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·1 agosto 2025

Torino, Cairo: “Nessuna offerta per la cessione del club”

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A margine della presentazione di Marco Baroni come nuovo allenatore del Torino, è intervenuto anche il presidente Urbano Cairo: queste le sue dichiarazioni.

Il presiedente del Torino, Urbano Cairo, ha parlato in conferenza stampa dopo la presentazione di Marco Baroni. Di seguito le sue dichiarazioni.


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La conferenza di Cairo

“Era tanti anni che non facevamo una conferenza stampa qui, l’ultima era con Juric quattro anni fa. Non faccio grandi premesse, lascio la parola al mister”

Come mai la scelta di Baroni? “Non lo conoscevo personalmente. Poi l’ho incontrato, Vagnati mi ha organizzato un appuntamento e mi ha fatto un’impressione eccellente. Ho seguito il suo percorso con le sue squadre, di come ha valorizzato i giovani, e mi ha colpito positivamente. E’ la persona giusta per noi”

In passato ha anche aperto le porte alla cessione: è cambiato qualcosa? “Ho una responsabilità per ciò che riguarda i tifosi del Toro, che vogliono che la squadra vada avanti e che cresca. A novembre, a un evento Rcs, diedi disponibilità, ma ad oggi non ho avuto offerte per il Toro. E vado avanti con ancora più determinazione. Tra poco saranno vent’anni, ciò che conta è impegnarmi nel Toro e investendo per migliorare. Poi se qualcuno manifestasse un’intenzione seria, è importante capire che tipo di persona è. A volte abbiamo visto squadre importanti essere cedute in mano a soggetti che li hanno portati in condizioni negative. Se guardate la classifica di vent’anni fa, tra le prime quattro o cinque c’erano squadre ad oggi in condizioni ben diverse. Ho preso un Toro fallito, ora iniziamo il 14esimo campionato di serie A e con il nono posto di punti fatti: è un passo avanti importanti. Nei dieci anni prima di me, sei anni di B e tre retrocessioni; ora le cose sono diverse. Tutto è migliorabile, non c’era il Filadelfia e oggi c’è. L’11 agosto verranno date le chiavi al Robaldo per iniziare gli allenamenti dei più piccoli. Il settore giovanile ha prodotto risultati”

Come mai la scelta di rinnovare Zapata? “Ha dimostrato di avere qualità incredibili, anche a livello umano: è una persona e un calciatore di spessore, è un leader, è una persona speciale. Quando si è fatto male, abbiamo pensato di allungare il contratto per dare un segnale di fiducia e incoraggiamento. Lui ha una determinazione feroce, ha apprezzato questo gesto”

Vuole promettere al tecnico ciò che manca al Toro? Quei tre o quattro giocatori indispensabili per alzare l’asticella…

“Ho parlato del 90% della rosa per il ritiro perché era il mio assoluto obiettivo, mio e di Vagnati. Non ci siamo riusciti, il mercato non lo facciamo solo noi ma ci sono interlocutori e c’è anche una variabile ingovernabile. Oggi, a questo 90% ci siamo: il Toro ha l’undici titolare, poi in una rosa da 25 giocatori mancano tre pedine. Poi se vendi un giocatore, devi sostituirlo. Ma oggi abbiamo le coppie ovunque a parte il terzino sinistro e l’esterno destro, più un altro calciatore. Se non è il 90%, è l’88. Ngonge ha perso un po’ di condizione ma la ritrova in un tempo non infinito. Zapata diceva che volava, evidentemente non è messo così male…Non ce l’ho fatta ad arrivare con la rosa al 90% al ritiro, ora guardiamo le opportunità. Le scelte fatte sono state ponderate e meditate, Aboukhlal è stato seguito per tutto l’anno scorso e lo conoscevamo bene. Il riscatto di Ngonge è a 16 milioni, non a 18, e abbiamo grande fiducia in lui. Per gli allenatori, ho tenuto Ventura cinque anni; poi il povero Sinisa un anno e mezzo; Mazzarri per due anni e non l’ho esonerato, ma lui volle andare via dopo una brutta sconfitta a Lecce; poi con Giampaolo non è andata bene ed è stato l’unico esonero in corso d’anno come Mihajlovic. Poi ancora Juric tre anni, mi scrive ancora oggi che sono stato un presidente perfetto; infine Vanoli con luci e ombre, alti e bassi, e a quel punto lì abbiamo cambiato. Baroni è il nono in undici anni, ma due soli esoneri in 14 anni. Prima che io arrivassi, nei 20 anni prima di me, ci sono stati sette presidenti: Sergio Rossi che se ne andò, De Finis, Borsano, Goveano, i genovesi, Cimminelli”.

