Juventusnews24
·22 ottobre 2024
In partnership with
Yahoo sportsJuventusnews24
·22 ottobre 2024
In esclusiva a Juventusnews24.com è intervenuto Giorgio Dusi, giornalista di Tuttosport ed esperto di Bundesliga. Ecco le sue dichiarazioni su Juve-Stoccarda e sui principali temi del momento in casa bianconera.
Che squadra è lo Stoccarda di Hoeness e quale sarà la maggiore insidia per i bianconeri?«Lo Stoccarda è una squadra che sta vivendo una stagione molto particolare, perché viene da un secondo posto con 73 punti. Solitamente negli ultimi anni, a parte il Leverkusen di Xabi Alonso, qualche volta il Dortmund, è stato essenzialmente il Bayern a riuscire ad andare sopra ad una media di due punti a partita che per la Bundesliga è molto molto alta. Veniva da una salvezza allo spareggio, l’anno prima si era salvata l’ultima giornata. Questo è il contesto in cui lo Stoccarda ha costruito quello che ha fatto la scorsa stagione ed è fondamentale per capire un po’ che squadra è in questo momento. Ha fatto quell’exploit grazie a delle idee di calcio moderne, offensive, di aggressione, tante volte si vedono anche dei principi di uomo su uomo come possono essere quelli dell’Atalanta di Gasperini. È una squadra che va a giocare nella metà campo avversaria, cerca di recuperare palla veloce, gestirla e impostare l’azione, una squadra a cui piace tenere la palla. La difesa non è proprio il punto forte, è molto meglio l’attacco. Fai fatica a limitarlo offensivamente, qualcosa in qualche modo lo concedi perché attaccano in tanti uomini. E questa secondo me sarà la maggiore insidia per la Juve, dall’altro lato però è anche una squadra che per questo motivo ti concede tanti spazi alle spalle, soprattutto dei due terzini ma anche dei due centrali. Rispetto all’anno scorso comunque sono andate via i due centrali, è andato via Guirassy ed è arrivato un altro attaccante importante come Demirovic che sta segnando. Vederli lì a metà classifica in Bundesliga è una dinamica abbastanza normale, anche perché hanno avuto problemi di infortuni in difesa. È una squadra che in questo momento qui non ha quella solidità, ma non per questo non è pericolosa. È una squadra che specialmente quando attacca è molto pericolosa, in generale comunque inferiore alla Juventus anche per tutti questi motivi che ti ho detto finora».
Quali sono i singoli da tenere d’occhio che potrebbero diventare anche osservati speciali per il mercato?«È una lista lunghissima, nel senso che partendo dalla porta c’è Nubel. È già di proprietà del Bayern Monaco che ha appena rinnovato il contratto fino al 2029. Allo Stoccarda ha fatto molto bene, poi quando tornerà prenderà il posto di Neuer da titolare del Bayern. Da quando Sebastian Hoeness è allo Stoccarda ha portato otto giocatori a debuttare in Nazionale, che è un numero pazzesco, è un dato incredibile. Maximilian Mittelstädt è diventato titolare della nazionale tedesca a sinistra. È un treno, un giocatore che corre in avanti come veramente pochi altri. Ma ti cito anche i due mediani Stiller e Karazor, che in coppia sono fantastici, peraltro Stiller bellissima storia perché Hoeness lo ha sempre voluto con sé. Anche lui ha già esordito in Nazionale. La batteria di trequartisti secondo me interessantissimi, tutti quanti da Enzo Millot che è un 2002 francese che è un talento clamoroso pagato 1,5 milioni tre anni fa, adesso Transfermarkt lo valuta 42. È comunque quel range di prezzo lì adesso, ma mi viene in mente anche Chris Führich che non ci sarà stasera. Per lui si è già parlato di Bayern, di Dortmund… Il prossimo sarà Jamie Leweling, un giocatore diverso, più di corsa diciamo che di estro, ma una corsa sempre costante, sa tenere botta. È un bell’esterno moderno, ha quelle caratteristiche forse simili a Chiesa pensando alla Juve, un pochino me lo ricorda. Poi non ha quei colpi che aveva il primo Chiesa secondo me, ma è ancora giovane. Demirovic comunque è un ’98 , poi c’è Undav che osservato speciale per il mercato lo è già. L’anno scorso ha fatto 19 gol e 10 assist giocando meno di 3000 minuti. Undav è sempre stato uno che ha segnato tanto. Ci sono veramente tanti, tanti giocatori dello Stoccarda che diventano appetibili per il mercato. È una vetrina spettacolare, i prossimi saranno Demirovic, magari lo stesso El Bilal Touré ex Atalanta».
La Juve di Thiago Motta può fare tre su tre. Secondo lei fino a dove può arrivare in Champions League?«Per me fare previsioni su questa Champions è impossibile. Essendo un formato totalmente nuovo ci sono anche questioni di incroci, di differenza reti… Quest’anno è veramente imprevedibile secondo me la Champions League e non ne faccio un discorso solo di Juve e di Thiago Motta, ma chiunque. Arrivare primi potrebbe voler dire nulla per certi versi, non ti dà effettivamente un vantaggio forse così grande come si credeva. Specialmente quest’anno è veramente impossibile, poi è chiaro ci sono le squadre come Bayern, Real, City, PSG che partono per vincerla. Per me la Champions è una competizione troppo aleatoria per poter veramente pensare di costruire un cammino vincente. Cioè dipende troppo da momenti, situazioni eccetera. Non so sinceramente dove possa arrivare ogni squadra perché è troppo presto, si conosce ancora troppo poco questo format. Magari tra 3-4 anni, quando si ha qualche idea un pochino più chiara, si riuscirà a capire qualcosa di più».
