PianetaBari
·26 novembre 2024
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Una delle vicende più logoranti della storia recente barese è relativa alla cessione nell’estate del 2023 di Caprile e Cheddira dal Bari al Napoli. Lo denota, ad esempio, il fatto che ad ogni conferenza susseguente dell’amministratore unico biancorosso Luigi De Laurentiis, il tema sia sempre stato tirato in ballo dai cronisti e quasi sempre bollato come «cazzate».
L’ultima volta esattamente una settimana fa, quando De Laurentiis ha spiegato che: «Sono state dette un sacco di cazzate l’anno scorso. Quelle plusvalenze sono state spese per prendere giocatori venduti dopo un’altra settimana». E in riferimento al recente calciomercato invernale e gli ingaggi di Marino e Iachini, LDL ha aggiunto: «Vi siete mai chiesti quanto è facile attraversare quelle spese che ci sono state senza plusvalenze? Ci hanno permesso di pagare e sopravvivere!».
Un discorso che non fa una piega, considerando che lo scorso campionato – dati alla mano – il Bari ha aumentato il proprio monte ingaggi dopo gennaio di 1.166.332 euro, per un totale dunque di 10.757.348 euro, considerando i precedenti 9.591.016 euro certificati ad ottobre 2023. Solo Iachini e il suo staff arrivavano a costare quasi fino a 2 milioni di euro, con il Bari che poi ha rescisso unilateralmente il contratto del tecnico con un anno di anticipo rispetto all’originaria scadenza pagando una penale stipulata tra le parti nell’accordo firmato a febbraio.
Tuttavia, il punto non è questo. Seguendo il ragionamento di De Laurentiis, al Bari (come del resto ad ogni altro club professionistico) sarebbe convenuto incassare la maggior cifra possibile dalla doppia cessione di Cheddira e Caprile, in modo tale da poter coprire le perdite derivanti da questo tipo di investimenti e finanziare in misura ancor superiore il mercato in entrata. Ma allora perché il Napoli ha pagato al Bari 5.2 milioni? Appena 5.2 milioni?
Copyright: Francesco Pecoraro/Getty Images – Via OneFootball
Rispondiamo immediatamente, soprattutto in relazione all’avverbio appena, con le parole di Luigi De Laurentiis nel corso dell’incontro di Natale con i media baresi: «Quando Napoli e Bari hanno trattato la cessione tra Caprile e Cheddira, c’è stato un perito esterno che ha fatto la sua analisi sulle cifre, proprio perché noi volevamo fare tutto alla luce del sole. Quindi poi le vedrete le cifre, sarà tutto pubblico. La loro cessione ha aiutato a comprare i giocatori, non è servita a coprire i debiti».
La cifra, dunque, è stata fornita alla Filmauro da un esperto del settore, nominato direttamente da un tribunale, che ai baresi è ben noto: Claudio Garzelli. Dirigente serio e misurato, Garzelli ha ricoperto a Bari varie posizioni dirigenziali, da amministratore delegato a direttore generale, negli anni immediatamente successivi alla retrocessione in B e le inchieste sul calcioscommesse, col disimpegno dei Matarrese e i debiti incalcolabili lasciati in eredità.
Garzelli ha curato la valutazione dei giocatori in questione, come del resto tutti gli altri in Italia, visto che risulta essere l’unico sulla Penisola ad aver questa mansione, tanto da vantare un certificato da CTU (consulente tecnico d’ufficio). I criteri per la valutazione dei giocatori sono standard: età, prospettive, curriculum calcistico, contrattualità, gol (per Cheddira), nazionale. Ciò che è venuto fuori è stata, come rintracciabile dal bilancio del Napoli, una valutazione complessiva, che non discutiamo, per i due di 5,2 milioni, al lordo delle cifre da versare a Parma e Leeds.
