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·25 novembre 2024
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L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” ha commentato la vittoria del Napoli nel match contro la Roma.
Era tutto scritto. Era scritto che vincesse il Napoli. Era scritto che la Roma, una malata nient’affatto immaginaria, si sarebbe difesa per tentare di non prenderle: il minimo dal massimo possibile, oggi. Era scritto che segnasse Lukaku. E che, al momento del gol, su Big Rom ci fosse l’invocatissimo (quasi) debuttante Hummels, presentato da Ranieri all’inizio della ripresa in sostituzione di El Shaarawy.
Era scritto. Perché puoi anche alzarti molto presto, ma il tuo destino s’è alzato un’ora prima (è un proverbio africano). Ed è un dato di fatto che in questo Napoli ci sia davvero qualcosa di diverso e indispensabile: Antonio Conte, uno che non racconta cazzate e che sa come si fa. Ma anche che Ranieri abbia davanti a sé un percorso assai complicato: impensabile che in pochi giorni di lavoro potesse curare chi in tre mesi ha perso tutti i riferimenti e visto azzerare le gerarchie tecniche, per non parlare dell’autostima e di quel tanto di fiducia che consente di inseguire con qualche possibilità i miracoli.
II Napoli ha ritrovato immediatamente la testa della classifica, la Roma un minimo di equilibrio, ma è ancora distante da qualcosa di presentabile e va aiutata anche dal suo pubblico, oltre che da Pellegrini e Dybala.
I due giocatori più qualitativi e importanti non possono permettersi l’ordinarietà: devono uscire dall’ombra con coraggio e mettersi di nuovo a disposizione, sopportando eventualmente dolorini e doloroni.
L’immagine che descrive il momento della Roma è proprio Paulo Dybala, entrato a tre minuti dalla fine, che a partita conclusa va ad allenarsi con chi non aveva giocato. Molto più di un paradosso.
Il Napoli è lo stesso da inizio stagione – provvidenziale incidente di Verona a parte -: una squadra che lavora tanto e con entusiasmo, cresce in personalità, ha linee di gioco precise e fa risultato. Conte è ripartito dalle aste trovando un gruppo molto ricettivo: ho tuttavia la sensazione che le manchi ancora un 30, 40% di sé, poiché le potenzialità sono solo parzialmente sfruttate: Kvara non è ancora il miglior Kvara, Lukaku non è ancora il miglior Lukaku, Neres può dare tanto di più e anche Di Lorenzo ogni tanto si fa mancare.
Il punto d’incontro tra l’allenatore e la squadra è proprio tra la pazienza che predica Antonio e la voglia di fare dei suoi, che talvolta produce spiazzamenti e rischi inutili: solo l’indispensabile Lobotka riesce ad avvicinare i due poli.
Carlo Gioia
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