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·6 aprile 2020

Hyundai A-League: A che punto è lo sviluppo del calcio australiano?

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La Hyundai A-League è sospesa come la gran parte dei campionati in giro per il mondo. Di fronte a quella che sembrava l’unica scelta possibile, i dirigenti della FFA hanno cercato 3 soluzioni fantasiose per continuare a giocare:

  • I Wellington Phoenix si sono dovuti trasferire a Sidney fino alla fine del campionato. Nonostante i giusti mugugni i neozelandesi hanno eseguito le consegne, dopo aver avuto la garanzia che la federazione pagasse per intero questa trasferta forzata.
  • Con il covid-19 che si stava diffondendo ovunque, si sono giocate due giornate a porte chiuse.
  • Quando la chiusura pareva certa, la FFA ha proposto che tutti i club si spostassero nel Galles del Sud così da giocare tutte le partite lì. Nella mente creativa del numero 1 federale probabilmente c’era il desiderio di costruire un’enclave isolata dal resto del mondo come nella fortunata serie a tema zombie, The Walking Dead.

Alcuni giorni dopo, il governo australiano ha riportato tutti alla realtà dichiarando il lockdown e il conseguente stop a tutte le attività sportive. Anche il calcio australiano si è dovuto fermare. L’ostinazione iniziale dei quadri della FFA non è stato tanto differente da quella di altri parigrado europei ma quando la cosa è diventata grottesca mi sono chiesto se davvero fosse possibile che Johnson e tutta la dirigenza del calcio aussie non si rendessero conto di quanto accadeva intorno a loro. C’era qualche altra motivazione che io non conoscevo e non riuscivo a leggere? Con questo articolo provo a mettere in campo alcune ipotesi. Buona lettura.


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PREMESSA: LA LEGA e LA FFA due innamorati che non si prendono più

E’ innegabile che la FFA vide lungo quando decise di dare una svolta al calcio australiano  lanciando il progetto del nuovo campionato nazionale professionistico (A-League 2004) ed entrando nell’AFC (2006) . Far uscire dal provincialismo geografico ed etnico il football aussie era l’unico modo per connettere l’Australia con il resto del mondo. Le proprietà che lanciarono le franchigie della A-League furono ben contente di stare sotto l’ombrello protettivo della federazione. E come due novelli Romeo e Giuletta il sodalizio fra queste due compagini fu un amore a prima vista. Poi come spesso succede ai grandi amori qualcosa si rompe. Improvvisamente.

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Correva l’anno 2018 quando i rapporti tra FFA e A-League si sono incrinati irrimediabilmente. I due innamorati non si sono uccisi come i due giovani veronesi ma piuttosto si sono ritrovati nel bel mezzo di un divorzio che ricorda da vicino Kramer vs Kramer (mirabile film del 1979 con Dustin Hoffmann e Meryl Streep). La pietra della discordia sono stati i progetti di sviluppo che i proprietari dei club hanno lanciato e che erano in aperto contrasto con le idee della FFA. Quest’anno sono entrati i Western United FC (qui sotto un video con un goal di Diamanti) e nel 2022 dovrebbe entrare il Macarthur (qui il video di presentazione).

Per evitare uno scontro aperto la federazione ha dovuto accettare quanto proposte dai club, ottenendo di dettare i tempi dell’espansione e tenendosi gli introiti principali degli accordi commerciali della A-League. Oggi questa situazione è insostenibile. Paul Lederer, proprietario dei Western Sidney Wanderers e presidente della Australian Professional Football Clubs Association, ha dichiarato: “Tutti sanno che è necessario che la lega sia indipendente. Lo sanno gli Stati e lo sa la Federazione. Questa è una scelta necessaria per lo sviluppo del calcio australiano”.

In questo momento il calcio australiano sembra davvero davanti una bivio da cui dipende la sua stessa esistenza. Per fare un esempio, oggi in piena emergenza covid-19, la dirigenza del Perth Glory ha dichiarato che non sa se riuscirà a pagare gli stipendi dei propri dipendenti se il campionato non dovesse riprendere, lasciando presagire un futuro a tinte nere per l’unica rappresentate dell’Australia Occidentale.

