Calcio e Finanza
·11 agosto 2025
I calciatori contro la FIFA, cosa può cambiare: dalla clausola ai contratti più corti

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·11 agosto 2025
Nei giorni scorsi dall’Olanda è arrivata la notizia di una class action che promette di chiedere un risarcimento per i calciatori le cui carriere — secondo l’azione legale — sarebbero state danneggiate dalle regole della FIFA. La portata dell’iniziativa, intrapresa dal gruppo Justice For Players, è potenzialmente enorme: sostiene che ogni calciatore professionista in attività, uomo o donna, dal 2002 possa avanzare una richiesta contro la FIFA pari a circa l’8% dei propri guadagni in carriera.
A renderla possibile è stata la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) sul caso Lassana Diarra dello scorso anno. Questa class action è considerata da molti nel calcio eccezionale perché potrebbe colpire duramente le casse dell’organo di governo. Se un numero sufficiente di calciatori ed ex calciatori dovesse aderire e l’azione avesse successo, la FIFA potrebbe essere chiamata a versare una somma nell’ordine di miliardi.
La sentenza Diarra ha stabilito che le regole della FIFA relative all’autorizzazione dei trasferimenti dei calciatori limitano la libertà di circolazione, un principio fondamentale del diritto dell’Ue, e che le norme che impongono ai club acquirenti di coprire il costo del risarcimento per un calciatore che rompe un contratto «senza giusta causa» sono anticoncorrenziali.
Secondo quanto riportato dal quotidiano The Guardian, uno degli obiettivi del gruppo, quindi, potrebbe essere ottenere un rimedio noto come «ingiunzione», che obblighi un convenuto a intraprendere una determinata azione — in questo caso, ad esempio, apportare un insieme di modifiche concordate alle regole sui trasferimenti — oltre al pagamento dei danni.
Tra le possibili soluzioni si discute dell’obbligo di inserire clausole rescissorie in tutti i contratti dei calciatori, come avviene in Spagna, anche se sarebbe difficile stabilire un valore di mercato universale. Un’altra ipotesi è che i calciatori firmino contratti più brevi, ad esempio biennali con opzione, invece dei tradizionali quattro più uno: questa mossa ridurrebbe i costi dei cartellini, ma potrebbe anche spingere i calciatori a chiedere ingaggi più alti.
Questa nuova battaglia si aggiunge alle altre che la FIFA sta portando avanti in tempi recenti, dalla questione Superlega allo scontro con FIFPro sul calendario internazionale (e sul conseguente riposo per i calciatori), fino al ruolo del TAS come organo di risoluzione delle controversie. Dietro tutto ciò c’è il desiderio di riformare il modello europeo di governance sportiva.