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Mario De Zanet·3 febbraio 2021

Quelli come Villas Boas: quando un allenatore dice me ne vado

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Il caso Villas Boas scuote la Francia. Il fu enfant prodige e la sua uscita di scena sono storia di cui si parlerebbe comunque: inserita nel contesto esplosivo dell’OM, deflagra.

La sospensione da tecnico del Marsiglia arriva oggi, dopo le dichiarazioni di ieri, quando il portoghese aveva esplicitamente detto: “Hanno preso chi non volevo. Così non si lavora, voglio andarmene: mi dimetto”


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Clima caldo, esplosivo anzi, perché sabato i tifosi hanno invaso il quartiere generale del club francese: un quadretto da guerra civile, non da calcio.

Rimaniamo però sulla storia del tecnico, espostosi chiaramente per la scelta di un calciatore: è accaduto anche in passato, e anche nel nostro Paese.

Pensiamo, ad esempio, ad Antonio Conte, quando lasciò la Juventus. Lì la questione riguardava un calciatore che non venne alla Juventus: Conte lo pretese, ma non lo ebbe. E se ne andò.

Quel giocatore era Juan Iturbe, e fu l’ultima goccia di un vaso stracolmo, descritto perfettamente dalla celebre frase sui ristoranti.

Con 10 euro non si mangia in un ristorante da 100

Iturbe andò a Roma, sponda giallorossa, segnando poco o nulla, mentre Allegri raggiunse la finale di Champions a maggio 2015.

Un anno dopo, nell’estate 2016, a Roma, ci sarebbe dovuto arrivare El Loco Bielsa: casa Lazio, stavolta. Una trattativa infinita, una favola destinata a rimanere tale, anzi a realizzarsi per tre giorni.

Il tempo di annunciare assunzione(6 luglio) e dimissioni(8 luglio) del tecnico oggi al Leeds. Una storia intricata, che Bielsa spiegherà così:”Io e i miei collaboratori abbiamo preso questa decisione perché, in 4 settimane di lavoro, non abbiamo ottenuto nessuno dei sette acquisti espressamente richiesti nel piano di lavoro approvato dal presidente Lotito”.

Di questi giorni, non si può che accennare alla carriera di Gattuso, in cui la parola dimissioni compare al fianco di una parola inflazionata: dignità.

Non si può parlare strettamente di mercato per Ringhio, spesso alle prese con condizioni disdicevoli: gli sfoghi di Creta e Pisa sono passati alla storia, quando si dimise.

Al Milan, invece, fu una rescissione consensuale a beneficio del suo staff: i suoi due anni rimanenti vengono suddivisi tra gli uomini che avevano lavorano con Rino al Milan.

Un uomo che non si lascia calpestare, come il suo successore in rossonero: non esiste storia che possa essere paragonata alla scomparsa di Giampaolo ai tempi del Brescia.

Una storia su cui glissiamo: sarebbe davvero troppo lunga da raccontare.