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·29 de junho de 2024

Intervista a Blazquez (CEO Genoa): «Dai conti al mercato, dalle vertenze internazionali al nuovo stadio: i piani del Grifone»

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“Il Genoa per blasone, storia, tifoseria, bacino di utenza dovrebbe stare sempre nelle zone di classifica dove sono abitualmente club quali Fiorentina o Torino. Quest’anno non ci siamo andati lontani ma è soltanto la sicurezza di essere sempre in quella fascia che ti consente di pianificare gli investimenti nel medio termine, senza avere l’incubo di una caduta in Serie B. Per poter fare questo, noi però dobbiamo ancora crescere in termini economici. Poi, è anche vero che può sempre capitare un’annata come quella avvenuta a Sassuolo e scivolare in Serie B nonostante la bravura di manager come l’amministratore delegato degli emiliani Giovanni Carnevali”.

Nella sua lunga chiacchierata in esclusiva con Calcio e Finanza lo spagnolo Andrés Blazquez, amministratore delegato del Genoa dal mese di marzo del 2022, ha spiegato in toto la strategia del club ligure per i prossimi anni, spaziando dai temi economici a quelli di mercato, da quelli della geopolitica sportiva a quelli della multiproprietà. Un tema che consce benissimo visto che la società calcistica più antica d’Italia è controllata dal settembre del 2021 dal fondo statunitense 777 Partners, proprietario tra agli altri anche dell’Herta Berlino, dello Standard Liegi, dello storico Red Star (squadra di Parigi), del Vasco da Gama e di una quota di minoranza del Siviglia.


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Il punto di inizio di ogni suo ragionamento è però sempre di natura economica e di sostenibilità aziendale. L’obiettivo, spiega, è quello di arrivare a ottenere 100 milioni di entrate ricorrenti (ovvero non contando quelle da plusvalenze da compravendita di giocatori che sono difficilmente programmabili) nel giro di tre o quattro anni. Solo così, spiega il manager iberico, il club si potrà consentire un monte ingaggi sui 40 o 50 milioni netti, che è il requisito necessario per poi ambire a potersi qualificare per le coppe europee. “Il nostro obiettivo è l’efficienza nell’utilizzo delle risorse economiche. Per ambire a posizioni migliori, bisogna osservare quanto costano le rose dei club che partecipano alle coppe europee, soprattutto a livello di ammortamenti. Noi siamo a un livello che sta tra la metà e un terzo dei club che prendono parte alle coppe, eccetto il Bologna che in questa stagione ha fatto qualcosa di fantastico. Per potere fare una squadra competitiva bisogna ancora che sistemiamo i costi. Se riusciremo a mettere insieme una squadra da 40 milioni di ingaggi avremmo una rosa competitiva per le coppe. Ma per arrivare a quel punto ci serve almeno ancora qualche anno in più”.

Insomma, per Blazquez, che in passato è stato Senior Advisor di Guggenheim Partners, oltre che fondatore e socio amministratore di Caucasus Capital Partners (uno dei pionieri degli investitori di private equity nel Caucaso), il Genoa targato 777 Partners è ancora un periodo di assestamento aziendale e il manager conta di poter mettere a regime la sua visione di gestione nel limite temporale di un triennio, se non prima, già nel 2025/26. “Se riusciremo a portare i ricavi ricorrenti  intorno ai 90-95 milioni nei prossimi tre anni (il Genoa toccherà i 75 milioni nel 2023/24 tra ricavi da stadio, da diritti tv, sponsor e merchandising) creando una squadra sostenibile, possiamo arrivare fino a 50-55 milioni di monte ingaggio”. Il punto sulle entrate ricorrenti non è banale perché, spiega: “Per me fare plusvalenze non è gestire, è avere fortuna”. La sostenibilità aziendale invece deve essere ottenuta tramite canali stabili, quali appunto gli incassi da stadio, i diritti televisivi e le entrate commerciali, senza dipendere dall’eventualità di scovare talenti che poi le altre squadre ti pagano a peso d’oro. “Perché quest’ultima strategia può andare bene un anno, due anni ma è difficile che ogni campionato una società scovi un talento da piazzare sul mercato e per poter sistemare i conti”.

In questo quadro, a parte i ditti televisivi che in Serie A vengono distribuiti in base ai meccanismi della Legge Melandri, un canale importante è legato alla fedeltà dei tifosi genoani, che, secondo la classifica degli spettatori stilata da Calcio e Finanza, quest’anno si sono posizionati al settimo posto con un tasso di riempimento di Marassi del 96%. Non solo, “ma con modifiche minime quest’anno come Genoa siamo sopra i 12 milioni tra pubblico e hospitality, facendo quasi tre volte in più rispetto a quando siamo entrati”, spiega Blazquez.