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Perciò James Johnson si trova in mezzo al guado e cerca di difendere la stagione per non ritrovarsi in mezzo a una piena che lo potrebbe travolgere. Come mai i proprietari delle franchigie improvvisamente hanno tutta questa forza d’acquisto? Che cosa sta facendo pendere l’ago della bilancia dalla loro parte? Due accordi economici in crisi che sono i classici pain in the ass ingestibili per la FFA.

PRIMO NODO DA SCIOGLIERE: FOXSPORT

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Foxsport vuole uscire dall’accordo che ha con la FFA per trasmettere la Hyundai A-League fino al 2023. La società che fu di Murdoch oggi è in mano alla Disney, che monopolizza il 70% del mercato, e sta subendo un ridimensionamento notevole. Due giorni fa il ceo di Foxtel (la divisione che gestisce il settore sportivo di Fox), Patrick Delaney, e il nostro James Johnson, si sono incontrati. Hanno raggiunto un accordo perché la partnership tra le due entità arrivi fino a fine stagione. In questo modo la FFA riceverà l’ultima tranche di 12 milioni di dollari australiani che dovrebbe andare in pagamento il prossimo 15 aprile (circa 6.000.000 euro), dei 57 complessivi dell’accordo annuale (31.920.000 euro). Sembrerebbe una vittoria di Johnson.

In realtà questa si può leggere come una mossa dei vertici di Fox perché la FFA risulti inadempiente. “Io ho fatto quanto promesso a inizio anno, ora sta a te mantenere i patti”, m’immagino che queste siano state le parole di Delaney a fine incontro.

Il video qui sopra fa impressione. Il mondo si sta difendendo da una pandemia che non si vedeva da molti anni. Diciamocelo senza paura, il comportamento che sta tenendo Disney è inaccettabile; ma sappiamo bene tutti qual è la realtà.  Siamo in tempi di capitalismo sfrenato e questo è l’atteggiamento sfrontato che queste corporation tengono in ogni ambito. Non puoi mantenere gli accordi e allora questi non hanno alcun valore. Il 22 aprile, data finale stabilita dalla FFA per decidere le sorti di questa stagione, Fox potrebbe lasciare l’A-League dopo 15 anni.

Ovviamente questa sarebbe un’ulteriore motivazione a favore dell’indipendenza della Lega. Se davvero Fox dovesse uscire dall’accordo, i proprietari muoveranno le loro pedine e daranno scacco matto alla FFA. Creeranno un canale privato della A-League, sul modello della Premier inglese, andando poi a cercare di fare un accordo con un broadcaster privato che gli garantisca denari e tecnologia. Si sono già dette interessate Dazn e Optus Sport. Game, set, match?

SECONDO CAPITOLO: HYUNDAI

Anche la Hyundai, main sponsor della lega che prende il suo nome, sta pensando seriamente di non rinnovare il contratto esistente. Se questo accadesse si aprirebbero scenari impensabili. Un conto è trovare una soluzione per trasmettere le partite, un altro è trovare un brand che faccia da traino a tutto il movimento perché è indubitabile che il colosso coreano sia un elemento essenziale per vendere all’estero il calcio australiano.

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Di tenore più soft le parole di Chris Fong, vicepresidente dell’associazione australiana dei Club Professionistici (trovate l’articolo completo qui): “Per il momento non andiamo da nessuna parte. La Hyundai e la A-League si trovano molto bene insieme. Sono convinto che proseguiranno unite. Con l’auspicata autonomia che raggiungeremo ci saranno margini di intervento economico maggiore e sicuramente altri sponsor si faranno avanti. Ne sono certo”. Il futuro del calcio australiano è ancora tutto da decifrare. Vi terremo aggiornati. Per il momento vi consigliamo di ascoltare un grande classico della musica australiana in questa meravigliosa versione dei Pogues.

[FONTI: Sidney Morning Herald, FFA, Hyundai A-League, The Football Sack, The World Game ]

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