Riserva di Lusso
·7 ottobre 2021
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L’Europeo vinto ha messo in luce tutta la bontà del lavoro svolto da Roberto Mancini come commissario tecnico dell’Italia. Gli azzurri hanno trionfato spogliandosi di gran parte dei luoghi comuni con cui veniva storicamente descritta la Nazionale di calcio, dimostrando di poter raggiungere grandi risultati integrando al proprio DNA un’idea di calcio proattiva e improntata sul dominio della gara attraverso il possesso. In quella che possiamo definire la nouvelle vague del calcio italiano sono tanti i giocatori che hanno trovato terreno fertile per affermare il proprio talento nelle più alte sfere del calcio internazionale. Pensiamo in primis a Lorenzo Insigne, la cui reputazione sembrava legata a doppio filo ai risultati sportivi del Napoli, o a Marco Verratti, il cui talento è fiorito troppo lontano dall’Italia per poterlo decantare come invece meritava. In questo scenario quasi fiabesco l’unica nota leggermente stridente è stata rappresentata dal rendimento della prima punta, nello specifico dal rendimento di Ciro Immobile.
L’Europeo ci ha confermato quello che da tempo sospettavamo su Ciro Immobile, e cioè che per quanto il suo rendimento si sia alzato nell’ultimo lustro resta uno specialista, un attaccante che non può prescindere da un contesto a lui consono. In un’Italia che sviluppa gran parte del suo gioco nella metà campo avversaria, con spazi congestionati e difese schiacciate a ridosso dell’area di rigore, un attaccante come Immobile con un primo controllo non pulitissimo e un gioco spalle alla porta appena sufficiente diventa dannoso. Immobile ha vivacchiato grazie alla grande applicazione in fase di non possesso, ma è indubbio che per permettere a questo gruppo di fare uno step ulteriore serva altro. Lo stesso discorso, in termini ancora più estremi, può applicarsi ad Andrea Belotti, un giocatore da cui puoi aspettarti il massimo in termini di attitudine ma con lacune tecniche che lo rendono incompatibile con le idee di Mancini.
In virtù di ciò il tecnico jesino ha già iniziato a sondare diverse alternative, insistendo sullo sviluppo di Raspadori o varando l’ipotesi falso nueve, con Lorenzo Insigne nell’inedito ruolo di prima punta. In questo scenario enigmatico è interessante vedere quali sono e quali saranno le soluzioni a disposizione di Mancini in un futuro prossimo o più remoto, analizzando sia i profili che già hanno assaporato l’approdo in Nazionale maggiore (come appunto Raspadori) che quelli che sgomitano nelle serie minori o nelle selezioni giovanili.
Breve avvertenza: quello che può sembrarvi un minestrone – data la presenza nella stessa lista di giocatori a livelli di carriera differenti – è, come suggerisce il titolo, un atlante, una panoramica generale sulla situazione di un ruolo in cui il ricambio generazionale è dietro l”angolo.
Non si può che cominciare da Moise Kean, attaccante di proprietà della Juventus con alle spalle 12 gol in Serie A, 17 con la maglia del Psg (di cui 3 in Champions League) e 10 presenze condite da 4 gol con la Nazionale italiana.
Moise Kean è sicuramente quello più avanti nel percorso in ottica Italia (Photo by Marco Luzzani/Getty Images – OneFootball)
Nonostante abbia già una considerevole esperienza tra i professionisti, Kean ha ancora molto su cui lavorare. L’attaccante bianconero ha pregi ben definiti ma parti ruvide del suo gioco da sgrezzare. Dopo averlo sostituito a fine primo tempo del derby con il Torino Allegri si è così espresso su di lui:
“Quando la squadra è vicina all’area è devastante, ma deve migliorare nei controlli, nella tecnica individuale.”
Kean a volte sembra in balia del pallone, come se non riuscisse a coniugare i suoi movimenti con il controllo della sfera, finendo per commettere errori piuttosto marchiani. Mancini, per ovviare a questi limiti, al momento lo vede più come esterno sinistro di un tridente, in una zona di campo in cui può far valere il suo atletismo nell’uno contro uno e rientrare dentro al campo per vedere la porta e calciare, ma ogni suo progresso deve essere fatto con l’obbiettivo di evolversi in una prima punta completa.
Per le sue caratteristiche Giacomo Raspadori è da subito entrato nelle grazie di Roberto Mancini. Tra tutti gli attaccanti in questa lista il prodotto delle giovanili del Sassuolo è quello con il primo controllo più solido, un fondamentale determinante per l’enorme mole di lavoro spalle alla porta a cui ad oggi sono sottoposti gli attaccanti dell’Italia. Per lui è stato fondamentale avere come allenatore Roberto De Zerbi e come punto di riferimento in allenamento uno come Ciccio Caputo. Ciò che chiede De Zerbi alle sue prime punte è molto simile a quello che chiede Mancini: capacità di associarsi con i compagni e movimenti a venire incontro. Caputo in questo è un’eminenza, tanto che a 33 anni suonati è riuscito a guadagnarsi la convocazione in Nazionale, rientrando per diversi mesi anche nei discorsi sui convocabili per gli Europei.