I RAPPORTI CON LA SAMPDORIA E IL RESTYLING DEL FERRARIS

Ciò detto, anche a Genova come in quasi tutte le altre città italiane, il tema ristrutturazione dello stadio è importante se non strategico. “Gli impianti in Italia non sono a livello di un top campionato come lo è la Serie A. Ci sono pochissimi stadi che sono al livello di quelli europei”. A Milano, prosegue “Inter e Milan pur avendo un impianto vetusto per ogni partita introitano milioni di incassi, noi siamo sui 300mila a partita. Io penso che un Luigi Ferraris opportunamente ristrutturato e portato a nuovo potrebbe portarci a 700mila euro di incassi tra ticketing, hospitality e merchandising nel giorno delle partite”.

Da manager spagnolo non gli sfugge il paragone con La Liga e con quell’occasione sfumata per la Serie A chiamata CVC (operazione fondi di cui si è molto discusso tra il 2020 e il 2021). “Si può essere o non essere d’accordo con l’affare con CVC- Liga, ma questo ha comunque migliorato la governance di molti club spagnoli e ha portato La Liga a crescere in misura maggiore rispetto agli altri tra le big 5 (Italia, Germania, Spagna, Inghilterra e Francia, ndr). Gli stadi in Spagna sono più nuovi e aggiornati anche laddove lo stadio non è di proprietà come nel caso del Betis a Siviglia e dell’Athletic a Bilbao. I club hanno portato avanti rapporti con l’amministrazione pubblica con affitti a lungo termine. Non è necessario, insomma, che un club sia proprietario dell’impianto per portare a termine lavori.”

In questo quadro la speranza di Blazquez è che la corsa che Genova deve necessariamente intraprendere per poter ospitare le partite degli Europei 2032 (l’Italia organizzerà il torneo con la Turchia e avrà cinque sedi a disposizione, di cui tre già confermate: Milano, Roma e Torino) possa smuovere gli enti pubblici, anche se è perfettamente consapevole che i recenti scandali in Regione Liguria non aiutano questo processo. “Noi crediamo che l’ente regionale possa dare un contributo per il Ferraris, se non altro per un motivo di equità con La Spezia, dove ha garantito un terzo della spesa per lo stadio. Inoltre, Marco Bucci è uno dei sindaci con più grande spirito lavorativo che abbia mai incontrato e abbiamo la fortuna che sia favorevole al rinnovamento dell’impianto anche perché potrebbe essere un cambio urbanistico importante per Marassi inteso come quartiere”.

In questo quadro va notato che i rapporti con la Sampdoria sono cordiali. “Ci siamo sentiti per il Ferraris e siamo d’accordo con il progetto, stiamo portando avanti delle modifiche insieme e vogliamo proseguire nella ristrutturazione dello stadio portandolo alla categoria 4 UEFA” spiega Blazquez. “E’ evidente che prima iniziamo e meglio è. Noi eravamo pronti un anno fa e abbiamo dovuto rispettare il momento che stava attraversando la Sampdoria per fare una cosa insieme. Una volta cambiata la proprietà abbiamo cominciato a lavorare in un modo molto produttivo. Non so se Genova sarà la città prescelta alla fine, ma per noi può essere un tema di business, con spese aggiuntive che normalmente non dovremmo fare ma le affronteremo per provare a vincere la scommessa degli Europei. E soprattutto per uno stadio più moderno con servizi più efficienti e aggiungendone di altri che in questo momento non ci sono”.

Per quanto concerne invece il canale delle entrate commerciali, sono state avviate negli ultimi tempi numerose iniziative volte a recuperare tifosi nelle tradizionali roccaforti del tifo genoano (nuovo punto vendita lanciato a Savona alla fine del 2023) ma anche per allargare il bacino naturale del club per esempio nelle zone del Basso Piemonte (dove per altro ci sono già numerosi supporter del Grifone) e dell’estremo ponente ligure, zona in cui la passione spesso sfugge alle squadre della Superba. “Abbiamo fatto campagne di marketing in diverse zone, ma c’è un enorme lavoro da fare. Questo fa comunque parte della nostra crescita: l’obiettivo è 100 milioni di ricavi ricorrenti per la società e quello deve essere la nostra stella polare.”

