Calcio e Finanza
·4 agosto 2025
Caso Diarra, class action contro la FIFA: può coinvolgere 100mila giocatori

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·4 agosto 2025
La Justice for Players Foundation (JfP), una fondazione olandese, ha avviato oggi un’azione collettiva in nome e per conto dei calciatori professionisti che sono stati danneggiati dai Regolamenti FIFA. L’azione legale contro la FIFA e diverse federazioni calcistiche nazionali, tra cui la KNVB, la Federcalcio dei Paesi Bassi, sarà presentata al Tribunale distrettuale di Midden-Nederland.
JfP – si legge in una nota ufficiale – intende rappresentare tutti i calciatori professionisti che giocano o hanno giocato in club degli Stati membri dell’Unione europea e del Regno Unito e che sono stati danneggiati dai regolamenti della FIFA dal 2002 a oggi. Le stime preliminari indicano che il numero di calciatori coinvolti potrebbe aggirarsi intorno ai 100.000.
Questa causa è promossa nei Paesi Bassi ai sensi della legge olandese sulla composizione dei danni collettivi (WAMCA), che consente alla JfP di avviare questa azione legale per conto di un ampio gruppo di calciatori professionisti.
L’azione è stata intrapresa in seguito alla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) dell’ottobre 2024 nella causa intentata dal calciatore Lassana Diarra – assistito dallo studio Dupont-Hissel, che segue anche JfP in questa azione – e da FIFPRO Europe/FIFPRO World contro la FIFA, in cui è stato stabilito che i Regolamenti FIFA violavano il diritto della concorrenza dell’Ue e la libera circolazione dei lavoratori, rendendo estremamente difficile per un calciatore risolvere il proprio contratto di lavoro senza giusta causa. In breve, la CGUE ha stabilito che i Regolamenti FIFA violavano due principi fondamentali del diritto europeo: la libera circolazione dei lavoratori e la concorrenza leale.
Affermando che le regole della FIFA erano illecite e che tali regole avevano causato a tutti i calciatori delle perdite economiche, la CGUE ha, con la sua sentenza – recita ancora la nota – dato il via libera a un’azione collettiva a livello europeo. Si tratta di un’azione che mira a garantire il rispetto dello stato di diritto, a chiedere conto alla FIFA delle proprie responsabilità e a far ottenere ai calciatori il risarcimento che spetta loro.
In particolare, la CGUE ha osservato che i Regolamenti FIFA avevano l’effetto di limitare la libera circolazione dei lavoratori e la concorrenza:
I Regolamenti illeciti della FIFA conferivano alla stessa il pieno controllo su come e quando i calciatori potevano lasciare il proprio club e a quali condizioni, di fatto imponendo un sistema estremamente restrittivo assimilabile a un «patto di non concorrenza».
Un’analisi preliminare degli economisti di Compass Lexecon ha stimato che i calciatori professionisti coinvolti abbiano guadagnato circa l’8% in meno nel corso della loro carriera rispetto a quanto avrebbero percepito se i Regolamenti FIFA non fossero stati restrittivi.
Lucia Melcherts, presidente del consiglio della Justice for Players, ha dichiarato: «Tutti i calciatori professionisti hanno perso una parte significativa dei propri guadagni a causa dei Regolamenti FIFA illeciti. “Justice for Players” ha avviato questa azione per ottenere giustizia per i calciatori e maggiore equità. Il sistema passato e, in parte, anche quello attuale favorisce eccessivamente la FIFA, che detiene troppo potere unilaterale. In qualsiasi altra professione, le persone possono cambiare lavoro volontariamente. Lo stesso dovrebbe valere anche per il calcio, soprattutto considerando che, secondo uno studio di FIFPRO, la durata media della carriera di un calciatore professionista è di soli otto anni».
Franco Baldini, membro del consiglio di Justice for Players e con un passato da dirigente alla Roma, ha dichiarato: «Da ex calciatore professionista, agente e persona che ha lavorato in vari ruoli dirigenziali nel mondo del calcio, ho vissuto in prima persona, in particolare nel caso Mexès del 2004, quanto potere e controllo eserciti la FIFA sui giocatori. Per questo sono molto orgoglioso di far parte della fondazione “Justice for Players” e di contribuire a un’iniziativa che potrebbe cambiare il sistema esistente rendendo il calcio più inclusivo e sostenibile».
Dolf Segaar, membro del consiglio di Justice for Players, ha dichiarato: «Questa azione contro la FIFA promossa da “Justice for Players” è un passo importante e necessario che permetterà ai calciatori di far valere i propri diritti in quanto lavoratori dell’Ue e di ottenere un risarcimento da un’organizzazione che per troppo tempo ha ignorato deliberatamente il diritto dell’Unione europea. La CGUE ha stabilito in maniera chiarissima che le norme FIFA sulla risoluzione dei contratti e sui trasferimenti costituivano violazioni manifeste del diritto della concorrenza dell’Ue e della libera circolazione dei lavoratori. E ha anche chiarito che tali regole illecite avevano causato perdite economiche ai calciatori. Ai sensi del diritto europeo, le vittime di tali violazioni hanno diritto a un risarcimento per i danni subiti, e questo è uno degli aspetti fondamentali di questa azione collettiva».
Koen RuHen, partner di Finch Dispute Resolution, ha aggiunto: «Da oltre vent’anni, la FIFA ha applicato regole illecite a scapito dei calciatori professionisti. Finch sostiene “Justice for Players” affinché la FIFA venga chiamata a rispondere delle proprie responsabilità e obbligata a risarcire i calciatori i cui guadagni sono stati compromessi da tali regole ingiuste e illegali. Non solo chiediamo un risarcimento per i calciatori danneggiati da norme che avvantaggiano principalmente la FIFA e le federazioni calcistiche, ma attraverso questa azione legale intendiamo anche ottenere modifiche ai Regolamenti FIFA affinché i calciatori professionisti possano finalmente avere un maggiore controllo sulla propria carriera».