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·8 giugno 2020

Chiellini e Ramos da terzini a grandi centrali di nuova generazione

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Il più grande portiere del nostro secolo, Gigi Buffon, da ragazzino ha iniziato come centrocampista. Carmine Raiola, ai più noto come Mino, è uno dei procuratori più influenti del calcio mondiale, ma prima di iniziare faceva il pizzaiolo ad Amsterdam. J.K. Rowling, che ha scritto una delle saghe fantasy più importanti della storia letteraria, prima di Harry Potter insegnava inglese in Portogallo. Allo stesso modo, Sergio Ramos e Giorgio Chiellini, i due centrali difensivi che hanno segnato l’ultimo decennio di calcio internazionale, sono nati come laterali bassi.

A separarli dai personaggi sopra elencati c’è il fatto che, anche nella loro vita calcistica precedente, gli allora giovani difensori sembravano potersi imporre tra l’élite mondiale; tuttavia, il nostro ricordo dei due nell’antico ruolo di terzini si è fatto via via più sfumato ed episodico, tanto siamo arrivati ad identificarli come leader emotivi dei rispettivi club e nazionali, guidati rigorosamente dal centro della difesa. Ma che terzini erano Ramos e Chiellini? Quanto erano davvero forti?


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Quarti di finale di Euro 2008, quando Chiellini e Ramos erano due dei giovani difensori più interessanti d’Europa.

Anche scandagliando il web, non è semplicissimo trovare cronache esaustive del periodo in cui Sergio Ramos vestiva la maglia del Siviglia, come se la sua identificazione con il bianco del Real Madrid sia ormai talmente forte da aver generato una sorta di damnatio memoriae relativa alla sua carriera precedente lo sbarco a Valdebebas (il centro sportivo è stato curiosamente inaugurato l’anno del suo arrivo, come a dire: qui comincia l’epopea di Sergio Ramos a Madrid). Il centrale nato a Camas, una decina di km da Siviglia, inizia a 10 anni la trafila delle giovanili biancorosse e Joaquin Caparros il 1° febbraio 2004, 18 anni ancora da compiere, contro il Deportivo gli regala i suoi primi 26′ in Liga. Il ruolo? Quello che ne ha fatto le fortune nella seconda squadra di Siviglia, terzino destro, con il titolare Dani Alves alzato a centrocampo.

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Name a more iconic duo.

Nell’annata successiva Sergio è già titolare indiscusso, sull’out difensivo di destra, di un Siviglia che aggancia la qualificazione in Uefa; in tale contesto, Ramos inizia a mettere in mostra le doti che porteranno il Real Madrid, al termine della stagione, a investire su di lui addirittura 27 milioni di euro, record per l’epoca per un difensore spagnolo. Il giovane numero 32 degli andalusi spicca per le grandi doti atletiche unite a una disciplina tattica sconosciuta a molti pari età, la quale consente a Caparros di schierarlo a più riprese al centro della difesa. Sulla propria fascia il ragazzo si trova a dover coprire le avanzate di due esterni offensivi e tecnici come Jesus Navas e Dani Alves, ma non per questo interpreta il ruolo in maniera conservativa; è qui che le sue proiezioni costanti con la chioma al vento, non ancora racchiusa dall’iconica fascetta, iniziano a diventare il marchio di fabbrica di questa sua prima metà di carriera.

Il primo gol da professionista di Sergio Ramos, preliminari di Coppa Uefa, non poteva che arrivare con un colpo di testa.

L’affermazione di Chiellini tra i professionisti è più o meno contemporanea a quella di Ramos in Liga, anche se rispetto allo spagnolo l’attuale capitano della Juve deve mordere il freno un po’ più a lungo (pur essendo due anni più vecchio) prima di ottenere un posto da titolare. Nato a Pisa e cresciuto a Livorno, con il club labronico esordisce in Serie C1 non ancora diciassettenne, un minuto più recupero il 14 gennaio 2001 contro l’Alessandria, e anche nella stagione successiva (conclusasi con la promozione) Chiellini è protagonista marginale in campionato. Il primo, vero banco di prova per Giorgio sono le coppe: titolare nelle 3 gare di Coppa Italia e nella doppia sfida di Supercoppa di Serie C contro l’Ascoli, l’allora riccioluto terzino sinistro viene impiegato da Osvaldo Jaconi come laterale di sinistra del 3-4-1-2.