Dal punto di vista tecnico Raspadori è al momento quello forse più conforme ai requisiti per essere il numero 9 dell’Italia (Foto: Marco Luzzani/Getty Images – OneFootball)
Raspadori non sembra avere un potenziale infinito, ma gioca e parla in modo maturo e consapevole. In un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport ha dichiarato di avere caratteristiche assimilabili ad Aguero e di aver studiato Di Natale, Tevez, Eto’o e Paolo Rossi. Ecco, rubacchiando un po’ da uno e un po’ dall’altro potrebbe venir fuori un attaccante dall’usato sicuro per club di medio/alto livello e anche per la Nazionale.
Chi invece ha mostrato lampi da talento generazionale è Gianluca Scamacca. Dopo aver conquistato una chance in Serie A, dall’attaccante romano ci si aspettava un’impetuosa ascesa ai vertici del nostro calcio, ma al momento la consacrazione non è ancora arrivata. Con il Genoa si è inserito nelle caotiche rotazioni offensive di Ballardini senza mai diventare un punto di riferimento, ma guadagnandosi la conferma nella rosa del Sassuolo per l’anno successivo. Al momento con i neroverdi non è però ancora scattata la scintilla, tanto che nelle prime 7 di campionato non è mai sceso in campo dal primo minuto.
Di Scamacca colpisce la sensibilità tecnica abbinata ad una fisicità da ariete, una combo che rapisce gli appassionati e fa lievitare l’hype attorno ad un calciatore. Scamacca protegge bene palla, ha una buona visione di gioco e una tecnica di tiro pulitissima, ma deve migliorare nei movimenti in area di rigore, nella comprensione del gioco, negli smarcamenti e, cosa più importante, nella freddezza sotto porta. A volte le sue partite vengono illuminate da giocate fuori dall’ordinario che magari nascondono sotto il tappeto una serie di movimenti errati o gol sbagliati a tu per tu con il portiere per un eccesso di superficialità. Il suo è forse il potenziale più ampio tra gli attaccanti presenti in questa lista, ma il lavoro da fare è tanto, maggiore di quello che in tanti credono.
Il ragazzo del momento, il volto del Pisa di D’Angelo che ha dominato il primo mese di Serie B. Dopo una prima fase di carriera difficoltosa, Lucca è esploso l’anno scorso tra le fila del Palermo, realizzando 13 gol nel girone C di Serie C e guadagnandosi la chiamata al piano superiore.
La fisicità con cui è emerso in Serie C gli sta permettendo di dominare anche il campionato cadetto, dove al momento è un rebus irrisolvibile per le difese. Lucca non solo è alto 2 metri, ma sa anche sfruttare alla perfezione questo dono che Madre Natura gli ha concesso, utilizzando ogni centimetro del suo corpo come arma per tenere distanti gli avversari e ricavarsi lo spazio per concludere in porta. L’altro aspetto del suo gioco che rapisce è proprio il tiro, il destro con cui l’anno scorso si è presentato ai tifosi del Palermo con una punizione tonante contro il Bari,e con cui poche settimane fa ha bucato Di Gregorio in un delicatissimo Pisa-Monza. Sulla sua tecnica di tiro c’è poco da dire: calcia forte, più forte che può.
Lucca è sicuramente uno dei nomi del momento, dovesse continuare così la chiamata per l’Italia di Mancini potrebbe arrivare molto presto. (Photo by Maurizio Lagana/Getty Images – OneFootball)
Per il resto necessita di affinare il rapporto con il pallone e di ragionare maggiormente con il collettivo – al momento tocca poco più di 20 palloni a partita e in quasi tutti cerca giocate ambiziose – un aspetto in cui migliorare diventerà indispensabile quando il livello si alzerà e si accorgerà che la sua potenza di fuoco non sarà più abbastanza per vincere le partite.
Mancini, a cui di certo non manca il coraggio di chiamare ragazzi ancora distanti dall’élite del calcio nazionale, ha già speso belle parole per lui, facendo sottintendere il desiderio di testarlo tra i grandi:
“Lucca è forte, ma c’è un problema di concomitanza con l’Under 21 che deve qualificarsi agli Europei. A volte dobbiamo trovare un accordo e lasciare lì dei giocatori che potrebbero iniziare un percorso nella Nazionale A”.
Roberto Piccoli è sbocciato nel settore giovanile dell’Atalanta, si è formato ad alti livelli nello Spezia di Italiano e a 20 anni ha già un posto in rosa in una delle squadre migliori del campionato. Forse per lui sarebbe stato meglio trascorrere un altro anno da titolare in una realtà meno esigente, ma il fatto che Gasperini faccia affidamento su di lui dice molto dei progressi fatti dal ragazzo.
