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Calcio e Finanza

·27 luglio 2024

La nuova Juventus tra eredità del passato e obiettivo sostenibilità

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Secondo le stime di Calcio e Finanza la Juventus dovrebbe chiudere il bilancio al 30 giugno 2024 aumentando notevolmente le perdite rispetto alla passata stagione visto che il risultato netto dovrebbe essere negativo per 180/200 milioni. Un salto indietro rispetto al rosso di 123 milioni del 2022/23, però significativamente meglio nei confronti della perdita di 239,3 milioni nel 2021/22.

Questo significa, per restare nell’ambito delle tre grandi tradizionali, che il club piemontese avrà quindi un risultato nettamente inferiore a quello sia del Milan, che dovrebbe segnare un utile di oltre 10 milioni, sia dell’Inter che dovrebbe palesare una perdita di 40/45 milioni ma con un risultato operativo praticamente in nero.


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Nello steso tempo però non si può scordare che quella appena chiusa è stata una stagione particolare per il club guidato dall’amministratore delegato Maurizio Scanavino visto che per le vertenze legali legate alla precedente gestione non ha potuto giocare le coppe europee. E quindi incassare i susseguenti introiti da stadio e da premi.

Non a caso a pesare significativamente sul risultato netto dovrebbe essere proprio la prima linea di bilancio visto che, secondo le stime, le entrate dovrebbero aggirarsi intorno ai 380/390 milioni, in forte calo rispetto ai 507,7 milioni del bilancio al 30 giugno 2023. Numeri che per altro costringono il club bianconero a perdere per la prima volta dal 2013 il primo posto nella speciale classifica di chi incassa di più tra le società italiane, visto che sia Milan (435/440 milioni) che Inter (440 milioni) hanno fatto meglio nello specifico.

A dare contezza del peso della mancata partecipazione alle coppe è statao proprio il club bianconero che nel rendiconto di metà anno ha spiegato che solo nel primo semestre il calo dei ricavi è stato legato per «60 milioni agli effetti diretti correlati alla mancata partecipazione della Prima Squadra alle competizioni UEFA». Per l’intero esercizio 2023/24, invece, la stima, considerando non solo il tema dei diritti tv legati alle coppe ma anche agli effetti sulle altre voci di entrata, è che il danno dalla mancata partecipazione alle manifestazioni europee sia pari a circa 90 milioni di euro, per complessivi 115 milioni di euro nelle due stagioni (come spiegato anche da Francesco Calvo, Managing Director Revenue & Football Development del club bianconero, in una intervista a Forbes).

Inoltre a peggiorare la situazione hanno contribuito anche le minori plusvalenze (nella stagione 2022/23 c’era la cessione di De Ligt). E questo nonostante un apporto positivo legato a una razionalizzazione dei costi tra stipendi e ammortamenti e a un calciomercato (sia quello dell’estate 2023 sia di gennaio 2024) che ha contribuito in maniera positiva per 60 milioni tra ammortamenti e stipendi.

Ciononostante, dopo il rosso di 95 milioni del primo semestre , la perdita sarà più o meno raddoppiata nel corso del secondo semestre: a pesare saranno anche le vicende legate a Massimiliano Allegri (con l’esonero e l’accordo sulla buonuscita) e Cristiano Ronaldo (visto che la Juve dovrà pagare circa 10 milioni al portoghese per la cuasa sugli stipendi arretrati), che porteranno a maggiori costi come accantonamenti per poco meno di una ventina di milioni.

Resta l’obiettivo di tornare all’utile nel 2026/27

Se questa è la situazione nell’esistente l’obiettivo del piano di lungo periodo, come scritto nero su bianco nella semestrale al 31 dicembre, è il ritorno all’utile nel 2026/27«Si segnala infine che il Piano – sulla base delle assunzioni ivi contenute, incluse quelle relative alle performance sportive – prevede un progressivo miglioramento dell’andamento economico e finanziario nell’arco del periodo del Piano stesso, con raggiungimento di risultato netto e cash-flow positivi nell’esercizio 2026/2027» si legge nel rendiconto di metà stagione.

In particolare nella stagione appena iniziata (la prima che dovrebbe portare all’utile tra tre anni) la società potrà contare su un importante contributo dalla partecipazione alla nuova e più lucrosa Champions League. In seconda istanza ci dovrebbe essere un’ulteriore spinta dalla partecipazione al Mondiale per Club, anche se è difficile azzardare previsioni, considerando l’incertezza sull’ammontare dei ricavi per singola società che aleggia sulla manifestazione voluta dal presidente della FIFA Gianni Infantino.

Nell’esercizio appena cominciato inoltre è previsto un calo più corposo nei costi rispetto al 2023/24, in particolare per quanto riguarda gli stipendi dei giocatori e dello staff tecnico, gli ammortamenti e le svalutazioni.

L’eredità del passato e la ricerca dell’equilibrio competitività/sostenibilità

Proprio su quest’ultimo punto però è bene non dimenticare il particolare passaggio che sta vivendo la società bianconera: il nuovo management, da un lato, per ordine di John Elkann punta a una maggiore sostenibilità economica, però dall’altro, eredita inevitabilmente questioni (anche economiche) legate alla passata gestione che, con alle spalle i grandi successi del decennio precedente, puntava a espandere ancora di più il brand bianconero, anche a costo di spese significative.

