi della classifica e c’era festa tra le tifoserie gemellate. Io mi procuro un rigore e noto che tutti erano disperati, anche il mio compagno che lo segnò si mise le mani sul volto senza esultare. Rimasi fuori dal campo perché mi avevano colpito forte e il dottore mi spiegò che era una partita aggiustata, non si doveva più entrare in area di rigore: nessuno mi aveva parlato e io dico avvisatemi, almeno per ultimo ma avvisatemi”.