ESCLUSIVA | Balata: "La Serie B è più italiana, lo dicono in numeri" 🇮🇹 | OneFootball

ESCLUSIVA | Balata: "La Serie B è più italiana, lo dicono in numeri" 🇮🇹 | OneFootball

Icon: OneFootball

OneFootball

Redazione·8 aprile 2022

ESCLUSIVA | Balata: "La Serie B è più italiana, lo dicono in numeri" 🇮🇹

Immagine dell'articolo:ESCLUSIVA | Balata: "La Serie B è più italiana, lo dicono in numeri" 🇮🇹

Con sole  cinque giornate da giocare, la Serie BKT si prepara ad un finale col botto per una delle stagioni più entusiasmanti della storia della competizione.

Prima del rush finale di playoff e playout ci siamo seduti per un’intervista esclusiva con Mauro Balata, presidente della Lega Nazionale Professionisti B del calcio italiano.


OneFootball Video


Nella prima parte della nostra intervista, abbiamo parlato del rapporto tra la Serie B e il settore calcistico giovanile italiano, finito sotto accusa alla luce della recente sconfitta della Nazionale contro la Macedonia del Nord, che ha portato gli Azzurri a fallire l’accesso ai Mondiali per la seconda edizione consecutiva.


La Serie BKT sta diventando sempre più straniera: una cinquantina circa di calciatori sono costantemente impiegati nelle rispettive Nazionali per le qualificazioni Mondiali:  quale valore porta questo fattore in un campionato in cui si tende soprattutto ad enfatizzare la presenza straniera?

Al contrario. I numeri dicono che l’anno scorso i tesserati stranieri erano 221, quest’anno 184. È evidente che la qualità dei giocatori stranieri presenti arricchisce il nostro campionato e da qui discendono le convocazioni nelle nazionali estere che, non c’è dubbio, agevolano anche l’internazionalizzazione del nostro prodotto.

Il nostro obiettivo è un altro: non vogliamo né possiamo perdere la nostra principale connotazione che è quella di crescere e valorizzare i giovani al servizio del sistema calcio italiano e delle Rappresentative nazionali italiane, come testimonia il CT dell’Under 21 Paolo Nicolato che parla del nostro campionato come punto di riferimento per la sua nazionale.

La Serie B, infatti, costituisce un laboratorio sempre in fermento e i nomi su cui puntare per il futuro e il rilancio del calcio italiano sono tantissimi.

Pensiamo, per esempio, alle novità più recenti, come Cambiaghi del Pordenone e Gaetano della Cremonese, ma anche a nomi in voga ormai da tempo come Lucca del Pisa, Colombo ed Esposito della SPAL, Canestrelli e Mulattieri del Crotone, Cortinovis e Turati della Reggina, Florenzi del Cosenza, Vignato e Pirola del Monza, Ferrarini del Perugia, Ranocchia e Mancini del L.R. Vicenza. I nomi sono tantissimi.

Qual è l’apporto che la Serie B fornisce ai vivai italiani?

In un calcio sempre più popolato da stranieri, la Serie B rappresenta un’eccezione nonché un’opportunità fondamentale e preziosa per dare nuova linfa e lustro al nostro calcio.

I numeri lo testimoniano: in base ai dati forniti dal centro studi LNPB, nelle ultime 5 partite disputate dalla nazionale Under 21, sono scesi in campo 15 calciatori militanti in Serie BKT.

Nel nostro campionato la percentuale di minuti giocati da calciatori italiani under 21 convocabili è pari al 7,4%. Il dato aumenta a quasi il 20% se si considerano gli Under 23 italiani.

A livello di minuti giocati, poi, il rapporto è nettamente a favore dei nostri calciatori italiani: secondo i nostri dati, alla 32ª giornata di campionato, la percentuale di minuti giocati da italiani è di quasi il 72%, rispetto al 28% circa dei calciatori stranieri.

Quali sono i modelli da seguire?

Nello specifico, abbiamo diversi esempi virtuosi di ragazzi stakanovisti, con percentuali di minuti giocati davvero elevate: si pensi al portiere della Cremonese Carnesecchi che, alla 32ª giornata di campionato, ha giocato 2801 minuti che corrispondono al 91% dei minuti totali disponibili fino a quel momento della stagione; oppure il difensore goleador del Frosinone Gatti con 2786 minuti giocati; pensiamo ancora a Cambiaghi del Pordenone con 2441 minuti giocati pari al 78% dei minuti totali disponibili o all’attaccante Colombo della SPAL con 2019 minuti giocati pari al 67% dei minuti totali disponibili.

Altri calciatori da menzionare sono Lucca del Pisa, con 27 presenze in campionato e 6 gol all’attivo in 1590 minuti giocati, e Mulattieri del Crotone con 28 presenze e 6 reti a referto. Vi sono anche i giovanissimi Florenzi del Cosenza e Vignato del Monza, rispettivamente classe 2002 e 2004: i numeri dicono che il primo ha disputato 22 presenze per un totale di 889 minuti, il secondo invece 453 minuti. Da sottolineare come quest’ultimo sia il più giovane marcatore della storia della Serie B.

La Cremonese, inoltre, rappresenta un punto di riferimento per il futuro: la società figurava nello stage di Coverciano del CT Roberto Mancini con i vari Carnesecchi, Okoli e Fagioli.

Ad avvalorare quanto detto finora, rientra anche il campionato Primavera 2, formato da squadre che hanno in media 33 giocatori, di cui 30 italiani, considerando le squadre appartenenti a club LNPB. Quindi, il dato riporta che il 90% dei calciatori sono italiani e solo il 10% è composto da stranieri.

Per cui, il patrimonio calcistico nazionale ha in sé tutte le carte in regola per andare avanti e riacquistare lustro e credibilità grazie all’enorme lavoro che la Lega Serie B svolge da tempo.

Contestualmente, stiamo lavorando anche al fine di garantire una maggiore patrimonializzazione a favore delle società derivante dal tesseramento diretto, per esempio, degli extracomunitari, salvaguardando al contempo il talento italiano.

Un tempo i capocannonieri di Serie B finivano dritti nelle prime squadre di A (ricordiamo Schillaci, Silenzi e altri), oggi il mercato vi penalizza? L’impressione è che tra la B e i top club ci sia ormai una A2 rappresentata dalla seconda metà della classifica di A.

Le dinamiche di globalizzazione del calcio hanno portato le grandi squadre a rivolgersi ai mercati internazionali. A volte ci si dimentica come i vari Immobile, Insigne, Belotti, Bernardeschi e il giovane Scamacca, tanto per parlare degli attaccanti della Nazionale, si siano fatti le ossa in Serie B.

In generale, anche se ci sono diverse eccezioni, c’è forse meno voglia di investire, condizione che talvolta viene vista, secondo me a torto, come una scommessa a discapito di un risultato immediato.

Il contrario di quanto accade in B dove molti imprenditori rischiano nel valorizzare giovani senza avere il giusto riconoscimento di uno sforzo che va a favore di tutto il movimento e a tutela dello sviluppo futuro del calcio italiano.

Questo è un problema che va affrontato e risolto all’interno di quel processo di riforme e innovazioni di cui necessita urgentemente il sistema calcio italiano.


Nella seconda parte dell’intervista – disponibile qui – abbiamo parlato del modello della Serie B, degli obiettivi della Lega all’interno del panorama calcistico italiano e delle riforme economiche necessarie per garantire il successo della Lega nel futuro.