La Bundesliga si sta godendo anche l’esplosione di Sesko. Lo sloveno è già fuori dalla portata della Juventus?«Sesko ha un’etichetta del prezzo abbastanza definita, cioè sui 60/75 milioni, perché poi ci sono di mezzo anche questioni di clausola, con aumento di bonus, diminuzione. Il prezzo comunque è quello lì, fuori portata dalla Juventus non lo so… Quei soldi sono sempre ben spesi. Sesko sta facendo il percorso che tutti si aspettavano che facesse, quindi onestamente la sua esplosione è se fa 40 gol in 30 partite, perché per me il suo target deve essere quello di fare numeri non dico stile Haaland però insomma deve andarci il più vicino possibile. Sinceramente non ho non ho mai visto i conti della Juventus, non so dire se sia fuori portata o meno. Sicuramente se a me serve un centravanti, se dovesse andare via Vlahovic, e volessi mettermi a posto per un decennio, prenderei Sesko come fece il Bayern con Lewandowski ai tempi. Per fare un paragone che possa essere coerente».
Su Openda e Boniface, invece, cosa c’è di vero? Possono diventare nomi concreto in caso di separazione con Vlahovic?«Cosa c’è di vero non lo so. Sesko, Openda e Boniface sono giocatori diversissimi tra di loro. Fai fatica a trovare dei punti in comune tra loro tre. Ti fanno fare un tipo di gioco totalmente diverso. Openda e Sesko giocano anche in coppia, in generale Openda è un attaccante che gioca anche in coppia con altri. Ma sono tre giocatori veramente diversissimi, per carità sono tutti giocatori che costano anche tanto. Penso che anche su Boniface e Openda il prezzo non sia poi così diverso rispetto a Sesko, anche perché Openda continua a segnare, Boniface pure… Posso dire che sono giocatori molto forti, questo sì sicuramente».
Lei segue da vicino anche l’Atalanta. Si aspettava un impatto maggiore di Koopmeiners?«È un giocatore che in estate ha fatto un infortunio, poi ha lavorato per neanche un mese con l’Atalanta, poi è rimasto a casa 15/20 giorni e non so che programma di allenamento abbia seguito. È arrivato e ha fatto un mesetto di Juventus in condizioni che chiaramente non potevano essere ottimali, poi si è fatto male. A me sembra sempre un discorso stucchevole quello di fare valutazioni sull’impatto dei giocatori arrivati a fine agosto quando siamo al 20 ottobre in una squadra che si è totalmente rinnovata. Sta cercando di imparare un calcio totalmente nuovo, capisco l’hype dei 60 milioni, ma sinceramente mi sembra il mondo delle favole. Il calcio è un’altra cosa, il calcio è dinamiche, giocare coi compagni, conoscerli e Koop all’Atalanta ha insegnato soprattutto una cosa, che il meglio lui lo dà quando capisce tutti quelli che sono intorno a lui. Quando affina le dinamiche coi compagni, in quel momento lui diventa un giocatore determinante con i suoi movimenti, le sue intuizioni e soprattutto deve capire anche il contesto. Non è tutto automatico, che uno pagato 60 milioni arriva, si mette in campo e va così. Ci sono tante altre cose dietro che rendono tutto quanto un pochino più complicato rispetto a quello che si vuole far passare».
Infine sulla “nuova” Nazionale di Spalletti. Secondo lei può tornare competitiva già ai prossimi Mondiali? Sempre in caso di qualificazione…«Innanzitutto a me piace il fatto che un CT esca un po’ da quelli che sono i classici dogmi di squadra nazionale. Mi vengono in mente gli esempi della Francia di Deschamps e della Germania di Low soprattutto, ma anche un po’ dell’Inghilterra di Southgate, per una parte in realtà. Mi spiego: resta ancorata a un gruppo per tanti anni. Secondo me è un qualcosa che ci stava negli anni in cui c’era veramente una polarizzazione del talento in determinate squadre, quindi magari tra il 2010, 2017/18 in cui c’era oggettivamente un gap veramente ampio tra i super top club e le squadre chiamiamole di mezza classifica. Allora aveva senso fare così, creare una nazionale con dei blocchi e dare continuità anche ad un gruppo. Invece adesso, secondo me, la storia di Nagelsmann con la Germania è maestra in questo. Bisogna guardare molto più anche a quello che succede in campionato. Secondo me anche Spalletti in questo momento sta guardandosi intorno, sta cercando di andare a prendere giocatori che sono diciamo in fase di “affermazione” in questo momento. A costo anche di fare qualche rinuncia importante, significativa, di qualche magari veterano che resta a casa per favorire altri. Mi viene in mente puntare su Bellanova e Cambiaso come coppie d’esterni destri non portando Darmian o altri che sono stati in quel ruolo. Lo stesso vale anche in difesa, abbiamo visto adesso questa linea con Di Lorenzo, Bastoni, Calafiori, c’è Buongiorno. Io partirei da questi presupposti qua, bisogna guardare meno al curriculum e più a quello che vive un giocatore in in questo momento. Così, secondo me, poi ritrovi il gioco e ritrovi l’entusiasmo. Sono arrivate un po’ nuove soluzioni e un po’ di aria fresca diversa rispetto a quella un po’ stantia che c’era nel recente passato. Quindi per me la strada è quella buona, poi tornare competitivi in un Mondiale e chi si potrà definire competitivo lo scopriremo. Ricordando anche qua che il divario tra le big nazionali e quelle un po’ meno big comunque si è assottigliato e gli exploit di Croazia, Marocco, Svizzera agli Europei lo confermano».
Si ringrazia Giorgio Dusi per la disponibilità e la gentilezza mostrate in questa intervista.