Ha intenzione di acquistare lo stadio Grande Torino? E lo farebbe per aumentare l’appetibilità del club in caso di cessione o per fare uno step in più? “E’ un’opportunità. Ci siamo sentiti con il sindaco, abbiamo programmato l’incontro subito dopo agosto. A settembre ci vedremo: l’obiettivo di prendere lo stadio è legato allo sviluppo delle strutture. Non ci sono secondi fini, legati a una vendita, ma la voglia di pendere uno stadio se ci saranno le condizioni. La delibera del 2003 diceva che uno stadio e una squadra, uguali condizioni. Quindi mi aspetto che qui ci siano condizioni simili a quelle che ha avuto la Juve”

Qual è il potenziale della squadra? “Chiedete all’allenatore, io non faccio l’allenatore. Non faccio proclami, se dedico tanto tempo al Toro è perché voglio fare bene. Poi sul potenziale non mi metto a fare considerazioni, non ne ho la competenza. Abbiamo il mister, Vagnati e Moretti che hanno più competenza di me”

Quali sono i tre giocatori che mancano? “Il terzo è una carta coperta…Poi se esce qualcuno, si può fare un intervento per prendere un altro. Dipende anche da dove esce: a centrocampo abbiamo sei giocatori…In difesa invece quattro difensori centrali, se ne esce uno deve entrare qualcuno. Poi non c’è uno a sinistro con Biraghi, l’obiettivo è prenderlo. A destra Dembele, Pedersen e Lazaro. Poi come esterni Ngonge, Aboukhlal, Njie, e ancora Vlasic, Adams e poi c’è Sanabria. Mancano ad oggi tre giocatori: se esce qualcuno, faremo interventi”

Il percorso è per ridurre il debito degli ultimi anni? “Se uno guarda dal 2020-21 ad oggi, abbiamo comprato molto di più di quanto abbiamo venduto. Nel 2022-23 abbiamo riequilibrato vendendo Bremer, peraltro comprando Schuurs e altri, ma abbiamo comunque colmato il gap degli anni prima, che era di una ventina di milioni. Abbiamo pareggiato i conti vendendo Bremer, poi l’anno dopo abbiamo comprato più di quanto venduto, vendendo solo Singo perchè andava a scadenza. L’anno scorso abbiamo venduto un po’ di più di quanto abbiamo comprato. Oggi noi abbiamo, tra spese di cartellino e bonus facilissimi, abbiamo speso 22 milioni e incassati circa 40. Avremmo questo vantaggio. Vediamo, se ci sono opportunità siamo felici di poter fare. Abbiamo avuto un’opportunità di prendere due giocatori giovani molto forti sui quali avremmo investito circa 5-6 milioni ma non è stato possibile. La società che voleva vendere a un certo punto ha cambiato idea. Ma abbiamo un mese davanti, cercheremo di fare il meglio prendendo giocatori giovani con un grande potenziale”.

Quando arriverete all’ambizione di tenere anche i big? “Il Napoli che ha vinto due scudetti ha venduto Kvara e Osimhen. Anzi, ha dovuto venderli. Non è un tema che il Toro deve venderli perché non stanno bene qui, ma è il calcio che è cambiato. E’ un tema di tutti, anche perché capita che se non li vendi, li perdi a zero: ricordiamo Skriniar, e quanti altri…Il Milan non è una grande squadra? E non ha venduto Tonali e Theo?”

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