Calcionews24
·6 febbraio 2025
In partnership with
Yahoo sportsCalcionews24
·6 febbraio 2025
Arbitro che ha segnato un’epoca, poi designatore, oggi Paolo Casarin è un attento osservatore del calcio, di cui parla da opinionista su Radio 1. A La Gazzetta dello Sport si è raccontato in una lunga intervista. Ecco alcuni estratti.
LA SUA VITA – «Sono nato a Mestre, la mia famiglia abitava vicino alla Ferrovia, ma per evitare i bombardamenti ci trasferimmo da parenti in una casa di campagna lungo il tratto ferroviario Venezia-Trieste tra Portogruaro e Latisana. La notte andavamo a dormire nei fossi per paura delle bombe e l’inverno stavamo spesso nella stalla perché gli animali davano calore. In quegli anni è nato l’amore per il pallone: ci mancava tutto, ma una palla c’era sempre,vera o di stracci, per un momento di gioco e di aggregazione. Papà e mamma sono ancora sepolti lì, ma quella casa dove con i miei occhi vidi la Guerra, oggi non c’è più».
QUANTO RESTA DEL PASSATO – «Enormemente e lo dimostrano i particolari dei miei racconti a distanza di 80 anni. Il Veneto è stata terra di confine anche della Prima guerra mondiale che si è portata via i miei due nonni, mai conosciuti. Tra quella tramandata e quella vissuta posso dire che la parola guerra è stata una delle più ascoltate nella mia infanzia. Forse per questo avevo la sensazione che ne avrei incrociate altre nella vita, come poi è accaduto nelle tante missioni svolte per l’Eni. E per questo nella vita, e in campo, all’autoritarismo ho sempre preferito il dialogo».
IL LAVORO ALL’ENI – «Nel 1960: avevo studiavo come perito chimico e, grazie a una persona di Mestre, venni al laboratorio ricerche di Milano. Alcune delle mie ricerche servirono ad avviare un impianto per un fertilizzante e un anticongelante che poi lanciammo anche in Cecoslovacchia e Polonia».
PER CHI TIFAVA – «Da veneto, direi la Mestrina e il Venezia. Oggi guardo l’Atalanta, mi diverte molto. Gasperini l’ho arbitrato, era un gran rompiscatole, oggi è un magnifico allenatore».
LE REGOLE E IL VAR – «Il cambio di regole rischia di uccidere questo sport, basta studiare la storia per capire che dal 1950 non si è mai segnato più di 3 gol di media a partita in nessun torneo europeo. O che il tempo effettivo è sempre lo stesso, circa 60 minuti. Il calcio è attacco e difesa, non vanno immesse regole che privilegiano solo una fase del gioco. Il Var è utile, ma deve essere più veloce nelle decisioni per non destare dubbi. Ma io non mi occupo tanto del calcio milionario, che rappresenta il 3 per 100 del Sistema totale, sono più attento e preoccupato per il restante 97, quello della base. Bisogna riportare i giovani e gli arbitri a giocare. Se sei in campo, magari non cadi in altre tentazioni sbagliate».
LA BELLEZZA DEL CALCIO – «È che fa giocare tutti. Chi è in campo, chi arbitra, chi lo guarda, chi lo commenta. Partecipiamo tutti, con ruoli diversi. E non dobbiamo mai dimenticarci che siamo sempre protagonisti di un gioco».