Calcionews24
·16 Juli 2025
Inler Udinese: «Ringrazierò sempre la famiglia Pozzo per l’opportunità; vogliamo fare lo step in più»

In partnership with
Yahoo sportsCalcionews24
·16 Juli 2025
Ex regista elegante e cervello tattico del centrocampo, oggi Gökhan Inler dirige l’area tecnica dell’Udinese con lo stesso rigore. Dopo una carriera costruita su disciplina e intelligenza, lo svizzero studia da dirigente e sogna in grande, sempre alla sua maniera: con ordine, metodo e idee chiare. Di seguito le sue parole a la Gazzetta dello Sport.
LA MIA UDINESE – «Mi piace, ogni giorno c’è da fare. È una nuova vita, ringrazierò sempre la famiglia Pozzo per l’opportunità che mi ha dato. E mi sono messo a studiare, già a fine carriera da calciatore. Ho finito il corso da ds della Figc e a ottobre prenderò il diploma del Master Mip dell’Uefa».
IL PADRE E L’INIZIO – «Volevo fare l’architetto, da piccolo. Poi ho scelto il calcio. Era il sogno di papà, che ogni giorno mi accompagnava. Se n’è andato nel 2006, due mesi dopo che avevo firmato con l’Udinese».
DI COSA VA FIERO – «Di aver aperto gli allenamenti ai tifosi, di tenere un forte rapporto col territorio, fondamentale per i Pozzo. Di andare via da ogni campo lasciando il nostro spogliatoio immacolato. Lo puliamo a fine partita. E ho visto che anche i tifosi hanno cominciato a farlo negli stadi».
SOCIETÀ VENDUTA? – «Non abbiamo percepito questo. Per noi non è cambiato nulla».
CHE UDINESE VEDREMO – «Una squadra che vuole fare uno step in più. Molti ragazzi sono rimasti, è un vantaggio, già sanno cosa devono fare».
IL CROLLO FINALE – «Abbiamo perso Thauvin e pure Lucca. Più del 50% dei nostri gol. Ma siamo cresciuti. L’anno prima si era sofferto tanto».
SU THAUVIN – «Uno di altissimo livello. Speriamo stia bene».
LE SCOMMESSE – «Direi Atta, ma non è una sorpresa. Vive per il calcio, è intelligente. E allora Kristensen, il difensore danese. Sarà il suo anno. E occhio a Palma, il difensore del 2008: entrerà in squadra».
SU SANCHEZ – «Un gran giocatore, penalizzato da un lungo infortunio. È tornato a dicembre. Si è comportato da professionista. È ancora nostro. Se vuole venire…».
DAVIS PUÒ ESPLODERE? – «Sta bene, è carico. Vuole dimostrare. Deve essere sereno. Qui serve competizione, tra tutti».
IL RAPPORTO CON I GIOCATORI – «Sì. Cerco di risolvere i problemi. Mai lasciare le cose non fatte. Con loro sono chiaro. Non serve urlare. Se voglio una cosa ci sto dentro fino alla fine. Qui i ragazzi hanno tutto, devono capire dove si trovano».
CON IL TECNICO RUNJAIC – «Benissimo. Parliamo in tedesco e italiano. L’Udinese non aveva mai fatto un triennale a un allenatore. Lavora tanto, spiega con i fatti, parla».
KABASELE E PADELLI RINNOVATI – «Due pilastri importanti che conoscono la Serie A e sanno cos’è la pressione. Fondamentali in spogliatoio».
LUCCA È PRONTO PER IL NAPOLI? – «Può diventare ancora più forte. Ha lavorato tanto. A Napoli vai per vincere, la gente vuole che sudi la maglia e Conte non molla mai».
PIOTROWSKI IN ARRIVO? – «È forte. Tanto. Macina chilometri, lavora, tira».
IL SUO ORGOGLIO – «Essere stato capitano della Nazionale. Ero il collante tra svizzeri e calciatori di altre culture. Forse lì ho capito il presente».
NESSUN GOSSIP, NESSUNA FOLLIA – «Mai perché amavo il calcio. Ho rispettato il mio corpo per il rispetto verso gli altri. Non bevo, non fumo e la Coca Cola l’ho lasciata a 16 anni. Acqua naturale a temperatura ambiente. Semmai, un goccio di limone».
Langsung