I PIANI TRA QUOTA 100 MILIONI DI RICAVI E IL MERCATO

Entrando su un livello più tecnico, la società ha deciso di cambiare l’anno fiscale per adeguarlo alla stagione sportiva. L’era Preziosi aveva lasciato in eredità un bilancio che terminava al 31 dicembre, ora invece, dopo un breve rendiconto di sei mesi tra il 1° gennaio 2024 e il 30 giugno 2024, il club inizierà ad avere bilanci annuali al 30 giugno in linea con la stagione sportiva. “La speranza è di arrivare quanto prima a 80 milioni di ricavi ricorrenti (al 31 dicembre 2023, ultimi dati ufficiali disponibili, erano poco più di 44 milioni, ndr). Una volta a regime l’ambizione è che magari già nel 2025/26 sarà il primo anno in cui avremo una squadra con la potenzialità per puntare alle coppe”.

Va notato che il bilancio 2023 si è chiuso con un rosso di 32 milioni ma le perdite sarebbero state superiori se non fosse intervenuto l’impatto positivo (per circa 56 milioni di euro) dello stralcio del debito, a seguito di un accordo con l’Agenzia delle Entrate. Una norma sfruttata dal Grifone che ha infastidito numerosi club di Serie A che l’hanno vista come una scorciatoia bilancistica. I club che l’hanno utilizzata dal canto loro hanno sempre spiegato che se la norma esiste si può utilizzare e che nessuno vieta a chi si è esposto con delle critiche di utilizzarla in un futuro.  Va sottolineato inoltre che tra le società che hanno utilizzato questo strumento vi è anche la Sampdoria. La maniera di utilizzo però è stata diversa perché quella del Genoa è stata una ristrutturazione semplificata con la sola agenzia delle entrate e quindi una procedura che si applica a una situazione di crisi non irreversibile, una crisi “light” che ha portato a un beneficio al risultato economico e al patrimonio netto.

In questo quadro va notato inoltre che il bilancio 2023 include metà anno di permanenza in Serie B (e quindi con minori entrate visto che i diritti televisivi in cadetteria non sono enormi) e metà anno di Serie A con ricavi importanti. Invece i prossimi bilanci godranno sempre, almeno da quanto preventivato da Blazquez e 777 Partners, dei benefici di partecipare al massimo torneo nazionale.

Non solo, ma sempre per rimanere nelle pieghe del bilancio, va anche notato che la gestione ancora soffre per le perdite sospese durante l’emergenza Covid e non ancora ammortizzate, intorno agli 80 milioni di euro. Una situazione, spiega Blazquez, che avrà ancora effetto sul conto economico a partire dal 2024 e che richiederà probabilmente un paio di stagioni prima di essere normalizzata, anche se l’ebitda al 30 giugno sarà comunque positivo e nell’ordine dei 10 milioni di euro. “Se fosse tutto normale saremmo già andati in utile dalla prossima stagione” fa notare, sottolineando ancora una volta come il 2045/25 potrebbe essere l’anno della svolta e della accelerazione.

Per quanto non siano alla base della cura Blazquez, eventuali plusvalenze non saranno evidentemente maledette dalle casse del Grifone e come tutti anche il Genoa sarà attivo sul mercato. L’idea è quella di rinforzare la squadra che sarà a disposizione di mister Gilardino, al punto che anche la cessione del portiere Josep Martinez non era stata messa in preventivo. “Martinez è ormai quasi un calciatore dell’Inter, poi ci sono altri giocatori che venderemo questa estate, ma per lo più non i titolari. Puntiamo ad avere un impatto positivo di 10-12 milioni riuscendo a investire, come abbiamo fatto con Vitinha, anche in previsione di qualche uscita”.

Un altro prezzo pregiato della rosa rossoblù è l’islandese Gudmundsson che però in autunno dovrà affrontare in patria un processo per violenza sessuale. “L’inchiesta su Gudmundsson non ha influenzato l’interesse dei club per lui. Si tratta di un processo non semplice anche se il calciatore si è sempre detto convinto della sua innocenza e noi gli crediamo. Dico che la sua situazione non è stata influenzata perché il mercato degli attaccanti non è ancora iniziato. Per il resto stiamo guardando per un terzino destro, con Spence che vogliamo tenere ma dipende dal Tottenham. Poi qualcosa faremo a centrocampo, ma poche cose visto che la difesa è sistemata. Per Retegui l’idea è di tenerlo a meno di offerte faraoniche. Ovviamente nel caso ci fosse un’uscita faremo qualcosa in entrata. L’obiettivo è crescere anche in classifica e vogliamo che la squadra sia ancora migliore di quella dell’anno scorso. Vede”, prosegue, “ se io volessi sistemare i conti subito venderei i migliori e il bilancio ne gioverebbe immediatamente, ma per quale futuro? Come le ho spiegato tutte le nostre iniziative sono volte a incrementare le entrate ricorrenti proprio per non finanziarci sul mercato attraverso le vendite”.

