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·28 juillet 2025

Chivu: «Obbligo di restare ai vertici! La mia sarà un’Inter ibrida»

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Cristian Chivu ha presentato la nuova Inter 2025-26 rispondendo direttamente da Appiano Gentile alle domane dei giornalisti, al fianco di Giuseppe Marotta.

CONFERENZA STAMPA CHIVU ALLA PRESENTAZIONE DELL’INTER 2025-26

CONFERENZA CHIVU – Le parole di Cristian Chivu alla presentazione della nuova stagione dell’Inter:


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Con quale spirito di riparte dopo il Mondiale per Club e cosa ti aspetti da questa stagione?

Con lo spirito giusto per rimanere una squadra competitiva, questo è l’obiettivo di tutti noi. Le aspettative sono quelle di sempre, da quando questa squadra è nata: essere sempre competitivi, dare un’identità, lealtà, e passione, per poi arrivare al raggiungimento degli obiettivi.

Chivu, quanto può aiutare nel tuo lavoro avere un gruppo così unito e affamato?

Credo che la testimonianza di quello che questo gruppo ha fatto negli ultimi anni è proprio il risultato di quello che si è ottenuto in questo periodo. Una squadra vincente, o che lotta per vincere titoli e che arrivare a fare due finali di Champions League e una di Europa League, è la testimonianza di un gruppo solido, forte e consapevole di quello che ha e che può dare.

Come giocherà l’Inter di Cristian Chivu?

I numeri sono solo numeri e rimangono tali, sono i principi quelli che contano. La nostra intenzione è di essere aggressivi, verticali, di mantenere anche un certo equilibrio e di ottenere risultati attraverso quelli che sono i momenti di una partita ma, soprattutto, i momenti di una stagione.

La volontà di quest’anno sarà simile a quella vista nella stagione successiva alla finale di Istanbul? L’Inter ha la priorità di vincere il campionato?

Noi non guardiamo mai indietro, mai al passato e non vogliamo prenderci nessuna rivincita in nessun modo. Noi dobbiamo guardare a quello che è il presente e quello che vogliamo costruire per il futuro. Abbiamo eredito una situazione, costruita negli anni, in cui negli alti e bassi questa società è sempre rimasta ai vertici. Abbiamo questo obbligo di mantenere l’Inter ai vertici, a prescindere da quello che si riesce o non si riesce ad ottenere a fine stagione. Noi faremo del nostro meglio e dare sempre il massimo per raggiungere gli obiettivi. Poi, ovvio che a parole è tutto semplice e con i fatti diventa più difficile. Però questo gruppo di giocatori e questa società ha dimostrato nel tempo che è unita e ha voglia di incidere e rimanere nei vertici del calcio italiano ed anche di quello europeo e mondiale.

Le parole di Chivu nella conferenza stampa di presentazione della nuova stagione dell’Inter

Chivu, cosa pretenderà dai tuoi giocatori a livello di spirito e cuore?

Io pretendo e chiedo rispetto per il compagno, per sé stessi e per la società. Parte tutto da quello, dall’integrità e dalla voglia di superare tutto, anche i momenti di fatica e quelli che non sono semplici da gestire. Questo gruppo ha dimostrato di farlo. Bisogna superare anche le atrocità perché solo così si può andare avanti e lottare per qualcosa di importante. Quello che è accaduto anche con noi all’epoca del Triplete, una stagione sempre piena di alti e bassi. Bisogna saper gestire e accettare, saper reagire soprattutto nel momenti di difficoltà.

Conte ha lanciato uno slogan per il Napoli. Quello della tua Inter quale dev’essere?

Noi non vogliamo copiare nessuno. Non abbiamo l’obbligo di lanciare anche noi uno slogan. Noi vogliamo lavorare, tornare ad essere competitivi così come abbiamo fatto negli ultimi anni.

La tua Inter può cambiare a seconda delle partite e dei momenti delle partite?

La mia è un’Inter che vuole essere un po’ più ibrida, che vuole essere un po’ più imprevedibile. C’è tanto lavoro da fare ma le basi ci sono, questa squadra sa fare determinate cose e ha giocatori in grado di capire determinati momenti e adattarsi a quello che è una partita di calcio.

Chivu, come ha gestito il giorno dopo dell’eliminazione dal Mondiale per Club?

C’è stata una discussione per quanto riguarda cose successe, per cose non dette. Sono cose che fanno parte di uno spogliatoio, di un gruppo maturo, che ha tanta voglia di vincere. Un gruppo vincente ha bisogno ogni tanto di qualche chiarezza.

Quanto tempo ci vuole per smaltire le scorie della finale di Champions League?

