💥 La stoccata di Maldini a Cardinale: “Gestiti momenti difficili da solo, non tutto si spiega su Excel…” | OneFootball

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·27 giugno 2024

💥 La stoccata di Maldini a Cardinale: “Gestiti momenti difficili da solo, non tutto si spiega su Excel…”

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Intervenuto all’AKOS podcast by Luca Gemignani, l’ex direttore dell’area tecnica del Milan, Paolo Maldini, è tornato a parlare della sua avventura in rossonero nei panni di calciatore prima e dirigente poi, non risparmiando anche qualche frecciata nei confronti dell’attuale proprietà meneghina. Ecco quanto ripreso da MilanNews.it:

“Non lo considererei un percorso monotono, anzi, ma un percorso pieno di alti e bassi e pieno di soddisfazioni, fatto grazie a Dio al massimo livello. Credo che la fortuna di uno sportivo che gioca in una squadra sia quella di trovare un club che abbia le tue stesse ambizioni e che abbia la possibilità di farti arrivare al tuo livello massimo. Ho avuto la fortuna di avere talento e aver avuto una squadra che mirava ai massimi obiettivi. Questo è stato il segreto numero uno per fare una carriera così lunga all’interno di un club”.


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“Io ho iniziato con il Milan che aveva due massaggiatori, un dottore, avevamo più o meno 15 fasce riutilizzabili che si estendevano per chi aveva problemi alle caviglie. Io avevo molti problemi alle caviglie, avendo i piedi all’indentro e avevo molte distorsioni, ma era un problema comune quindi capitava di prendere la fascia più brutta. Poi con Berlusconi sono arrivati i prodotti usa e getta, sono arrivati più massaggiatori, più dottori, il dietologo, altre figure professionali tipo lo psicologo o i preparatori: un gruppo di 10-15 persone. Adesso il gruppo dell’area medica è formato da circa 30-35 persone: sono 7-8 fisioterapisti, più qualche consulente esterno, più 2-3 medici che girano, giustamente non dico che sia esagerato, c’è grande attenzione sulla salute dei giocatori, gli asset del club. Quasi ogni calciatore ha un fisioterapista o un dottore privato ma ci devono essere delle regole. Ci deve essere un lavoro di squadra, non puoi fare un lavoro con un tuo fisioterapista senza avvisare il capo dell’area medica perché dopo scompensi. Soprattutto se si tratta di recupero dagli infortuni: se c’è un lavoro da fare si può fare all’esterno dalla struttura, ma si deve fare seguendo quelle che sono le indicazioni del chirurgo che ti ha operato o del dottore che ti sta curando”.

“Momenti di difficoltà? Li ho dovuti gestire da solo, se non con l’aiuto della mia famiglia. Quando ho fatto il dirigente, avendo avuto 25 anni di esperienza e ricordando molto bene quello che ho provato nei momenti difficili che sono stati tanti, ho cercato di mettere a frutto questa esperienza e cercare di supportare quelli che sono ragazzi molto giovani di 19, 20, 21, 22, 23, 24 anni,  senza ancora una struttura vera e propria per affrontare determinati pesi che ti porti dietro facendo questa professione. Si vede sempre la cosa bella, ma non si vede il punto di vista della pressione. Secondo me c’è ancora molto da lavorare lì ed è ancora un terreno inespresso, perché le tante proprietà straniere che arrivano non conoscono bene l’argomento e non vogliono neanche affrontare quel tipo di problema perché non hanno neanche gli strumenti per poterlo affrontare. Sappiamo benissimo qual è l’importanza di un supporto, anche a livello morale ai giocatori, sia prima che dopo le partite che durante gli allenamenti, è anche importante vedere come si allenano per riuscire a capire con chi stiamo parlando. Dico sempre che sono cose non tangibili, ma che fanno le fortune dei club. E le cose non tangibili, difficilmente si possono spiegare in un foglio Excel al proprietario, sono fuori dalla portata o dalla possibilità di controllo di un proprietario. Sembra che tu abbia una formula magica, ma non lo è, è qualcosa che ti ha portato ad avere successo se lo hai avuto. Successo non vuol dire solamente vincere, vuol dire anche cercare di fare il massimo delle tue possibilità”.

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