Calcionews24
·13 giugno 2024
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Luis de la Fuente dal dicembre del 2022 è il Ct della Spagna. Ce lo ritroveremo come avversario nel girone dell’Europeo e oggi, su La Gazzetta dello Sport, esprime i suoi pensieri sulla competizione.CHE EUROPEO SARÀ – «Mi sembra l’edizione con il livello tecnico più alto della storia. Non è rimasto fuori nessuno, mi aspetto un torneo apertissimo, senza un favorito chiaro e con 8-10 squadre in grado di vincere, tra le solite grandi e le rivelazioni. Può essere un Europeo storico per il calcio, di quelli che segnano un’epoca».
IL GIRONE DELLA SPAGNA – «Il più duro di tutti, ma non importa: per vincere bisogna battere i migliori e siamo qui per questo. Per provarci. Con Croazia e Italia abbiamo giocato all’ultimo Europeo e in Nations League l’estate scorsa. La squadra di Dalic ha cambiato meno rispetto a Spagna e Italia, a cominciare dal ct. Gli anni passano per i giocatori chiave, ma la Croazia è sempre lì: ha un sentimento patrio insuperabile, in nazionale trovano una coesione incredibile. È impressionante come un Paese così piccolo possa produrre tanti calciatori di grande livello. Fatte le debite proporzioni è un po’ quello che succede nei Paesi Baschi. E occhio all’Albania, magari sconosciuta al grande pubblico ma con tanti elementi validi e un allenatore che ha dato alla squadra uno stile dinamico e aggressivo. Giocano bene, faranno male a chi si distrarrà».
L’ITALIA – «Ottimi giocatori e un allenatore eccezionale. L’Italia resta sempre una grande potenza calcistica, pur in un momento storico che io definirei incomprensibile: fuori da due Mondiali e in mezzo la conquista dell’Europeo».
ITALIA E SPAGNA SENZA GRANDI STELLE – «Può essere che tanto i giocatori della Spagna come quelli dell’Italia non abbiano quel riconoscimento mediatico che hanno altri, ma in entrambe le squadre c’è gente di livello mondiale. Se parlo dei miei penso che Rodri sia il miglior centrocampista del mondo, Carvajal ha vinto 6 Champions, Morata è un attaccante di grandissimo spessore, e via dicendo. Ma la cosa più importante per noi è che abbiamo formato una squadra molto contundente, forte, seria, disciplinata, con tante varianti in fase offensiva. Duttile e versatile e pertanto pericolosa».
YAMAL – «Il talento non ha età: con noi c’è anche Jesus Navas che ha 39 anni. Non pongo limiti anagrafici. Ci sono allenatori che non hanno grande fiducia nel calcio di base, io sì. Forse perché sono cresciuto nell’Athletic, una squadra per cui il vivaio è tutto, è la vita. Ai giovani dedico più tempo, cercando di trasmettere loro umiltà, professionalità, tranquillità e soprattutto equilibrio. Chi ha più esperienza certe cose le sa già. Ciò che ho trovato in questi ragazzi, tanto Lamine come l’altro 2007 Pau Cabarsì, è una enorme capacità di apprendimento unita alla voglia di ascoltare e di migliorarsi. Hanno una maturità impressionante, innata come il talento che li accompagna».
IL 13 LUGLIO LAMINE COMPIE 17 ANNI – «Impressionante. Davvero impressionante. Ecco, far sì che possa spegnere le candeline qui in ritiro sarebbe un magnifico regalo!».