Calcionews24
·6 febbraio 2025
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Nonostante 9 anni siano bastati per far respirare all’Atalanta aria d’alta classifica, quando ci si abitua bene si perde ogni contatto con la realtà, di quei valori che hanno contraddistinto la Dea nelle stagioni precedenti.
Una situazione alla Rocky 3 dove lo Stallone Italiano ricco e famoso si monta la testa, non ricordandosi di quegli “occhi della tigre” che lo hanno portato ad essere il pugile più forte di sempre. “L’Apollo Creed dell’Atalanta” però non sono soltanto i giocatori, il mister o una società che nei momenti difficili c’è sempre stata (e che come tutti può compiere degli errori), ma anche i tifosi che sono il primo dado a scatenare l’effetto.
Il clima che si respira tra social e stadio non è dei migliori per tutta una serie di fattori: gli ultimi risultati, un mercato al di sotto delle aspettative, il Tricolore vissuto come un treno da prendere al volo per evitare che ci siano rimpianti, i tanti infortuni, la ricerca di un colpevole che va da D’Amico a Percassi fino addirittura al tifoso accanto in Curva, dove ci scontra creando ancora più pessimismo e nervosismo (che porta poi l’ambiente a vivere tutto in maniera distorta).
Attenzione, non vuol dire che va sempre tutto bene e che serva accettare tutto, considerando che il “come” si perde fa sempre la differenza (così come le critiche costruttive), e che da una sconfitta occorre sempre trarne beneficio e non metterla sotto il tappeto, dall’altra però se l’ambiente affonda, affonda tutto: lo è stato quando si lottava per non retrocedere, lo è ora anche per stare in alto.
Compattezza, unione ed equilibrio: non essere d’accordo con certe strategia di mercato, ma ricordarsi che la famiglia Percassi ha salvato l’Atalanta dal fallimento e l’ha portata ad essere una società modello; non essere d’accordo con alcune scelte tattiche del mister, ma ricordarsi cosa ha fatto Gasperini dal 2016 ad oggi; stare vicino ai giocatori anche quando sbagliano un passaggio; ricordarsi che il 22 maggio non è solo Dublino, ma anche quello del 2005 con una squadra ultima applaudita dove c’è stata la maglia sudata.
Da questo momento non conta il singolo, bensì il gruppo: società, giocatori, mister, pubblico che devono uscire tutti insieme da questo periodo. Il sudore dei giocatori, la grinta del mister, l’appoggio della società, la voce sugli spalti: insieme per fare grande l’Atalanta.
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