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·6 aprile 2025

Inter, contro il Parma oltre i cambi l’errore è di chi resta in campo nel secondo tempo

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Il pareggio per 2-2 contro il Parma al Tardini rappresenta per l’Inter molto più di due punti persi. A pesare, infatti, non è tanto il risultato in sé – che può capitare, soprattutto in un periodo fitto di impegni – quanto le modalità con cui è maturato. Chiaro che pure i cambi abbiano influito ed è giusto che lo staff tecnico si metta in discussione, ma il problema è nell’atteggiamento di chi resta in campo tra primo e secondo tempo.

PAREGGIO CHE BRUCIA – L’Inter, avanti 0-2 all’intervallo, getta purtroppo al vento una vittoria che avrebbe permesso di portarsi a -3 dal Napoli, atteso lunedì sera dal Bologna, e mettere pressione agli azzurri. Invece, il vantaggio si riduce solo a +4, e resta l’amarezza per un’occasione sfumata in modo tanto ingenuo quanto evitabile. Nel primo tempo, l’Inter, pur non brillando, aveva amministrato la gara con ordine e cinismo. Il vantaggio di Darmian e il raddoppio rocambolesco di Thuram sembravano aver messo la partita sui binari giusti. Ma al rientro dagli spogliatoi, i nerazzurri sono rimasti mentalmente nello spogliatoio. Hanno smesso di giocare, rallentato i ritmi, abbassato la concentrazione. Un atteggiamento che ricorda quanto visto già contro l’Udinese, solo che stavolta il prezzo è stato alto.


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Errori individuali e poca reazione dopo il pareggio subito

PROBLEMI DI GESTIONE – I singoli non hanno fatto la differenza quando serviva. Marcus Thuram, dopo il gol, è praticamente sparito dal campo, confermando la sua incostanza. Anche lo stesso Lautaro Martinez (rientrato dopo l’infortunio), nel secondo tempo è sembrato – giustamente – no al meglio e si è divorato un gol clamoroso, calciando addosso a Suzuki da due passi. Dopo il pareggio del Parma, l’Inter ha avuto il tempo e la qualità per reagire, ma non è riuscita a costruire nulla di pericoloso, lasciando passare minuti preziosi senza mordente. È inevitabile puntare il dito anche sulla gestione tecnica.

GIUSTAMENTE IN DISCUSSIONE – Le sostituzioni di Farris (Inzaghi) hanno avuto un effetto negativo e non hanno dato la scossa necessaria. Farris ha spiegato nel post-partita di aver dovuto fare scelte condizionate dalla necessità di preservare alcuni giocatori: «Si cerca quindi di salvaguardare le energie per evitare infortuni. In alcune situazioni siamo costretti a fare i cambi, altre volte li facciamo per preservare il futuro della stagione. Lautaro rientrava da un infortunio e Dimarco pure. Non credo sia colpa solo delle sostituzioni, è chiaro che tutti devono darci qualcosa». Motivazioni comprensibili, ma che non bastano a giustificare un crollo del genere. Anche perché, come sottolineato da più parti, non è accettabile che un allenatore non possa fidarsi dei giocatori in panchina.

Cambi OK, ma responsabilità condivise

MANCATA REAZIONE – La verità, però, è che le colpe non sono solo del vice allenatore. I titolari scesi in campo hanno smesso di giocare troppo presto, come se la gara fosse già chiusa. Non lo era. E anche dopo il 2-2, nessuno ha saputo prendersi la squadra sulle spalle. Una responsabilità che riguarda tutto il gruppo, non solo chi guida dalla panchina.

ANCORA PADRONI – Il pareggio del Tardini fa male, ma va anche ridimensionato: può succedere, a questo punto della stagione, di perdere qualche punto. Fa più male per come è maturato, per l’autolesionismo mostrato e per la chance sprecata di mettere pressione al Napoli. Ma l’Inter è ancora padrona del proprio destino. Ora serve trasformare questa delusione in rabbia positiva. Mercoledì arriva il Bayern Monaco, e lì non saranno ammessi cali di concentrazione. La stagione è lunga, ma le lezioni vanno imparate subito.

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