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·30 dicembre 2024
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Corriere dello Sport (R. Maida) – Nessuno festeggia a San Siro, dopo tanta fatica. Non il Milan, che nella contestazione esonera Fonseca e si affida a Sergio Conceiçao, non la Roma, che torna a casa con la sensazione addosso di un’occasione mancata e resta staccata dalle aree nobili del campionato. Il pareggio però è il risultato più giusto: nonostante le rispettive difficoltà del momento, le due squadre hanno provato fino all’ultimo momento a superarsi con coraggio.
È stata una partita divertente nelle sue imperfezioni, specialmente nel primo tempo. Fonseca, prima di farsi cacciare da Fabbri e concludere male la sua esperienza milanista, aveva studiato la Roma preferendo lasciarle il pallone, affidandosi alle aggressioni improvvise che potevano innescare la ripartenza a tutta velocità. La prima occasione è stata in verità di Dovbyk, che ha colpito il terzo palo stagionale. Ma in generale la strategia del Milan sembrava corretta e infatti ha fruttato presto il gol di Reijnders, assistito da Fofana come a Verona. È inspiegabile che il Milan abbia potuto usufruire di un comodo tre contro due, con Mancini fuori posizione e il centrocampo romanista affettato.
Ranieri ha rischiato due minuti dopo la stessa situazione (male Morata), tanto è vero che da quel momento ha abbassato la linea difensiva e chiesto a Pisilli di allinearsi ai due mediani. È stato lui non a caso a ideare l’azione del pareggio, rifinita da un colpo di tacco niente male di Dovbyk e da un favoloso destro di Dybala, al volo e con il piede meno familiare. Ecco allora la Mask, per la quinta volta in questo campionato.
L’intervallo ha spinto Ranieri a cambiare ancora, con l’idea precisa di provare a vincere: fuori Hummels e Koné, entrambi ammoniti, e dentro Celik e Pellegrini. Ne è uscito un secondo tempo ricco di errori, di spigoli e spizzate, con i portieri (più Svilar di Maignan) protagonisti e le squadre lunghissime. Ma è stata la Roma, con la verve aggiunta di El Shaarawy, ad avvicinarsi al colpo finale con Pellegrini, distante da una condizione dignitosa: la serie negativa in trasferta si allunga dunque a 16 partite.