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·20 febbraio 2025

Processo ultras, l’avvocato della Lega Serie A: «Danni all’appeal del calcio»

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“Queste condotte, soprattutto l’associazione per delinquere contestata, incidono come danni non patrimoniali di immagine sulla Lega, che organizza le competizioni sportive, e come danni patrimoniali perché la Lega negozia i diritti tv e queste sono condotte che impattano sull’appeal che il calcio può avere sui tifosi”. Lo ha spiegato l’avvocato Matias Manco, legale con Salvatore Pino della Lega Serie A, chiarendo i motivi della costituzione come parte civile nel primo processo milanese a carico di tre ultrà milanisti, scaturito dalla maxi inchiesta di Polizia e Gdf e della Procura sugli ultras delle curve di San Siro.

Come riportato dall’Ansa, la prima udienza, davanti al collegio della sesta sezione penale presieduto da Ilaria Simi De Burgis, è durata solo pochi minuti, il tempo di raccogliere il deposito delle costituzioni come parti civili della Lega Seria A e del Milan, con l’avvocato Enrico de Castiglione. I giudici decideranno nella prossima udienza, fissata per il 20 marzo, se ammettere le due parti civili nel dibattimento e poi sempre quel giorno sarà ascoltato il primo teste del pm Paolo Storari.


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L’ad della Lega Serie A Luigi De Siervo ed Ezio Simonelli, il presidente, ha spiegato l’avvocato Matias Manco, “vogliono dare supporto per fare piena luce sui fatti e l’intento preciso è dare un segnale di interesse”. A chi gli ha chiesto se ci siano state carenze da parte dei club il legale ha risposto: “No, per quanto a noi noto. Qua viene contestata l’ipotesi di associazione oltre a specifici fatti di aggressione”. La Lega Serie A, così come il Milan e anche l’Inter in quel caso, dovrebbero costituirsi pure nel processo abbreviato che partirà a marzo a carico degli altri arrestati, tra cui anche ultras interisti.

In particolare, scrive l’avvocato Salvatore Pino nell’atto di costituzione di parte civile, il “clima di intimidazione”, che si è radicato “negli ambienti della Curva Sud”, ha danneggiato i “normali tifosi” e gli “spettatori, anche televisivi”, non permettendo la “partecipazione libera e tranquilla alle vicende calcistiche”, ma anche, dato l’ampio “risalto mediatico”, il “prestigio stesso del mondo del calcio professionale presso l’intera collettività nazionale ed internazionale”.

I tre ultras milanisti imputati, assieme agli altri arrestati della curva Sud, hanno agito, si legge, con “una struttura organizzativa articolata e caratterizzata da una ben precisa divisione dei ruoli” e “hanno approfittato del bacino del tifo calcistico, per perseguire e coltivare lo scellerato obiettivo di commettere (non isolati) atti di violenza, a loro volta funzionali a permettere, al di fuori di ogni basilare canone di convivenza civile, il soddisfacimento ‘forzoso’ degli interessi economici”.

Atti “violenti”, tra cui pure aggressioni agli steward, “che hanno segnato un passaggio ‘alle vie di fatto'” con “l’effetto di ‘inquinare’ la sicurezza” dello stadio. Hanno anche “contaminato” le “rigorose procedure di accesso allo stadio”, così “da permettere l’accesso di molteplici soggetti sguarniti di regolari titoli abilitativi”. Tutte azioni che hanno pure “svilito”, scrive il legale, il “valore” dei “diritti audiovisivi sulle partite di calcio”, creando anche “disamore” nei confronti del calcio.

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