Oltre a segnare 6 gol in stagione, nello Spezia Piccoli ha guadagnato minutaggio mostrandosi adatto ad eseguire le richieste di Italiano. Piccoli è molto bravo nel proteggere il pallone e nell’utilizzare il corpo dell’avversario come perno per girarsi e puntare la porta. In una squadra con riferimenti fissi e sicuri come lo Spezia ha avuto la possibilità di crescere in un contesto dentro al quale non doveva inventarsi qualcosa al di sopra delle sue potenzialità per emergere. Piccoli è cresciuto di pari passo con la squadra, migliorando sé stesso in un sistema iper-funzionale.
Al momento è lui l’attaccante titolare dell’Italia U21, seppur con i ragazzi terribili emersi in B pronti a sottrargli minuti, forti di un minutaggio più consistente nelle rispettive squadre di club rispetto all’atalantino. Per lui quest’anno sarà necessario per comprendere se potrà da subito entrare in pianta stabile nelle rotazioni di Gasperini o se a gennaio sarà costretto ad incrementare il suo bagaglio d’esperienze lontano dalla base. Al momento la prima opzione sembra la più plausibile, ma si tratterebbe comunque di un minutaggio esiguo per un ragazzo all’inizio del suo percorso di maturazione.
Come per Lucca e Mulattieri, queste prime settimane di Serie B stanno permettendo ad un altro giovane attaccante italiano di conquistare le luci della ribalta. Parliamo di Lorenzo Colombo, di proprietà del Milan andato già a segno quattro volte con la maglia Spal. Colombo è un ragazzo di 19 anni con margini di miglioramento praticamente in ogni aspetto del gioco, e che si sta guadagnando un posto al sole esibendo un mancino che sembra avere qualcosa di speciale.
Come detto Colombo ha segnato 4 gol fino ad ora, uno a porta vuota contro il Monza dopo una bella triangolazione con Demba Seck e tre autentiche perle. Il primo dal vertice destro dell’area di rigore con un sinistro a giro, la cui traiettoria, che sembrava uscita dal piede di una versione mancina di Del Piero, ha curvato in aria prima di precipitare in rete. Un altro con un preciso fendente dal limite dell’area dopo aver protetto palla e superato un paio di avversari, e il terzo ed ultimo contro il Parma nell’extra time, con un mancino pulitissimo scoccato sempre dal limite dell’area e morto alle spalle di Buffon. In mezzo ci ha messo un gol da attaccante purissimo con l’Italia Under 21 nato da un movimento da scuola calcio in area di rigore e culminato con il solito sinistro chirurgico all’angolino.
Colombo, che al momento definirei un killer in guanti bianchi, non è ancora molto chiacchierato, ma i lampi di talento mostrati promettono bene.
Uno dei prospetti più intriganti in ottica futuro attacco Italia (Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images – OneFootball)
Il più giovane assieme a Colombo ma, forse al pari di Scamacca, il più estroso. Sebastiano Esposito ha scelto di intraprendere la strada estera per mettere minuti nelle gambe, dopo aver performato un po’ sotto le aspettative nelle due esperienze in un anno avute in Serie B. Esposito sembrava avere bisogno di un po’ di tempo a disposizione per formarsi e poi emergere, ma in realtà in Svizzera l’impatto è stato detonante. In termini di numeri – 4 gol in 6 partite prima del mese di stop – e per la qualità dei gol.
Non essendo ancora troppo formato fisicamente Esposito gioca in un ruolo ibrido tra prima e seconda punta, prediligendo ricezioni distanti dalla porta per avere tempo e spazio per stoppare e ragionare. É un calciatore con colpi e soluzioni sopra la media, che vede la porta, calcia nei modi più disparati (uno dei 4 gol lo ha realizzato di esterno) e vede anche i compagni. Esposito sembra molto attento alla componente stilistica del suo gioco, un fattore che nulla aggiunge e nulla toglie al suo reale valore, ma che forse ci dice qualcosa sulla personalità del ragazzo.
Con il giusto sviluppo fisico Esposito potrebbe avere le piene potenzialità per diventare un attaccante di livello inernazionale (Foto: Christian Kaspar-Bartke/Getty Images – OneFootball)
Per lui sarà necessario comprendere bene in quale zona di campo concentrare il suo sviluppo, se nel ruolo di prima punta o più defilato. Inoltre esulta come Gabriel Jesus, un profilo a cui potrebbe ispirarsi.
Un centravanti di fatica, uno di quelli che sono in grado di fare reparto da soli e di stressare le difese avversarie con continui attacchi alla profondità: è questo, al momento, Samuele Mulattieri. Sviluppatosi in Olanda perchè, stando alle sue parole, trovare spazio in Italia è difficile, ora in un Crotone seppur ancora a secco di vittorie Mulattieri sta segnando con continuità.
Mulattieri è un attaccante scafato, che sa muoversi in area di rigore e che compensa la mancanza di chili e centimetri con l’astuzia e la rapidità negli ultimi metri di campo. In buona parte dei gol realizzati tra Volendam e Crotone sembra avere la capacità di leggere prima degli altri dove andrà a cadere il pallone. Probabilmente è quello con meno talento puro all’interno di questa lista, ma per la quantità di lavoro che si sobbarca in giro per il campo resta un profilo da tenere d’occhio.