Calcionews24
·18 de febrero de 2025
Milan-Feyenoord, Van Bommel: «Leao mi ricorda due miei compagni del Bayern, deve convincersi a fare questo. Reijnders è un team player. E Ibra ha il Dna del club»
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·18 de febrero de 2025
Mark Van Bommel ha giocato nel Milan ed è olandese. Adesso fa l’allenatore ed è la persona giusta per analizzare il ritorno di Champions League con il Feyenoord che stasera chiama il Diavolo a rimontare a San Siro lo svantaggio maturato a Rotterdam. Ecco la sue parole a La Gazzetta dello Sport.
LA GARA D’ANDATA – «Condivido in pieno quello che hanno detto Conceiçao e i giocatori a fine partita. È stato un Milan poco intenso, a cui è mancata aggressività. Dispiace perché parliamo di un gruppo molto competitivo, di altissima qualità, che però fatica a esprimersi da squadra. Presi singolarmente i giocatori sono molto, molto forti. Ma se manca la determinazione è come giocare da “6”. Non dico che devi essere sempre da 10, ma almeno da 8. Se non ti esprimi al massimo rendi la vita facile all’avversario e così è successo in Olanda».LEAO – «È un giocatore straordinario. Ha velocità, fisico, credo che nemmeno lui abbia davvero la consapevolezza di quanto sia forte. Deve innanzitutto trovare continuità: la consideri una sfida con se stesso. E poi, come dice l’allenatore, essere di supporto alla fase difensiva. Sapete chi mi ricorda? Robben e Ribery, con cui ho giocato nel Bayern Monaco. All’inizio non erano troppo coinvolti in difesa: quando invece hanno iniziato a dare una mano, quella squadra è diventata imbattibile. Univa la cattiveria agonistica alla loro qualità».REIJNDERS – «È un giocatore molto intelligente. Difende, attacca, si inserisce, segna. È un “team player”, un uomo a tutto campo. Sapevo che sarebbe arrivato al top anche se non era assolutamente facile. Passare dall’Az al Milan è un gran bel salto e lui si è calato subito nella nuova realtà. Anche se credo che proprio la Serie A si adatti perfettamente alle sue caratteristiche».IBRAHIMOVIC DIRIGENTE – «Insieme abbiamo vinto lo scudetto, ha un carattere fortissimo che lo spinge a cercare sempre il successo e questo combacia con il Dna Milan. Il ruolo di oggi è diverso, ma ho visto che nelle ultime due sessioni di mercato, tra l’estate scorsa e gennaio, ha cercato di costruire una squadra che rispecchiasse la sua idea di calcio. Spero e credo ci sia riuscito: il Milan, per la storia che ha, non può restare fuori dalle prime quattro del campionato italiano e dalla Champions, anche se oggi in Serie A sono in sei o sette a competere per i primi posti».
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