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·7 novembre 2024
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Fortuna, tecnica, dono, cosa c’è dietro all’infallibilità di Hakan Calhanoglu dal dischetto? Il rigore di Inter-Arsenal rivela la verità sulla precisione del centrocampista turco.
INCANCELLABILE – L’Infortunio agli adduttori e la panchina nelle ultime quattro partite (salvo i venti minuti in campo contro il Venezia), non sono stati sufficienti ad annullare l’infallibilità di Hakan Calhanoglu dal dischetto. Il turco torna titolare in Inter-Arsenal, riprendendosi la regia del centrocampo nerazzurro, e immediatamente ristabilisce la normalità. “Normalità”, sempre se la precisione balistica dagli undici metri, da centravanti puro, può definirsi tale per un centrocampista. Sua la freddezza impiegata dal dischetto nel trasformare il rigore in gol. Suo il gol che decide il match di Champions League e porta altri tre punti fondamentali nelle tasche di Inzaghi. Anche in Inter-Arsenal Calhanoglu, fresco di rientro, ci mette la firma e conferma di essere una risorsa inestimabile per la squadra nerazzurra. Come a centrocampo così sotto la porta avversaria.
MITO DA NON SFATARE – Quello di Inter-Arsenal è il diciannovesimo rigore trasformato da Calhanoglu nel suo periodo in nerazzurro. Un numero emblematico, ancor di più se accostato ai tentativi avuti a disposizione dal turco nelle sue stagioni a Milano: sempre diciannove. Il centrocampista è imbattibile dal dischetto e partita dopo partita, rigore dopo rigore, supera le aspettative e alza l’asticella. Quella di Calhanoglu sembra diventata ormai una sfida personale, un vero e proprio mito da non poter e voler infrangere. Quel che è certo è che dietro alle sue statistiche non può esserci solo fortuna, ma l’impegno e l’abnegazione che solo i grandi calciatori possono avere.
PAROLA D’ORDINE – A svelare il suo segreto, infatti, è lo stesso Calhanoglu nel post partita di Inter-Arsenal. «In allenamento dico sempre ai portieri dove calcio, se è a sinistra dico a sinistra per provare a calciare forte e non far arrivare il portiere. Il segreto è così: il lavoro deve essere preciso e perfetto. Invece oggi ho cambiato il rigore e il modo di calciare, ho guardato il portiere ho visto che era andato prima giù: l’ho messa morbida». La parola d’ordine, dunque, è sempre lavoro ed anche un pizzico di sicurezza. Come si evince dalle parole spese per descrivere il rigore che ha battuto David Raya: «Ho provato per la prima volta un’altra cosa, perché lo so che i portieri mi guardano sempre. Ho provato a guardare lui fino alla fine, poi ho messo morbido e normale. Sapete che in genere calcio forte, oggi era diverso ma sono contento di aver segnato».