Nello stesso modo, prosegue Blazquez, da 777 Partners non sono venuti a dire di vendere il club. “Non ho nessuna indicazione da loro su questo, le indicazioni sono di continuare a investire e fare crescere il valore del club a lungo termine”.

LO STATO DI SALUTE DI 777 PARTNERS E I VANTAGGI DELLA MULTIPROPRIETA’

Se in Italia tutto sembra andare bene per 777 Partners, all’estero non è così. Il fondo statunitense guidato da Josh Wander e Steven Pasko si è visto bloccare l’offerta per acquistare l’Everton a causa del mancato rispetto di alcune condizioni imposte dalla Premier League. Poi ci sono i problemi dello Standard Liegi, passando per i blocchi del mercato al Vasco da Gama in Brasile. Non solo, ma uscendo dal calcio il comparto ha vissuto notevoli problemi nella compagnia aerea Bonza, oltre al ritiro della licenza per la Lega di basket nel Regno Unito. Insomma, oltre i confini italiani non sono in pochi a sostenere che il modello di business sia in difficoltà.

Su questo tema Blazquez è più diplomatico. “Sa, io, come tutti qui, sono dipendente del Genoa e non di 777 partners, e quello che accade sopra la nostra testa a volte lo sappiamo soprattutto dalla stampa”, spiega il manager spagnolo. “Quello che posso dire è che i nostri rapporti con i nostri azionisti, non sono cambiati minimamente e il nostro lavoro è normale. Non solo, ma a livello di gruppo puntiamo a diventare più indipendenti con una gestione molto trasparente, con assunzioni di personalità esterne. Per esempio, ora si è dimesso un membro del board del Genoa legato a 777 Partners (Nicolas Maya, ndr) e ora inseriremo una persona indipendente che viene dal mondo della finanza e non da quello calcistico. Non sarà l’unico, vorremmo mettere almeno due persone di questo tipo nel consiglio di amministrazione”.

Sulla situazione del gruppo, prosegue Blazquez, “io parlo quasi come esterno in questo caso. C’è un creditore che si chiama A-Cap, c’è stato un confronto con loro e da quello che capiamo c’è stato un accordo per sistemare la governance a livello di attività calcistica. Quella vicenda è esterna a noi anche se ci riguarda a livello mediatico, ma a livello di lavoro ordinario le cose non sono cambiate, facciamo il controllo delle finanze settimanalmente con il gruppo e non è cambiato nulla. Non ci sono assolutamente problemi per quanto riguarda il mondo Genoa.”

Blazquez si dice soddisfatto invece di essere parte di una multiproprietà e dei vantaggi che questa comporta. Innanzitutto, lo scouting, avendo l’opportunità di confronti continui con personalità esperte e diverse. Poi c’è il marketing, con la possibilità di fare accordi anche a livello di gruppo con minori costi. E gli aspetti negativi? “A volte si pensa che una squadra sia più importante di un’altra (nel City Football Group è il Manchester City la stella polare, ndr), nel nostro caso il gruppo punta ad avere successo con tutte le squadre nel loro percorso. Gli step sono più legati ai campionati che ai club, per esempio la Serie A sta decisamente più in alto del Belgio e un po’ più in alto del Portogallo. Ampliarci? In questo momento non stiamo pensando a ingrandire il gruppo, potremo farlo magari nei prossimi 12 mesi, ma per ora ci fermiamo”.

Infine, per quanto concerne le riforme che molti auspicano per il calcio italiano Blazquez sostiene l’idea, un po’ su quanto si verifica in Spagna , di maggiori deleghe per l’amministratore delegato della Lega Serie A: “Una governance diversa farebbe crescere la Serie A”. Per converso si dice contrario all’ipotesi di un abbassamento a 18 squadre del massimo campionato nazionale. “Pianificare per i club medi come noi è molto più complicato rispetto ai top club, perché non sappiamo dove saremo tra tre anni, mentre loro sono sicuri della permanenza nel massimo campionato nazionale”.

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