Cheddira ha portato in dote una valutazione di 3 milioni di euro (il 50% è stato riconosciuto al Parma), mentre Caprile, pescato dalla Pro Patria da Ciro Polito, è stato pagato 2.218.116 euro (vanno, poi, aggiunti 538mila euro per gli agenti per un totale di 2.756.116 euro, come si legge nell’allegato B della tabella di movimentazione su cui si calcolano gli ammortamenti), con relativo 25% da corrispondere al Leeds che, come il Parma, vantava una percentuale sulla rivendita. In definitiva, al Bari sono stati riconosciuti circa 3 milioni e 260mila euro.
Claudio Garzelli
Torniamo alla domanda iniziale: al Bari non sarebbe convenuto strappare una cifra superiore al Napoli per Caprile e Cheddira? Detto che la valutazione data dal perito fosse quella, in una forbice che oscillava da un valore minimo a uno massimo non noti, ed è pertanto – come detto – indiscutibile, resta però uno il punto misterioso di tutta questa telenovela. Al tavolo della Filmauro, nell’estate del 2023, era arrivata un’offerta di 6,5 milioni del Parma. Molti più soldi, insomma. La risposta? No grazie. E aggiungiamo: ci mancherebbe, perché Cheddira in primis l’avrebbe rifiutata vista la sua volontà di andare in Serie A. Ma allora perché declinare un’offerta irrinunciabile e accontentarsi di un’offerta a saldo, sebbene nei parametri stimati dalla valutazione del giocatore?
Di tale proposta ne parlò anche Polito in una sua conferenza, dichiarando che: «Caprile e Cheddira hanno avuto diverse attenzioni e a noi hanno dato tanto. Era giusto darli. A Cheddira gli hanno detto che se fosse rimasto in B non sarebbe andato più in Nazionale. Ha avuto un’offerta irrinunciabile dal Parma, ma ha detto assolutamente no». Inoltre, l’attuale direttore sportivo del Catanzaro ha sempre detto di aver assecondato i voleri societari, vivendo questa situazione più da spettatore interessato che da reale protagonista (come sarebbe dovuto essere).
Quello che stranisce è allora come sia possibile che si sia passati da un secco no al Parma, che avrebbe pagato 6,5 milioni al Bari con i De Laurentiis che avrebbero versato poi 3,25 milioni allo stesso club ducale, ma aver accettato nella forbice proposta da Garzelli una cifra di 3 milioni. Nel calcio tante volte si è detto no a offerte irrinunciabili, per carità, ma che la motivazione sia il fatto che, così facendo, si sarebbe dovuto riconoscere al Parma appena 1,5 milioni, ovvero quasi 2 milioni di euro in meno di quelli prospettati, sacrificando così facendo una lauta plusvalenza per il Bari pare una «cazzata». Eppure, così è andata, anche perché, ripetiamo, lo stesso Cheddira avrebbe detto no alla destinazione. Ma il sospetto che ci balena è che in tutta questa vicenda si sia pensato più a quanto (non) riconoscere al Parma che al Bari!
Lasciamo adesso che sia la gente di Bari a farsi un’idea, visto che certamente non ha l’anello al naso. In più, c’è da dire come una volta che il Parma sia venuto meno, si è fatto vivo il Frosinone, che trattava con il Bari sulla base del prestito con un obbligo di riscatto (in caso di salvezza) a una cifra più o meno vicina a quella offerta dal Parma. Anche qui, no secco della Filmauro, che ha deciso di approfittare del Black Friday, rilevare il cartellino di Cheddira e fare da sé l’operazione (anche quello di Caprile, poi ceduto in prestito all’Empoli per 500 mila euro). E si potrebbe fare anche un discorso ad hoc su quest’ultimo, che per chi scrive è quello dei due ad essere stato svenduto maggiormente.
Concludiamo con le parole di De Laurentiis di una settimana fa, quando in conferenza stampa parlava della trattativa legata a Partipilo: «L’avrei potuto anche fare, ma se gli altri te lo permettono. Come sapete a noi hanno chiesto per il giocatore un cartellino gigantesco. Io avevo sei zeri per il talento, pronti ma poi l’hanno dato a un’altra squadra a zero». Rapporti, inevitabilmente, compromessi. Sorpresa? Nessuna.