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·18 luglio 2023

Eredità Del Vecchio, in ballo crediti per mezzo miliardo di euro

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A un anno dall’apertura del testamento di Leonardo del Vecchio, fondatore di Luxottica e della holding Delfin che contiene tutte le proprietà di famiglia, non si è ancora del tutto risolta la querelle legata alla sua eredità. Infatti, se le quote di gestione dell’impero sono state rese effettive, a mancare all’appello è l’assegnazione dei beni, per volontà di Del Vecchio stesso, all’ultima moglie Nicoletta Zampillo e al super manager Francesco Milleri, che gestisce ora tutto l’impero.

Come riporta l’edizione odierna de Il Sole 24 Ore, tutti questi crediti sono ancora da soddisfare, perché se Francesco Milleri è riuscito a subentrare a pieno titolo nel ruolo di capoazienda, allo stesso tempo ha incontrato non poche difficoltà nella gestione delicata dei rapporti con la nuova proprietà di Delfin, ovvero gli eredi del fondatore. Il sistema costruito da Leonardo Del Vecchio, con la divisione di Delfin tra gli otto eredi e l’avvio della gestione Milleri come stabilito nel testamento, è stato infatti accolto con beneficio d’inventario da quattro eredi su otto: Luca, Clemente, Paola e Claudio.


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Gli oggetti della contesa sono tre in particolare: le tasse di successione, l’assegnazione di alcuni immobili a Nicoletta Zampillo e l’attribuzione proprio a Milleri di azioni per 270 milioni di euro con il relativo pagamento delle tasse di successione legate a questo lascito. Nei giorni scorsi, in Gazzetta Ufficiale, sono stati pubblicati tutti i crediti da saldare rispetto all’eredità di Leonardo Del Vecchio per un totale di quasi 500 milioni di euro, di cui 120 di elementi dell’attivo ereditario già liquidati.

Nell’atto, vicino ai crediti legati all’intera procedura di successione, per un ammontare intorno ai 7 milioni, e a quelli sussistenti alla data di scomparsa di Del Vecchio (17 milioni), la parte più “pesante” è rappresentata dai crediti derivanti dai legati al testamento. In quest’ultima categoria compare come creditore Nicoletta Zampillo, in riferimento all’ottenimento della proprietà di un immobile a Roma del valore di 30 milioni e della casa di Beaulieu-sur-Mer denominata “La Leonina” per circa 47 milioni.

Nella settima categoria dei crediti, sempre derivanti da legati cosiddetti “obbligatori”, ci sono poi il pacchetto di 1.749.396 azioni EssilorLuxottica SA, per un valore di 269.515.272 euro, assegnato da Del Vecchio a Milleri, il 75% del pagamento delle imposte di successione di Nicoletta Zampillo e del figlio Rocco Basilico, e infine il pacchetto di 18mila azioni di Essilor Luxottica di Romolo Bardin. Non sono stati ammessi al passivo il rimborso delle imposte di successione relative a un pacchetto di circa 2 milioni di titoli Essilor, per un controvalore intorno ai 56 milioni, trasferite a Francesco Milleri.

Ai fini del pagamento dei creditori ammessi al passivo dello stato di graduazione, si legge nel documento, i crediti legati al processo di successione saranno pagati in ordine di graduazione. Quanto invece ai crediti derivanti dai legati «potranno essere pagati in quota proporzionale nei limiti del residuo dell’attivo ereditario oggetto di effettiva liquidazione, dopo che sarà terminata la liquidazione dell’attivo e che sarà determinato l’esatto ammontare dei crediti ivi previsti». Il tutto rimane, però in attesa, delle scelte dei quattro eredi che hanno deciso di accettare con riserva il testamento che hanno ora due strade: impugnarlo, dando il via a una lotta intestina, o accettarlo e quindi completare tutto l’iter che metterebbe fine alla vicenda.

Intanto inizia a serpeggiare sempre di più che questa fase di transizione, che nelle idee di Leonardo Del Vecchio sarebbe dovuta durare molto meno, inizi a indebolire la solidità degli assetti di Delfin, visto che i quattro eredi che non hanno ancora accettato le ultime volontà di Del Vecchio rappresentano il 50% del capitale della holding. Inoltre, c’è la questione Milleri, scelto proprio dal fondatore per gestire tutto l’impero, ma che potrebbe vedersi riconoscere meno di quello deciso dal testamento. Eventualità che potrebbe incrinare, forse irrimediabilmente, i rapporti con gli eredi in un governo dei vari asset che, per le volontà del fondatore, deve essere condiviso da tutti.

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