Siamo un gruppo di adulti, maturo, che ha una certa personalità ed esperienza e che sa gestire determinati momenti. Sa anche gestire a volte le critiche ed accettare anche delle situazioni che non sono comode a livello mentale per quanto riguarda la parte individuale ma anche collettiva. Le aspettative su questo gruppo erano altissime a maggio. Purtroppo le cose non sono andate come tutti si aspettavano ed è ovvio che mentalmente qualcosa si subisce perché c’è tanta amarezza e c’è stata tanta voglia di ottenere qualcosa di importante. Il bello del calcio è che arrivano la partita e la stagione successive, si riparte sempre da zero. Anche se poi bisogna accettare anche quello che si dice in giro. Quello, però, dev’essere una fonte di motivazione per la prossima stagione, che ti fa lavorare un po’ di più, accettando determinate situazione e avere più ambizione e consistenza per il futuro.

Dell’esperienza americana cosa le è piaciuto e su cosa ha capito che è necessario lavorare subito?

A me è piaciuto il fatto che con poche energie, tanta amarezza, ho visto una squadra che ha cercato di fare il massimo per ottenere risultati importanti. Questa società ci fa capire subito che le aspettative sono alte e bisogna sempre cercare di fare del nostro meglio. Nonostante le tre settimane chiusi in un albergo, gli spostamenti e i cambiamenti climatici che abbiamo subito in quel periodo, ho visto sempre un gruppo desideroso e voglioso di far bene e di dare il massimo di quello che loro in quel momento avevano.

Chivu, l’Inter è un gruppo completo o serve ancora qualcosa?

Io e la società siamo sempre in contatto per stabilire le strategie di questo mercato e di quello che vorremo fosse il futuro di questa squadra. Siamo a stretto contatto, condividiamo le stesse idee e siamo sempre aperti a delle opportunità che possono arrivare perché manca ancora un mese di mercato.

Siete consapevoli che esiste un percorso da fare che non può essere fatto di soli successi?

Questo fa parte della vita, non solo nel mondo del calcio. Però allo stesso tempo siamo consapevoli di quello che l’Inter rappresenta e di quelle che sono le aspettative per la nostra società. Le cose sono semplici: si può vincere subito o non si può vincere subito. In entrambe le situazioni si deve accettare che si tratta sempre di un percorso e bisogna accettare anche che questa squadra negli ultimi anni è sempre stata ai vertici del calcio italiano e non solo. Bisogna accettare anche il fatto che noi come ambizione abbiamo quella di mantenere questa squadra ai vertici del calcio mondiale. Poi a volte ci riesci e a volte non ci riesci. Ma non perché adesso sono arrivato io. Questo concetto valeva anche se ci fosse stato qualcun altro, anche se ci fosse stato l’allenatore passato ancora qua.

Dal mercato alle nuove idee tattiche: ecco l’Inter di Chivu

Cosa ci può dire su due giovani come Pio Esposito e Giovanni Leoni, con cui ha lavorato e, forse, potrebbe tornare a lavorare?

A livello umano sono tanta roba, tutti e due. Poi, secondo me, saranno il futuro del calcio italiano e credo che voi, come giornalisti, ve li godrete a lungo sul fronte Nazionale Italiana. Questi due, per molti anni, rappresenteranno la Nazionale Italiana di calcio.

Chivu, personalmente, cosa le sta piacendo di più di questa nuova avventura?

A me piace la responsabilità che mi è stata data. Di responsabilità nella mia vita ne ho sempre prese e accettate, cercando sempre di dare il meglio per cercare di raggiungere quelli che erano e sono i miei obiettivi personali. È una bella sfida, poi tornare nella società che mi ha dato tanto lo è ancora di più. Non si tratta solo di questo. Si tratta anche di una società che è ai vertici del calcio mondiale. Io farò del mio meglio per essere all’altezza, per dare qualcosa e per far tornare qualcosa alla società che mi ha dato molto in questi anni. Sono arrivato nel 2007, ora siamo nel 2025, con qualche pausa. Siccome l’Inter nel mio cuore c’è stata, c’è e ci sarà sempre, cercherò di dare anch’io a qualcosa di importante a questa società. Le stesse cose che loro mi hanno dato negli ultimi anni.

Quanto ci vorrà affinché questa diventi l’Inter di Chivu?

Da allenatore e da ex giocatore, penso una cosa: la differenza la fanno i giocatori. Questa è la cosa più importante. L’allenatore sì, trasmette le idee e dà un’identità, ma la cosa più importante è quello che il giocatore riesce a dare in campo. Io non ho mai visto un allenatore bravo senza dei giocatori forti e lo è tutt’ora e sarà così anche per il futuro.

Può dare qualche informazione sul suo centrocampo?

È un centrocampo numeroso (ride, ndr). Abbiamo tanti giocatori, anche molto bravi e forti. Se saranno in due, in tre e in quattro? Questo bisognerà vederlo strada facendo. La mia idea è che in alcune partite saranno in tre, in altre saranno in due. I nomi li sceglieremo in base a quelle che saranno le loro prestazioni durante la settimana e a quello che sarà anche l’avversario.