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Fonte: www.giorgiochiellini.com

Il primo anno di B è ancora di apprendistato per Chiellini, con Donadoni che lo getta nella mischia soltanto a salvezza ormai raggiunta, mentre nel 2003/04 il ventenne difensore è perno indiscusso del Livorno di Walter Mazzarri, promosso in Serie A con due gare d’anticipo. Per Mazzarri il ragazzo, il quale ha appena scelto quel numero 3 che ne scolpirà la figura nella nostra memoria, è l’esterno sinistro perfetto del suo centrocampo a 5, per facilità di corsa e capacità di interpretare al meglio entrambe le fasi. La stagione di Chiellini in cadetteria strega letteralmente Fabio Capello, che prima convince la Roma ad acquistarlo in comproprietà, e poi spinge il ragazzo verso il riscatto e il successivo acquisto da parte della Juventus, panchina sulla quale il tecnico è in procinto di accomodarsi. La Juve gira in prestito Chiellini alla Fiorentina, una scelta che si rivela vincente: Mondonico lo lancia titolare già dalla prima giornata, i subentranti Buso e Zoff lo confermano, il Chiello risponde a suon di prestazioni di quantità e qualità (in questa rete contro il Lecce sembra Bale), tanto da meritarsi subito il ritorno alla casa madre.

Tra i parallelismi più interessanti, segnaliamo sia Ramos che Chiellini in gol contro Real e Juve l’anno prima di trasferirvisi: oltre alla capocciata di cui sopra, vale la pena guardarsi anche questa bomba a Casillas su punizione indiretta.

Quasi contemporaneamente all’inizio dell’avventura bianconera di Chiellini, il nuovo arrivato a Madrid (che sceglie una maglia leggerina, la 4 di Hierro) trova occupato da Michel Salgado il suo slot sulla fascia destra, così Luxemburgo prima e Lopez Caro poi lo piazzano stabilmente al centro della difesa, e anche in assenza di Salgado sull’esterno gli preferiscono Cicinho. Ramos si trova addirittura a ricoprire il ruolo di mediano a 2, formando insieme a Julio Baptista una coppia che oggi definiremmo eufemisticamente improbabile. Il ritorno alla posizione originaria avverrà gradualmente tra il 2006 e il 2008, con Salgado che diventa progressivamente la sua riserva grazie all’intervento di Capello (di nuovo!) e soprattutto Bernd Schuster, il quale nell’estate del 2008 consegna a Luis Aragones quello che di fatto è uno dei terzini più completi del panorama internazionale.

Titolare ed erede o padre e figlio?

Pur dovendo controbilanciare l’attitudine offensiva di Roberto Carlos sull’altro out, il Sergio Ramos terzino del Real non è un giocatore da compitino: nelle sue prime 40 gare da laterale nella capitale, il numero 4 mette a referto 8 assist e 4 reti, mostrando un bagaglio tecnico che oggi magari facciamo difficoltà a riconoscergli. Con la maglia merengue Ramos manda in gol i compagni con sponde di testa, cross bassi a tagliare la difesa, traversoni classici verso il secondo palo dal fondo o con traiettorie più elaborate.

Un assist del genere, d’interno destro a giro dalla trequarti (peraltro al minuto 3 di un clasico), nel 2020 lo attribuiremmo ad Alexander-Arnold e pochissimi altri esterni bassi.

Le doti di accompagnamento e di rifinitura dell’azione del difensore madrileno spingono Aragones prima e Del Bosque poi a renderlo di fatto il Roberto Carlos della Spagna, con licenza di comportarsi da vera e propria ala in fase di possesso, compito che poi svolgerà in maniera egregia anche nel Real, complice l’addio del laterale brasiliano. Nel 2010 Sergio Ramos, assieme a Maicon e Lahm, è sicuramente tra i migliori 3 laterali destri del globo: non ha la forza fisica del primo né la rapidità e la tecnica del secondo, ma possiede tutte queste doti nella giusta misura ed è sicuramente il migliore dei tre quando c’è da incrociare i tacchetti (la sua liaison coi cartellini è ancora tutta da costruire).

L’ultimo, abbacinante flash del Sergio Ramos terzino.

Decisamente meno netto il percorso di Chiellini, che di fatto dopo il primo anno di Juve una stagione intera da terzino non la disputerà più. Capello mostra anche nei fatti la sua stima per il nuovo numero 3 bianconero, consegnandogli alla settima giornata una maglia da titolare sulla corsia sinistra, complice l’indisponibilità di Zebina, con Zambrotta dirottato sulla destra. Il primo Chiellini bianconero è un giocatore che impressiona per la facilità e la continuità nella corsa, ma non trasmette ancora grande sicurezza sul piano difensivo e soprattutto fatica ad abbinare cross di qualità alle puntuali discese sulla fascia. Fino a metà stagione sarà lui il titolare, poi Capello gli preferirà Balzaretti, rispolverando Giorgio solo nelle gare in cui sentirà bisogno di un laterale più solido dell’ex Torino.

