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·21 ottobre 2020

K-League: La débâcle dell’Ulsan Hyundai

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Débâcle:

In senso figurato, grave o clamorosa sconfitta, disastro, sfacelo, specifico in campo politico, sociale, o anche sportivo.


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Difficile trovare una maniera migliore per descrivere il crollo (forse meglio chiamarlo tracollo?) mentale e fisico della rosa allenata da Kim Do-hoon (ex attaccante sudcoreano di discreto livello) nella sfida giocata contro il FC Pohang Steelers, squadra temibile sì ma non all’altezza delle tigri biancoblu. La doppietta del russo Stanislav Il’jučenko (3 gol in 5 sfide nei playoff per la vittoria del titolo) e del trequartista serbo Aleksandar Palocevic condanna l’Ulsan a giocarsi il tutto per tutto già nello scontro diretto della prossima settimana contro i rivali di sempre del Jeonbuk.

Dopo aver concluso la stagione regolare al primo posto con 50 punti realizzati (15 vittorie e solo due misere sconfitte) ed una differenza reti di +30 (45 gol fatti – 15 subiti), la clamorosa sconfitta subita ha ovviamente galvanizzato l’ambiente di Jeonju (sede della società del Jeonbuk). I “verdi” infatti sono stati gli unici a superare, con merito in entrambe le occasioni, la rosa di Kim Do-hoon limitando la pericolosità degli avversari con un solido 4-1-4-1. Il Jeonbuk ha dimostrato, nel corso della stagione, una solidità non indifferente nonostante diversi ostacoli incontrati nel proprio percorso. Lo scontro diretto di domenica prossima promette, chiaramente, grande spettacolo. Aperto a qualsiasi risultato.

Guai, arrivati a questo punto della stagione, a sottovalutare l’FC Pohang Steelers: la rosa allenata da Kim Gi-dong è imbattuta nei 90′ regolamentari da 8 partite. Nelle ultime 3 giornate ha superato nell’ordine Gwangju, Jeonbuk Motors (di misura) ed Ulsan Hyundai; realizzando ben 10 reti, sfruttando il momento di grazia del sopra citato Stanislav Il’jučenko. Il 4-5-1 proposto, che si trasforma in 4-2-3-1 in possesso palla, è risultato la chiave per ottenere gli ottimi risultati delle ultime settimane, il reparto difensivo rimane un’imprevedibile incognita. Le basi su cui costruire nella prossima stagione, per provare a tornare a lottare per il titolo nazionale sembrano non mancare.

Discorso leggermente differente per il Sangju Sangmu, rosa imprevedibile ed impronosticabile, in grado di vincere e perdere davvero con chiunque. Alla squadra allenata da Kim Tae-wan manca ancora qualcosa per il definitivo salto di qualità.

Nella scorsa stagione l’Ulsan Hyundai aveva dovuto dire addio alle speranze di titolo solo all’ultima giornata, con un autentico harakiri, dai caratteri cinematografici. Sarebbe infatti bastato un pareggio per tornare ad alzare la prestigiosa K-League a 15 anni di distanza dall’ultimo successo, il destino ha voluto che le “Horang Tigers” crollassero sotto la pressione regalando il quinto campionato delle ultime 6 stagioni al Jeonbuk.

La paura di vincere che avevamo provato ad analizzare la scorsa stagione, sembra essere tornata più che mai a farsi sentire, con il rischio di trasformarsi in un’autentica maledizione. Difficile dire se le giocate di Bjørn Maars Johnsen, attaccante classe ’91 naturalizzato norvegese pur essendo nato negli States, e le reti di Gleidionor Figueiredo Pinto Júnior, meglio noto come Júnior Negrão siano sufficienti ad allontanare i temibili spettri del passato. Non ci resta che aspettare e goderci lo scontro diretto.

Débâcle:

Figuratively speaking, serious or resounding defeat, disaster, debacle, specific in the political, social, or even sporting fields.

It’s hard to find a better way to describe the mental and physical collapse (maybe better to call it collapse?) of the squad coached by Kim Do-hoon (former South Korean striker of a good level) in the challenge played against FC Pohang Steelers, a fearsome team, but not as good as the South Korean tigers. The one-two of Russian Stanislav Il’jučenko (3 goals in 5 playoff matches for the title victory) and Serbian quarterback Aleksandar Palocevic condemns Ulsan to play everything already in next week’s direct clash against Jeonbuk‘s long-time rivals.

After finishing the regular season in first place with 50 points scored (15 victories and only two miserable defeats) and a goal difference of +30 (45 goals scored – 15 conceded), the resounding defeat obviously galvanised the Jeonju environment (home of the Jeonbuk club). In fact, the “greens” were the only ones to overcome, with merit on both occasions, Kim Do-hoon’s roster, limiting the dangerousness of the opponents with a solid 4-1-4-1. Over the course of the season, the Jeonbuk has demonstrated a solidity that is not indifferent despite several obstacles encountered in its path. The direct clash next Sunday promises, of course, a great show. Open to any result.

Trouble, at this point of the season, to underestimate FC Pohang Steelers: the squad coached by Kim Gi-dong is unbeaten in the 90′ eight-game regulation. In the last 3 days he overcame Gwangju, Jeonbuk Motors (measuring) and Ulsan Hyundai in order; scoring 10 goals, taking advantage of the moment of grace of the aforementioned Stanislav Il’jučenko. The proposed 4-5-1, which turns into 4-2-3-1 in ball possession, was the key to achieving the excellent results of the last few weeks, the defensive department remains an unpredictable unknown. The foundations on which to build in the coming season, to try to return to fight for the national title seem not to be missing.

Slightly different speech for Sangju Sangmu, unpredictable and unpredictable pink, able to really win and lose with anyone. The team coached by Kim Tae-wan is still missing something for the final leap in quality.

Last season Ulsan Hyundai had to say goodbye to his title hopes only on the last day, with a real harakiri, with cinematic characters. A draw would have been enough to raise the prestigious K-League 15 years after the last success, fate would have it that the “Horang Tigers” would collapse under pressure, giving the fifth championship of the last 6 seasons to Jeonbuk.

The fear of winning that we tried to analyse last season seems to have come back more than ever to be felt, with the risk of turning into a real curse. It is difficult to say whether the plays of Bjørn Maars Johnsen, a naturalised Norwegian class ’91 striker who was born in the States, and the goals of Gleidionor Figueiredo Pinto Júnior, better known as Júnior Negrão, are enough to ward off the fearsome spectres of the past.

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