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Francesco Porzio·28 marzo 2018
Lutto in casa Inter: è morto Pierluigi Casiraghi

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Francesco Porzio·28 marzo 2018
Era uno dei punti fermi del settore giovanile nerazzurro. Pierluigi Casiraghi, storico osservatore del club nerazzurro. A comunicarlo la stessa società in un comunicato.
“È scomparso in serata Pierluigi Casiraghi, dal 2000 punto di riferimento per il Settore Giovanile nerazzurro e professionista straordinario al servizio di FC Internazionale Milano. Lo vogliamo ricordare come un amico, un collega leale e una tra le più impressionanti risorse che il calcio italiano abbia mai avuto”
“Il suo contributo nello scovare talenti è stato determinante nel corso degli anni e ci ha permesso di festeggiare stagione dopo stagione grandi traguardi con i nostri ragazzi. È stato per molti colleghi più giovani di lui un vero e proprio faro ispiratore, un esempio e una inesauribile fonte di amore per il calcio.
A tutta la sua famiglia va il nostro pensiero in questo momento di grande dolore”
Il ricordo dell’Inter, comparso qualche ora dopo sempre sul sito ufficiale:
“Pierluigi Casiraghi c’era sempre, quando non era in giro per il mondo a scovare talenti.
Nei trofei del Settore Giovanile del terzo millennio c’è molto del suo, capace com’era di riconoscere un giocatore di talento in mezzo a mille, ma prima di tutto è stato un faro, una guida, un’ispirazione per chi lavorava in un club che centodieci anni fa è stato fondato da uomini come lui, operosi, orgogliosi e aperti al mondo.
Aveva un aneddoto per tutti, una storia, una parola. Brianzolo, orgoglioso del suo lavoro, lo difendeva sempre fino in fondo. Era un sommelier del talento, osservatore per vocazione prima ancora che per professione: arrivava fino ai campi più scomodi, di confine, li preferiva alla comodità degli alberghi di lusso e dei grandi tornei. Perché lì poteva capitare di trovare un Goran Pandev, un Jonathan Biabiany, un ragazzo visto magari per caso che sarebbe poi diventato un pezzo di storia dell’Inter.
“Devo vedere una scintilla”, chiosava. “Qualcosa che me ne faccia innamorare calcisticamente. Resisto alla tentazione di rivederli una seconda volta in azione, rischierei di notarne i difetti”.
Alcuni diventavano campioni, altri si perdevano per strada, non sai mai cosa può succedere a un ragazzo giovane, ma lui non li mollava in nessun caso. Teneva i contatti, se li portava a cena, li aiutava a capire il calcio italiano dentro e fuori dal campo, condendo magari la conversazione con qualche battuta in dialetto milanese, da uomo di calcio, di spirito, di cuore.
Ciao Casi, ci farà effetto girarci e non vederti lì, al Centro Facchetti, a bordo campo, coi jeans, la polo, gli occhiali da sole, a vedere come si comportano in allenamento i tuoi ragazzi, con una storia da raccontare a tutti, dirigenti o giardinieri, calciatori o impiegati”