Se in bianconero Chiellini viene (prevedibilmente) messo in discussione, con l’Under 21 è capitano e padrone della squadra, una sicurezza che lo porta a tentare e realizzare prodezze come questa.

Il Mondiale di Germania e la retrocessione in B rivoltano il calcio italiano come un calzino, ma per Chiellini la vera rivoluzione è rappresentata dalla mossa di Didier Deschamps, il quale visto il rendimento non esaltante della coppia Kovac-Boumsong sposta con successo Giorgio al centro della difesa, rispolverandolo come esterno soltanto saltuariamente. Lo stesso avviene l’anno successivo in A con Ranieri: nelle prime uscite stagionali la sua Juve vede Chiellini sulla fascia e Criscito al centro, una scelta più che controintuitiva ad oggi, poi il tecnico silura l’ex Genoa in favore di Molinaro (!) e rimette il numero 3 al centro, in coppia con Legrottaglie. Tale mossa di fatto consegna a Chiellini una maglia da titolare per Euro 2008, dove non fa rimpiangere l’infortunato Cannavaro rivelandosi uno dei migliori azzurri della spedizione.

Andata e ritorno, un racconto hobbit di Giorgio Chiellini.

Per ritrovare Chiellini stabilmente da terzino c’è bisogno di saltare alla stagione 2011/12: è la Juve di Antonio Conte, la quale prima di passare al 3-5-2 che la consegnerà ai posteri disputa praticamente tutto il girone d’andata con la difesa a 4, e per non rinunciare né a Bonucci né a Barzagli il tecnico dirotta Giorgio nell’antico ruolo di laterale difensivo. A 27 anni il buon Chiello è decisamente nel prime atletico e tecnico, ma è di fatto diventato un difensore centrale, peraltro fortissimo, e il suo ritorno al passato ha da subito il retrogusto di una soluzione temporanea; di fatto, è come se la Juve giocasse con 3 centrali già prima di passare al 3-5-2 vero e proprio, dato che l’apporto di Chiellini nella fase offensiva è esclusivamente d’appoggio, deputando a Mirko Vucinic tutti i compiti creativi sull’out mancino.

La più classica delle eccezioni che confermano la regola: cross di Chiellini e colpo di testa di Pepe.

Il 2012 è l’anno della svolta definitiva sia per Ramos che per Chiellini, curiosamente lo stesso in cui si ritrovano uno contro l’altro nella finale di Euro 2012: stravince lo spagnolo, centrale, mentre l’acciaccato azzurro, riportato sull’esterno da Prandelli nella semifinale, sbaglia sul gol di Silva ed è costretto a dare forfait dopo 21 minuti. Al Real José Mourinho si convince che Sergio Ramos è il leader ideale per la sua retroguardia, tanto da rinunciare alle sue qualità sulla fascia preferendo schierare il più scolastico Arbeloa sulla destra e Ramos in mezzo, e consegnando al numero 4 la fascia di capitano, complice il progressivo accantonamento di Casillas. Nel frattempo, Conte ha capito che l’abito ideale della sua Juventus è il 3-5-2 e fa di Chiellini, posizionato sul centro-sinistra, il miglior marcatore del campionato italiano; neanche l’arrivo di Allegri e il ritorno alla linea a 4 sposteranno più l’ormai ultratrentenne Chiellini dal cuore della difesa.

In più di un’intervista Chiellini e Sergio Ramos si sono dimostrati stima reciproca: ecco un fulgido esempio.

Oggi che entrambi i difensori si avvicinano al crepuscolo delle rispettive carriere, ripensarli come terzini non rende quasi giustizia alla statura internazionale da essi raggiunta nel ruolo di centrali difensivi, come se le loro esperienze da laterali fossero archiviabili a “scorribande di gioventù”, accantonate con l’avvento della maturità calcistica. Il Sergio Ramos visto sugli out di destra di Real e Spagna sarebbe con ogni probabilità un buon esterno basso anche nel 2020, pur non possedendo l’accelerazione, la velocità di punta e l’abilità nell’1 contro 1 che siamo soliti richiedere a un terzino moderno, mentre Chiellini non andrebbe oltre il ruolo di centrale mascherato, un ruolo che sta via via scomparendo nel calcio contemporaneo.

Ad ogni modo, la loro attuale identificazione col ruolo di fulcro delle rispettive difese, nonché il livello elevatissimo raggiunto da centrali, rendono impossibile anche solo intuire, per chiunque non ne abbia seguito le gesta dagli albori, che nelle loro vite precedenti Sergio Ramos e Giorgio Chiellini sono stati degli arrembanti e propositivi terzini. Chissà se ai posteri riusciremo a tramandare anche questa parte semidimenticata della loro sfavillante carriera.

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