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·26 November 2024

Inter Lipsia: 3 cose che non hai notato

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Tre curiosità sulla sfida Inter Lipsia, partita valida per la 5ª giornata di Champions League 2024/2025

Doveva chiuderla nel primo tempo l’Inter contro il Lipsia ed è anche un po’ paradossale che tra le diverse occasioni avute quella concretizzatasi sia stata un’autorete. Ma la legittimità del successo non è in discussione, i nerazzurri hanno prodotto molto, con il torto di sciupare qualche buona opportunità, soprattutto all’inizio delle ripresa. Ecco tre particolari della sfida, non i più importanti, però significativi.

1) Il primato della tecnica. Ha 19 anni Antonio Nusa, norvegese, dotato di una buona tecnica. Soprattutto nella conduzione della palla, c’è stata una situazione nella ripresa nella quale ha resistito a una carica di Barella senza perdere mai il contatto con la sfera, Non è un fulmine di guerra quando rientra sul destro, ma ha un esterno raffinato. Va seguito, soprattutto se crescerà nel tempo così come è cresciuto stasera a San Siro durante lo svolgimento dell’incontro.


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2) Premio sfortuna. Appena entrato, Ouedraogo si è inciampato sul manto erboso calciando con la punta, ha sollevato un po’ di terra e si è accasciato a terra. Classe 2006, si è già fatto male 3 volte in un anno e mezzo. Quando è uscito si vedeva che era addolorato, più che arrabbiato, ha fatto sincera tenerezza un po’ in tutti.

3) La ricerca della perfezione. Quando l’Inter ha bisogno di una scossa, si accende Barella e tutto si illumina. Non che nel secondo tempo ci fosse un vero e proprio black-out, ma nel momento di riflessione, che ha permesso al Lipsia di alzare il baricentro, il centrocampista sardo ha ripreso a mulinare le gambe e in una serie di ripartenze ha fatto capire che di energia ce n’era ancora e non era poca. Peccato che in una di questa abbia cercato Dumfries in mezzo all’area: l’olandese lo aveva superato di gran carriera, ma riuscire a trovarlo in uno spazio stretto era troppo difficile, bisognava essere perfetto. Alla sua destra, si è notato Thuram, più libero, ma talvolta premiare la normalità non è la scelta che si fa, anche a costo di non arrivare a meta.

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