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·2 agosto 2025

Dzeko: «Inter in finale di Champions? Chissà come sarebbe andata se fossi rimasto io»

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Dzeko: «Inter in finale di Champions? Chissà come sarebbe andata se fossi rimasto io». Le parole dell’attaccante della Fiorentina

din Džeko è ufficialmente un nuovo giocatore della Fiorentina, segnando il suo ritorno in Serie A. L’esperto attaccante bosniaco sarà il perno centrale del progetto tecnico del nuovo allenatore viola, Stefano Pioli.

In vista della nuova stagione, Džeko si è raccontato in una lunga intervista concessa a Sportweek, il settimanale de La Gazzetta dello Sport, spiegando le sue ambizioni e i motivi della sua scelta di tornare a giocare in Italia.


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FIORENTINA – «Guardate il Viola Park, basterebbe quello per rispondere. Quando mi hanno informato dell’opportunità di venire qui, non ho neppure chiesto consigli ad amici ed ex compagni. Ho vissuto otto anni in Italia, so che cosa rappresentano Firenze e la Fiorentina. Sulla città ho sentito tante cose belle, ma non ho ancora fatto in tempo a visitarla e a cercare casa. Certo, se il centro sportivo è questo… non mi dispiace dormire qui».

COMMISSO – «Gli ho fatto i complimenti per le strutture che ha realizzato. Mi ha chiamato subito dopo la firma e mi ha stupito per il suo modo di fare. Ama la città e il club, ha investito tantissimo. Nel calcio di oggi è una rarità. Quanti presidenti sono ancora così attaccati alle loro squadre? Il suo sogno è lo stesso di chiunque lavori qui: una Fiorentina sempre più grande, si spera vincente».

TRA I PIU’ IMPEGNATI NELLA PASSATA STAGIONE – «…e tra club e nazionale ho giocato circa 60 partite. Sto bene, sì. Ma ho 39 anni, la carta d’identità non mente. Diciamo che non sono ancora da buttare, però per restare al passo devo lavorare molto più degli altri. Non siamo più ragazzini… Dopo che scendi in campo, recuperi più lentamente rispetto a dieci anni fa. Così nascono una serie di programmi di prevenzione: svolgo esercizi prima e dopo l’allenamento, sto attento all’alimentazione, cerco di riposare bene. Certo, con quattro bambini in casa non è una passeggiata. Devo ringraziare mia moglie: quando si avvicinano le partite, lei si prende cura di loro e io dormo da solo».

KEAN – «Giocare con calciatori forti è sempre un vantaggio, per i singoli e per la squadra. Il concetto di concorrenza è superato: tutti i club ambiziosi hanno una rosa di 22 titolari e alla fine gioca chi sta meglio. Una volta toccherà a me, un’altra a Moise, un’altra a entrambi. Lui viene da un anno pazzesco, gli auguro di confermarsi a quel livello. A Firenze, ovviamente».

FINALE CON L’INTER – «Quando arrivi in finale sei a un passo dall’obiettivo. Quindi sì, ci credi eccome. L’Inter sfidava il City degli imbattibili, una squadra che sulla carta era ingiocabile ma che alla fine, durante la partita, non è riuscita a dominarci. Mentre ero in campo sentivo che il traguardo era alla nostra portata: con qualche episodio a favore avremmo potuto portare la coppa a casa, ma resta l’orgoglio di aver dato il 100%».

ADDIO ALL’INTER – «Se avrei fatto ancora comodo? Sì, mi è passato per la testa tante volte. Non provo rancore: a Milano ho vissuto due anni stupendi, conosco l’ambiente e tanti ragazzi che giocano ancora lì. La società e l’allenatore hanno fatto determinate scelte, che li ha portati a vincere uno scudetto e a tornare in finale di Champions. Certo, magari con me sarebbe potuta andare ancora meglio…».

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