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·18 agosto 2025

Diarra fa causa alla FIFA: vuole 65 milioni di euro. Il motivo

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Diarra fa causa alla FIFA: vuole 65 milioni di euro. Il motivo della richiesta di risarcimento danni. L’ex giocatore è sostenuto dalla FIPRO

Il “caso Diarra” vive una nuova, clamorosa svolta. L’ex centrocampista francese Lassana Diarra ha ufficialmente richiesto un risarcimento danni di 65 milioni di euro lordi (pari a 35 milioni netti) nei confronti della FIFA e della Federcalcio belga. L’annuncio, arrivato tramite un comunicato stampa diffuso proprio nella giornata di oggi, lunedì 18 agosto, rappresenta l’ultimo capitolo di una battaglia legale decennale, sostenuta con forza da FIFPRO Europe e FIFPRO World.

La vicenda affonda le sue radici in una controversia di dieci anni fa, quando Diarra interruppe il suo contratto quadriennale con il Lokomotiv Mosca. La FIFA etichettò la sua mossa come una rottura “senza giusta causa”, condannandolo a una sanzione di 10 milioni di euro e a una sospensione sportiva. A rendere la situazione insostenibile fu l’articolo 17 del regolamento FIFA, che introduceva una “responsabilità solidale”: qualsiasi nuovo club avesse tesserato Diarra sarebbe diventato corresponsabile del debito, un meccanismo che di fatto lo rese iningaggiabile, bloccandone la carriera.


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Il punto di svolta è arrivato lo scorso ottobre, quando la Corte di Giustizia Europea ha emesso una sentenza storica, stabilendo che tali norme violano principi fondamentali del diritto comunitario, ovvero la libera circolazione dei lavoratori e la libera concorrenza. La Corte ha definito i criteri della FIFA per calcolare le indennità «vaghi, imprevedibili e non trasparenti», ribadendo che anche nel calcio vigono le normali leggi sul lavoro.

Dopo mesi di silenzio da parte delle istituzioni calcistiche, Diarra ha deciso di passare all’azione, forte di una valutazione dei danni effettuata da Compass Lexecon, leader mondiale del settore. Nel suo comunicato, il calciatore ha spiegato le ragioni della sua lotta.

«Sono passati più di 11 anni. Lo faccio per me stesso ma anche per tutti i giocatori emergenti e meno conosciuti. Io sono riuscito a resistere alla FIFA perché ho avuto una buona carriera», afferma il francese. E aggiunge: «La FIFA e la Federcalcio belga hanno perso davanti alla CGUE. Su tutta la linea! Successivamente, la FIFA ha modificato il proprio regolamento, ma ha deciso di farlo in modo non conforme ai rigorosi requisiti imposti dalla sentenza della CGUE».

Infine, Diarra conclude con amarezza: «Ho aspettato qualche mese prima di riavviare il procedimento nazionale in Belgio. Ho pensato che la FIFA e la Federazione belga mi avrebbero contattato per trovare una risoluzione amichevole. Non è stato così. È un loro diritto, ma riflette una persistente cultura di disprezzo per lo Stato di diritto e per i giocatori, nonostante il messaggio cristallino inviato dalla CGUE». La sua battaglia, ora, non è più solo personale, ma un simbolo per i diritti di tutti i calciatori.

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