
OneFootball
Francesco Porzio·8 novembre 2018
Cinque gesti di Josè Mourinho che hanno fatto la storia

In partnership with
Yahoo sportsOneFootball
Francesco Porzio·8 novembre 2018
Un personaggio che non può lasciare indifferente, o lo si ama o lo si odia.
Ieri l’ultimo gesto di una lunga serie: la mano vicina all’orecchio. Come dire: adesso non fischiate più? Lo Stadium lo ha massacrato per tutta la partita, anche dopo il gol segnato da Cristiano Ronaldo il bersaglio era ancora una volta Josè Mourinho. Colpa di un passato troppo difficile da dimenticare.
Lo Special One nel post partita ha detto che quel gesto non lo rifarebbe “a freddo”, ma statene certi che ce ne saranno altri in futuro. È l’essenza di Mourinho, che non riesce ad essere normale. No, lui non lo è, anche senza vincere.
Quali sono stati i cinque gesti che lo hanno caratterizzato fino a ieri sera?
Uno dei primi gesti celebri dell’allenatore portoghese. Il suo Chelsea concede per la prima volta da quando è arrivato il titolo al Manchester United. Così Mourinho, dopo il pareggio esterno sul campo dell’Arsenal si rivolge ai tifosi Blues arrivati in trasferta. “A testa alta”, questo il messaggio dello Special One, che poi nel giro di pochi mesi verrà esonerato, prima di arrivare l’anno successivo all’Inter.
E proprio il periodo in nerazzurro regala momenti che hanno fatto la storia. A cominciare, ovviamente, dalle manette. Inter-Sampdoria, febbraio 2010. L’Inter nel primo tempo rimane in nove uomini per le espulsioni di Cordoba e Samuel. Mourinho in panchina esplode, cerca la telecamera e… manette. Un gesto che gli costerà multa, squalifica e fiumi di critiche.
Eppure, in quel momento, Mourinho si lega indissolubilmente ai tifosi dell’Inter, che percepiscono un senso di appartenenza quasi mai visto prima da parte di un allenatore nei confronti della loro squadra.
Torniamo indietro di qualche settimana, siamo a fine gennaio 2010. L’Inter è, ancora una volta, in nove contro undici. Nel primo tempo Sneijder è stato espulso per aver applaudito ironicamente l’arbitro Rocchi, nella ripresa l’Inter segna il gol del due a zero con Pandev su punizione, ma nel finale succede di tutto.
Calcio di rigore per il Milan e secondo giallo per Lucio. Sul dischetto va Ronaldinho, ma Julio Cesar lo ipnotizza, parata. L’Inter è però comunque alle corde, e i tifosi dell’Inter hanno paura. Così Mourinho si scatena e chiama il pubblico nerazzurro ad incitare i propri beniamini. Apoteosi generale.
L’Inter vince il Triplete, e Mourinho lascia Milano per Madrid. Ma a novembre il destino vuole che l’allenatore torni nella città che lo ha consacrato da avversario, in casa del Milan. I tifosi lo beccano dall’arrivo all’aeroporto, ma quello era un Mourinho da battaglia, contro tutto e tutti. Così appena entra in campo mostra le tre dita a tutto lo stadio. Un gesto che lo accompagnerà negli anni, come abbiamo visto anche di recente.
L’ultimo gesto in ordine di tempo prima di quello dello Stadium. Il “mignolino” di Mourinho ha suscitato diverse reazioni, tra cui anche le più fantasiose, ma la verità la sa solo lo Special One. E poi sarà comunque il suo, opinabile, punto di vista. Aspettando il prossimo gesto (e le prossime polemiche).