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·3 agosto 2024

I ricavi da diritti tv sono in calo: i club obbligati sempre più a cercare soldi da stadi e sponsor

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Nel mezzo della bulimia sportiva da Olimpiadi, pochi, se non gli operatori di settore, hanno notato che, a poco più di due settimane dalla prima partita stagionale, la Lega Serie B non sappia ancora quale broadcaster trasmetterà il campionato 2024/25. Una notizia, quella svelata da il quotidiano La Repubblica che non deve preoccupare soltanto i tifosi del torneo cadetto, ma l’intero mondo del calcio, visto che questo è l’ultimo episodio di una tendenza ben consolidata nell’intera Europa.

In particolare nella partita che sta giocando la Lega guidata da Mauro Balata il problema principale è il prezzo. DAZN e Sky, i due player che nello scorso ciclo trasmettevano tutte le gare non in esclusiva, hanno già manifestato l’intenzione di non presentare un’offerta più alta di 12 milioni di euro a testa. E questo nonostante il bando 2024-2027, a differenza del precedente, non preveda la vendita dei diritti per piattaforma ma per prodotto (in pratica Sky non dovrà pagare due volte per trasmettere sia sul satellite sia in streaming anche se dovrà pagare una fiche per potere trasmettere nei bar).


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Qualora la negoziazione si concludesse a queste cifre (in totale 24 milioni), l’offerta delle due emittenti a pagamento costringerebbe la Serie B a incassare una cifra notevolmente inferiore a quella del triennio 2021-2024, visto che almeno all’inizio dello scorso triennio l’incasso in totale si aggirava sui 43 milioni a stagione. Di questi, 28 milioni li garantiva Sky, altri 12 milioni arrivavano da DAZN e dal mercato internazionale. Quest’ultimo inizialmente era stato affidato a Helbiz, che però dopo due stagioni ha smesso di pagare dovendo affrontare una grave crisi interna. Per altro un minore incasso nonostante gli ascolti della Serie B siano in crescita: 600mila persone a giornata in media, contro le 250mila pre-Covid.

La tendenza al ribasso dei diritti tv

Le difficoltà che sta incontrando la Serie B però non sono una novità e come si faceva notare sembrano essere nel solco di una tendenza ben consolidata nell’intera Europa: quella per cui le tv nel continente stanno offrendo per gli stessi pacchetti cifre inferiori di qualche anno fa. Quasi che le cifre di inizio decennio siano state un picco non raggiungibile al momento.

Un segnale importante di questo trend d’altronde era giunto da parte della nostra Serie A non più tardi dell’ottobre scorso. La Lega Serie A si era inizialmente posta l’obiettivo di ottenere oltre 1 miliardo a stagione per i diritti tv del campionato nel quinquennio 2024/29, ma poi, dopo una negoziazione durata alcuni mesi, i presidenti dei 20 club di Serie A (ovvero coloro i quali hanno potere di voto) hanno chinato la testa dinnanzi alle tv preferendo intascare meno invece che cercare soluzioni alternative.

Nei fatti quindi la Serie A incassa dalla nuova intesa con DAZN e Sky 900 milioni all’anno contro i 927,5 del pacchetto precedente (2021/24) E questo nonostante la Lega abbia ottenuto di allungare da tre a cinque anni la durata dell’intesa. Come a dire, i proprietari dei club, che per lo più sono uomini d’affari, annusando l’aria di offerte in calo, hanno preferito bloccare il prezzo per un periodo più lungo temendo che la situazione potesse peggiorare tra qualche anno.

Lo scenario d’altronde è cambiato. Per esempio Sky, che nel prossimo quinquennio vedrà migliorata la sua posizione con una maggiore possibilità di scegliere partite importanti, nel triennio appena concluso (2021/24) ha dimostrato di poter sopravvivere senza avere tutte le partite della Serie A. Quindi ha preferito puntare molto sulla nuova Champions League aggiudicandosi i diritti esclusivi per trasmettere 185 gare su 203 della nuova Champions League oltre a tutte le sfide di Europa e Conference League per circa 660 milioni nel triennio 2024/27, scegliendo inoltre di puntare anche sugli altri sport, tennis e automobilismo in testa, che stanno dando ottimi numeri.