Calhanoglu potrebbe ricoprire una posizione diversa rispetto agli ultimi anni?

Su Calhanoglu, sono contento che è tornato sano. Sono contento che ha lavorato molto durante quest’estate, che lo abbiamo a disposizione e che ha tanta voglia di rifarsi. In America era molto amareggiato e deluso per non poter dare una mano alla squadra. Ci ha provato rientrando ma si è rifatto male ed era molto dispiaciuto per quella situazione perché le sue e le nostre aspettative erano di averlo per la seconda partita. Così non è stato, ha lavorato sodo e tanto in queste settimane di vacanza. L’ho visto anche oggi nel primo allenamento molto bene.

Chivu, pensa che i centrocampisti attualmente a disposizione possano reggere l’idea di giocare con tre punte? O pensa che bisognerebbe aggiungere qualcosa in quel reparto a livello di caratteristiche?

Io non ho mai detto che giocherò con tre punte, ho parlato solo di centrocampo. Quando mi riferisco ai numeri, dico che sono solo numeri. Anche nel passato la base di questa squadra è sempre stata il 3-5-2 però in molte partite la costruzione l’ha fatta a 4. In base a come vengono a prenderti, a quello che si legge, a dove vuoi andare a far male. Il calcio di oggi, l’occupazione del campo, è sempre in base a quello che l’avversario ti concede. A volte il 3-5-2 può diventare 3-2-5, 4-2-4, 4-4-2.

Sono sempre cose hanno poco a che fare con quella che è la dinamicità di una partita. Bisogna saper interpretare, essere aggressivi e saper destabilizzare, attaccare la linea, saltare anche l’uomo. Sono cose importanti nel calcio, come accettare i duelli e cercare di vincerli. Poi chi vince i duelli vince anche le partite. Su quello noi ci focalizziamo, sui principi. Cerchiamo di dare un’identità già da subito per non essere impreparati quando dovremo cambiare qualcosa durante la stagione. Alleneremo più moduli in questo periodo e cercheremo di essere pronti a cambiare, sia dall’inizio che a partita in corso.

In che modo pensa di poter fare la differenza nell’Inter?

Io inciderò, spero, col buon senso, con la cattiverà, con l’incazzatura, col sorriso, con l’essere preparato al meglio per trasmettere ai giocatori quello che è il prossimo avversario. Quando parlo di me parlo anche del mio staff. Cercherò di capire i giocatori, di parlargli, perché spesso pretendiamo da loro cose dimenticandoci di aver a che fare con persone, con degli uomini, che come tutti noi hanno dei problemi e sempre qualcosa nella testa. Noi dobbiamo capire le loro problematiche e come fare per sistemarle. Io credo molto nella comunicazione e in quello che una persona può dare a un’altra.

A me piace questo modo di lavorare e vivere. La comunicazione è importante e non a casa ho fatto sei anni di settore giovanile. Non mi sentivo pronto e non ero in grado all’inizio di fare questo. Ho preferito all’inizio lavorare su questo, abituarmi ad essere empatico, a capire bene quello che vuol dire. Ho avuto la possibilità di lavorare con dei ragazzi più maturi nei tre mesi al Parma e adesso ho a che fare di nuovo con ragazzi più maturi e con alcuni con cui ho lavorato anche in passato. Mi fa piacere che siano passati in Prima Squadra ed anche di aver trovato dei grandi campioni. Questa squadra e questi giocatori io li ho sempre stimati ed ammirati.

Un messaggio particolare dal gruppo del Triplete?

Ho ricevuto dei messaggi e mi ha fatto piacere riceverli da parte dei miei ex compagni e non solo. Mi stanno vicino, sono contenti e felici per me come io lo sono per quello che anche loro stanno facendo nella vita dopo il calcio. Ci sosteniamo a vicenda, abbiamo ancora un bel rapporto. Mi ha fatto piacere rivedere Maicon in America, come Zanetti che sta sempre vicino a noi, come Materazzi. Come tutti quei ragazzi che questo poso meraviglioso lo conoscono abbastanza bene e sanno quello di importante hanno fatto per questa società.

Dopo tanti anni, partire da non favoriti, potrebbe aiutare anche te, Chivu?

Io non parlo di favoriti o non favoriti, scudetti o non scudetti. Io so solo una via: lavorare, dare il massimo, capire la cultura del lavoro e le difficoltà di una stagione. Poi raccogli quello che semini. Non credo che è giusto parlare di favoriti. Ovvio che in Italia quando inizia una nuova stagione le squadre che ambiscono a vincere il campionato sono sempre le stesse, più o meno, a parole. Però quello che conta sono i fatti. Per arrivare al dunque bisogna lavorare tanto.

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