Per dare un’idea, Calcio e Finanza ha svelato come per la stagione appena iniziata il solo impatto a bilancio di Vlahovic (che dispone di un contratto con emolumenti a salire) sarà pari a quello che l’Inter campione d’Italia dovrà sostenere per l’intero gruppo dei suo giocatori avanzati (se si esclude Correa, in uscita dalla rosa nerazzurra).

Il management bianconero insomma dovrà trovare un equilibrio non semplice tra certe pesanti eredità e quello di allestire comunque una squadra competitiva. Perché come si è visto un altro anno senza la qualificazione in Champions League sarebbe difficilmente sostenibile in chiave economica e non solo sportiva.

In questo quadro l’opera nel mercato in corso del direttore sportivo Cristiano Giuntoli sarà cruciale nel cercare di trovare un mix tra abbassamento del monte ingaggi e una squadra competitiva, risultato che finora sta cercando tra la cessione di diversi giovani usciti anche dallaNext Gene nuovi colpi in entrata (da Di Gregorio a Douglas Luiz passando per Thuram jr riuscendo a mantenere un impatto a bilancio largamente positivo, mentre restano gli obiettivi Todibo e Koopmeiners). E in questi senso sarò interessante vedere per esempio come la società si districherà nella gestione di Chiesa. L’ala pesa a bilancio per 23,5 milioni tra ammoertamento e ingaggio lordo ed è in scadenza tra 12 mesi, l’allenatore Thiago Motta non sembra disperarsi all’idea di privarsene e quindi alla Juventus non dispiacerebbe monetizzare. Nello stesso tempo però al giocatore potrebbe non dispiacere l’idea di andarsene a zero l’anno prossimo con la speranza di un ingaggio superiore (vista il non pagamento del cartellino) da parte del club in cui andrà a giocare.

Il tema sponsor dopo l’addio di Jeep

A livello strategico invece sarà interessante vedere come la società si districherà per quanto concerne il nuovo sponsor di maglia, che dovrebbe essere svelato prima dell’inizio del campionato e che non sarà più un brand della galassia Exor (la holding della dinastia AgnelliElkann controllante la Juventus). Le indiscrezioni parlano di un sponsor nordamericano dopo che la società all’inizio aveva avuto interessamenti importanti sul mercato saudita che però non è stato possibile concretizzare. L’introito dovrebbe essere intorno ai 25-30 milioni a stagione e che sarebbe significativamente inferiore a quanto Jeep versava dal 2012. Non solo, ma  questo incasso, qualora confermato nella parte superiore dell’intervallo, abbasserebbe la Juventus sul livello di Milan (30 milioni da Emirates) e Inter (circa 30 milioni da Betsson).

Però prima di giudicare sarà importante leggere i particolari dell’operazione. Perché per esempio se l’intesa sarà a salire o di breve durata potrebbe significare che il management bianconero confida di poter avere, se la squadra andrà bene sul campo, un maggiore potere di negoziazione tra pochi anni. Se invece sarà di lunga durata potrebbe voler dire che queste certezze non ci sono.

Quel che certo è che, qualora fossero confermate le indiscrezioni, almeno per questa stagione la Juventus sarà obbligata a segnare in bilancio un decremento alla voce incasso da sponsor di maglia per poco più di una decina di milioni.

D’altra parte non si può scordare che alla Continassa sono cambiati i tempi. Non sono più quelli in cui Andrea Agnelli, grazie ai trionfi della squadra, poté sfidare nel 2012 l’orgoglio dell’allora Ceo di FCA, lo scomparso Sergio Marchionne, il quale di fronte al pericolo di una possibile presenza di Volkswagen sulle divise bianconere decise di investire sulla Juventus con il brand Jeep per 35 milioni l’anno.

E nemmeno sono i tempi in cui John Elkann nel dicembre 2020 poco prima di siglare ufficialmente la fusione di FCA con PSA (Peugeot Citroen) in Stellantis decise di prolungare l’intesa con Jeep per altre tre stagioni a cifre superiori a quelle firmate in precedenze da Marchionne. Quasi fosse un suo ultimo presente al club quale monarca assoluto del gruppo automobilistico.

La fusione in Stellantis ha ovviamente cambiato pesi e misure nella cabina di controllo del colosso dell’auto di casa Agnelli. In FCA Exor (di cui Elkann è amministratore delegato e primo azionista) era non solo il primo azionista ma si avvicinava anche alla maggioranza dei diritti di voto e quindi nei fatti se non esercitava il controllo assoluto, poco ci mancava.

Nel gruppo Stellantis invece (che include anche la vecchia PSA) Exor è sì il primo azionista (con il 14,4%) ma Elkann (che ne è presidente) deve tenere conto anche di altro soci importanti, se non importantissimi. In particolare della famiglia Peugeot che ha il 7,2% del capitale (con una opzione per salire all’8,5%) e dello Stato Francese che ne detiene il 6,2% (insieme i soci transalpini hanno quindi potenzialmente una quota pari al 14,7% quindi maggiore rispetto alla sola Exor).

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