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Diego D'Avanzo·21 maggio 2024
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Diego D'Avanzo·21 maggio 2024
Calafiori ha stupito tutti e lo ha fatto grazie a Thiago Motta: cambiando posizione, interpretazione, pensiero e, soprattutto, quel che aveva da offrire sul terreno di gioco. E le grandi stagioni portano con loro anche dei parossismi benevoli: “Sembrava Maldini”, ha detto Orsolini. Ecco, non proprio: ma Calafiori ha comunque fatto un’annata grandiosa.
Se la carriera lo aveva decretato fino a quel momento come uno di quegli esterni da sfruttare in avanti e da ripiegare nella difesa a 3 in caso di emergenza, Calafiori è diventato il difensore mancino di una difesa a 4 che però si dispiega in modo unico: con una mobilità ai centrali che vanno anche ad impostare, a muoversi in avanti con dei compiti simili a quelli di una difesa a 3.
Poi la qualità ce la mette lui, esaltato dal contesto che fa emergere le doti nel palleggio, nella presa in carico del pallone. Doti che hanno scatenato il meme: Chalafiori o Calafiori? Una “h” in più o meno non ha cambiato la sostanza e soprattutto i numeri di una stagione insperata e impronosticabile.
Calafiori è nel 3% dei migliori difensori per azioni da tiro create, è nell’8% tra i più abili nella statistica combinata di recupero palla+dribbling sull’avversario, ma è anche nel miglior 5% per intercettazioni pure. Anche qui, il contesto ha fatto il suo: perché il Bologna non domina per forza ma neanche specula, addormenta la partita quando serve. E in Calafiori ha trovato il corretto lettore di situazioni: 2 intercettazioni per gara, quasi come Buongiorno che è il migliore in Serie A.
Quel che mancava era il gol: “Mi ero quasi arreso” ha detto dopo il 3-3 in cui ha trovato la doppietta. Una dichiarazione che non si sente spesso per un difensore centrale. Che bisogno c’è di ricercarlo dopotutto? Dopo 5 assist in un campionato, diventa quasi un’esigenza naturale.
E proprio contro la Juve nel 2019/2020 aveva trovato il suo primo “finto” gol, un bellissimo tiro da fuori area a gioco fermo, e quindi annullato. Lo scavino di ieri sera contro Szczesny non è stato da meno e lo ha celebrato in quella che è stata la notte della sua consacrazione: quella che ha spazzato via i dubbi non su quanto fatto ma su quello che succederà .
Sicuramente Spalletti lo chiamerà agli Europei, probabilmente Thiago Motta lo chiamerà nella sua prossima avventura (se ci sarà ) ancor prima di fare il nome di Zirkzee: d’altronde i dettami tattici partono da dietro e poi arrivano in avanti.
Dal gol mancato con la Juve sono passati più di 3 anni e da quel momento è cambiato tutto: contesto, status e orizzonti. “Non so ancora se rimango” ma con una squadra o con un’altra, è sicuro, in Champions League ci giocherà .