
Zerocinquantuno
·31 agosto 2025
Partitona del Bologna in un Dall’Ara pazzesco, tra nuovi protagonisti e vecchie certezze. Giusta la gestione di Lucumí, bella la sua risposta

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·31 agosto 2025
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Bologna-Como 1-0: solo note liete in casa rossoblù relativamente al match disputato ieri al Dall’Ara.
La strategia perfetta ‒ A mio avviso quella del Bologna è stata una grande gara, preparata benissimo da Italiano per complicare la vita ad una squadra talentuosa e in forma come il Como, che fa del palleggio e della riconquista immediata le sue armi migliori. I rossoblù non gli hanno consentito quasi nulla di tutto ciò: non si sono fatti venire a prendere, palleggiando meno del solito e verticalizzando spesso alle spalle degli avversari. Questa, sul piano tattico, è stata la chiave di una sfida molto intensa che a mio avviso si è chiusa con un risultato giusto.
L’impatto dei nuovi ‒ Vitik ma soprattutto Heggem e Zortea hanno fatto un partitone. Del resto per giocare in difesa nelle squadre di Italiano devi avere gamba e loro hanno dimostrato di averla, non solo il terzino ex Cagliari ma anche i due centrali, a dispetto della loro mole. Si sono viste delle belle cose e non era scontato, considerando che linea era nuova per tre quarti: è vero che nel calcio un periodo di adattamento va messo in conto, ma è altrettanto vero che a certi livelli bisogna fare in fretta, e mi pare il ceco e il norvegese abbiano tutte le carte in regola per ben figurare nella nostra Serie A.
Le certezze di sempre ‒ Detto dei volti nuovi, va assolutamente sottolineata la prova dei soliti noti Orsolini, come al solito decisivo con un gol dei suoi, e Freuler, gigantesco lì nel mezzo. Bene Cambiaghi, anche se da uno coi suoi mezzi mi aspetto sempre un ulteriore salto di qualità in termini di concretezza nei momenti decisivi, e bene Castro, che si è messo alle spalle l’infortunio al piede ed è tornato quello vero. Un plauso anche a Fabbian, fresco di convocazione in Nazionale maggiore: finché ha avuto energie, in un ruolo molto dispendioso, mi è piaciuto, specie in fase di recupero palla. In termini di gerarchie ho ritenuto giusta la scelta del mister di far partire lui al posto di Odgaard e non Bernardeschi, che comunque al pari di Ferguson è ancora alla ricerca della miglior condizione dopo i recenti problemi fisici.
La gestione di Lucumí e la sua risposta ‒ Ne parlavo già la scorsa settimana e ho condiviso la scelta di Italiano di affidarsi dall’inizio solo a giocatori pienamente concentrati sul campo e con tanta voglia di stare qui. Poi certo, Lucumí è dovuto entrare a causa del giallo rimediato da Vitik e ha disputato un secondo tempo super: lucidità, tempismo e pochi fronzoli per non cadere in quegli errori a cui ogni tanto per caratteristiche si espone, oltre ad uno splendido lancio per Castro nell’azione del gol di Orsolini. Io comunque rimango della mia idea: so che il tempo è poco ma se nelle ultime ore di mercato Sartori e Di Vaio dovessero trovare un sostituto all’altezza lo lascerei partire, a quel punto trattenerlo controvoglia non avrebbe senso. I calciatori passano ma il Bologna resta e ha ormai creato un meccanismo che funziona: si vende ad un prezzo alto e si reinveste su elementi funzionali che man mano ti aiutano a raggiungere gli obiettivi prefissati.
L’ambiente rossoblù ‒ È stato bellissimo tornare al Dall’Ara e riassaporare le stesse emozioni e lo stesso clima delle ultime due-tre stagioni, con un’alchimia pazzesca tra squadra e tifosi. Nel calcio moderno il fattore campo incide meno ma a mio avviso in alcuni stadi come ad esempio il nostro, che se trascinato nel modo giusto sa trasformarsi in una bolgia, diventa un fattore. Basta scorrere i risultati casalinghi dei rossoblù da un po’ di tempo a questa parte per rendersene conto…