DAZN dal canto suo, che nel triennio conclusosi di fatto lo scorso luglio, era entrata da protagonista sul mercato italiano avendo a disposizione tutte le dieci partite del weekend, non è tornata sui prezzi precedenti (passando da 840 a 700 milioni annui, seppur garantendo alla Lega una quota di revenue sharing nel caso in cui i ricavi superino appunto i 700 milioni) in termini di offerta alla Serie A e per converso ha alzato i prezzi per i clienti. Quasi a significare che dopo il primo triennio di offerte lancio, la sostenibilità dell’azienda in Italia ha bisogno di prezzi più alti di quelli con i quali nel 2021 lanciò le prime offerte per le dieci partite del week end.

Non solo Italia: ricavo al ribasso anche in Europa

Se Atene piange, Sparta però non ride, visto che questa tendenza verso al ribasso non è solo italiana. La pur celebrata Premier League inglese, nella nuova intesa (dal 2025/26 al 2028/29) andrà sì ad incassare di più di quanto non facesse per il quadriennio 2021/25 (l’introito è salito da 1,87 a 1,95 miliardi di euro annui) ma ha dovuto aumentare da 200 a 270 il numero delle partite disponibili in tv. Nei fatti l’incasso a partita è sceso da 9,3 a 7,2 milioni a gara per ciascuna stagione.

Per non parlare di Francia e Germania. In Ligue 1 dopo che nel precedente triennio si è assistito al flop dell’intesa con Mediapro, solo a poche settimane dal via della stagione 2024/25 si è trovata l’intesa con DAZN e BeIN Sports (tv del patron del Paris Saint Germain Nasser Al-Khelaifi). Un’intesa in extremis e prezzi inferiori anche rispetto al recente passato: Amazon (subentrata a Mediapro dopo il flop) e Canal+ hanno garantito nell’ultimo triennio circa 630 milioni a stagione, mentre ora DAZN e BeIN verseranno circa 500 milioni annui fino al 2029.

In Germania, la situazione forse è ancora peggiore, visto che è in corso uno scontro legale con DAZN e l’asta per i diritti tv 2025/2029 temporaneamente sospesa. In Spagna invece nulla ancora si muove anche se l’intesa attuale con DAZN e Movistar da 1 miliardo annuo scadrà nel 2027.

Come se non bastasse, allargando l’orizzonte, sarà poi interessante vedere quanto incasserà dalle varie televisioni il Mondiale per club che si disputerà nel 2025 negli Stati Uniti. Per il momento, a meno di un anno dal via, non ci sono ancora intese ufficiali ed è un particolare non di poco conto visto che anche in conseguenza di ciò le squadre partecipanti non sanno ancora quanto incasseranno dal nuovo torneo. Ma anche la UEFA ha visto ridursi, rispetto alle stime, i ricavi per la nuova Champions League e le altre coppe col format svizzero dal 2024/25: l’attesa era di 5 miliardi annui, mentre per ora si è dovuta fermare a 4,4 miliardi.

L’allarme dei broadcaster e come intervenire

In questo scenario è evidente che il grido d’allarme deve suonare tanto più forte per quelle leghe, quali la Serie A, in cui la gran parte delle entrate dei club è fornita proprio dai broadcaster.

Lasciando perdere la Premier League, che da diritti interni e internazionali incassa cifre inarrivabili, e anche la Liga spagnola, che deve ancora lanciare il bando per il prossimo pacchetto interno e che sul mercato internazionale potrà contare su testimonial quali Vinicius, Bellingham, Mbappé oltre che ai freschi campioni d’Europa Nico Williams e Lamine Yamal, è evidente che i club della nostra Serie A faranno meglio a migliorare di molto le proprie entrate commerciali e da stadio. Perché se in Italia i diritti televisivi rappresentano in media circa il 42% delle entrate dei club di Serie A, in Bundesliga questa percentuale cala al 34% proprio perché le società tedesche ottengono molto di più in percentuale dalle intese commerciali e, anche se in misura minore, dalle entrate da stadio.

E se sul primo punto il compito è solamente dei club, sul secondo si torna anche al problema cronico, analizzato più volte in questa sede, della desolante arretratezza e della immane burocrazia dell’impiantistica sportiva nel nostro Paese.

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