Calcio e Finanza
·20 novembre 2024
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«Non credo che il calcio attuale si prenda cura dei tifosi, noi riteniamo i tifosi vadano messi al centro di tutto quello che facciamo. Io non ritengo che ci sia un’attenzione adeguata nei confronti dei fan, spesso i match e le competizioni non sono così eccitanti come dovrebbero essere e non richiamano l’attenzione. Ci sono sicuramente margini di miglioramento, l’accesso all’industria del calcio è diventato estremamente complicato anche dal punto di vista economico».
Parole e musica di Bernd Reichart, il CEO di A22 – la società che muove i fili della Superlega – che è intervenuto durante un panel nel corso del Social Football Summit, evento in corso di svolgimento presso lo stadio Olimpico di Roma.
«Vengono richieste spese eccessivamente onerose per seguire la propria squadra del cuore e il calcio è diventato troppo costoso per i tifosi. In termini economici i tifosi si trovano a pagare sempre di più e tutto questo fa sì che i tifosi si allontanino dallo sport perché ci sono alternative più economiche che li attraggono o devono sposare alternative come la pirateria, che era presente nel cinema e nella musica e ora lo è anche nel mondo del calcio. Sono soluzioni semplici da raggiungere ed economiche, noi invece vogliamo offrire in maniera gratuita una piattaforma per i tifosi, più aggiungere un abbonamento premium per avere un contatto diretto con la propria squadra del cuore», ha proseguito.
«Avvicinare i tifosi alla società permette di migliorare gli introiti perché aumenterebbe il merchandising e gli introiti da sponsor. Abbiamo visto quanto è facile cambiare religione e partner, per un tifoso è quasi impossibile cambiare squadra del cuore e dobbiamo sfruttare questa fedeltà. La nostra app promuoverebbe l’engagement con questo sport, potrebbero sfruttare tutti i contenuti e vedere tutte le partite, entrando anche a contatto con i giocatori. È un’app già esistente ed è un modo per tenere il calcio al passo con la tecnologia», le parole di Reichart.
Parlando della questione Superlega, il CEO di A22 ha detto «che la sentenza ha permesso di comprendere meglio la nostra iniziativa, la sentenza parla del format della nostra iniziativa, che va preso in considerazione per cambiare la struttura attuale del calcio internazionale. È difficile per i club europei diventare maggiormente globali, una competizione gestita direttamente dai club potrebbe aiutare in tal senso. La sentenza porta i club a non dover temere più penalizzazioni. Ci sono ancora club che pensano a un’idea monopolista del calcio e non riescono a sposare queste nuove proposte. Anche se la loro posizione è contraria, credo che in futuro avranno il diritto di informarsi su quella che è la nostra proposta».
Sulla nuova Champions, Reichart ha detto che la nuova formula non piace «ai tifosi e non piace neanche a me. Se ogni club gioca in modo sconnesso rispetto ad altri club, senza affrontare le stesse avversarie e poi si ritrovano in un’unica classifica non funziona. Manca il concetto di partite in casa e in trasferta, sta creando ancor più partite sconnesse tra di loro. Secondo la UEFA servono 7,6 punti per passare alla fase successiva, ma forse questo è l’aspetto più difficile da capire per i tifosi. Devono essere i club a decidere la formula più adatta di competizione, non deve essere imposta da qualcuno».
In chiusura, una battuta sul format del torneo proposto da A22: «Il format che abbiamo proposto a dicembre è frutto degli input dei vari club, ma essendo una proposta è soggetta a discussione e revisione. Non credo che ci debba essere un’associazione che decide tutto il calendario e il format di tutte le competizioni. Ci serve poi il consenso dei tifosi e la sostenibilità per i club a livello economico e la necessità di creare connessioni dirette con tutto il mondo. Ora dobbiamo cercare di dialogare con i club per far sì che possano collaborare nel migliore dei modi».