Acerbi, da quasi esiliato ad eroe scudetto: un’ironia della sorte tutta italiana | OneFootball

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·25 aprile 2024

Acerbi, da quasi esiliato ad eroe scudetto: un’ironia della sorte tutta italiana

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L’Inter è campione d’Italia per la ventesima volta nella sua gloriosa storia, riuscendo così ad ottenere la seconda stella proprio contro i cugini del Milan, vincendo uno dei derby forse più importanti della storia. A segnare il gol che ha fatto vincere il campionato alla squadra nerazzurra, oltre a quello di Thuram, sempre presente nelle partite importanti, è stato Francesco Acerbi, uomo copertina, in negativo, di una bruttissima pagina di sport avvenuta negli ultimi mesi di campo ed extra campo.

Acerbi, da quasi esiliato ad eroe scudetto: un’ironia della sorte tutta italiana

Vedere Acerbi esultare al gol contro i rossoneri, squadra per la quale lui ha anche militato in passato, fa subito venire in mente le accuse secondo qui lo stesso difensore dell’Inter abbia insultato Juan Jesus nel match di San Siro contro gli ormai ex Campioni d’Italia del Napoli: la storia la sappiamo già, la procura federale ha deciso di non punire Acerbi per mancanza effettiva di prove incriminanti verso l’ex Lazio, che ha gestito la situazione nei peggiori di modo sia prima che dopo la sentenza.


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Evitando un commento verso la sentenza, visto che sarebbe inutile ripetere che quest’ultima è arrivata dopo una mancanza di impegno nella ricerca di prove contro Acerbi, fa riflettere come al termine della stagione la narrativa della bellissima annata dell’Inter, solo dal punto di vista sportivo, il nerazzurro passi dall’immagine del quasi esiliato per via di atteggiamenti palesemente razzisti ad eroe della seconda stella, un Garibaldi comandante del suo esercito insieme al quale ha conquistato l’Italia intera.

Questa è la classica ironia della sorte all’italiana, visto che spesso succede che in questo paese che, sia nel mondo del calcio che in altri contesti, chi avrebbe dovuto meritare una punizione molto severa per ciò che ha commesso poi diventi “l’eroe” che tutti attendevano. Infatti, sembra poco chiara la maniera secondo la quale il popolo tricolore debba capire come distinguere un idolo da chi invece non merita in alcun modo di essere esaltato come tale, ne per un gol ne per qualsiasi altra manifestazione di celebrazione. Probabile che la colpa possa ricadere sui media, sempre più divisivi che vanno a creare fazioni di tifo sempre più tossiche e confusionarie.

Questa esaltazione sembra ancora più paradossale se pensiamo che “l’eroe” di cui ora tutti parlano farà parte, molto probabilmente, dei 23 calciatori che rappresenteranno l’Italia ai prossimi Europei dell’imminente giugno: un gruppo di uomini che prima di praticare alla perfezione il gioco del calcio, deve dimostrare di poter trasportare al meglio ciò che significa essere italiani: popolo che da sempre ha rispettato le diverse etnie e che non accetta nessun tipo di discriminazione, o almeno apparentemente.

Mario Di Domenico

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