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·12. November 2024
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Rosella Sensi è stata presidentessa della Roma dal 2008 al 2011 e conosce la difficoltà di governare un grande club. Sull’attuale periodo difficile della società giallorossa interviene su La Gazzetta dello Sport.
IL SILENZIO DEI FRIEDKIN – «La nuova proprietà ha adottato questa strategia sin dall’inizio, e pur senza parlare ha vinto un trofeo e portato il club a due finali. Parliamo di imprenditori importanti che hanno risolto anche problemi finanziari, non credo abbiano bisogno di consigli. Però, quello che mi ha insegnato mio padre è che un presidente deve sempre metterci la faccia, deve fare da ombrello per le critiche e le contestazioni a difesa non solo della squadra ma di tutti quelli che lavorano per il club».COSA BISOGNEREBBE FARE – «Non conosco la situazione di Trigoria, solo chi la conosce a fondo può saperlo. In teoria, mi circonderei di professionisti che conoscono il calcio italiano e di cui ho fiducia. Da soli non si va da nessuna parte. Io ho avuto la possibilità di lavorare con professionisti e colonne del club. Penso a Bruno Conti, Daniele Pradé e Cristina Mazzoleni. Molti parlavano di conduzione familiare, ma non era così».IL 2004-05 CON 4 ALLENATORI – «Fu un anno confusionario, ma era anche una squadra forte che era arrivata seconda l’anno prima. Dopo Prandelli che lasciò per motivi familiari vennero scelti due allenatori da Baldini (Voeller e Delneri, ndr) che non riuscirono ad adattarsi a quella Roma. A Cagliari ci fu la svolta per evitare la lotta salvezza. Chiesi a Cellino una stanza dello stadio e chiamai Totti, Montella e Pradé. Insieme a Vito Scala decidemmo di affidarci a Bruno Conti e il giorno dopo Baldini presentò le dimissioni. Ma ripeto, parliamo di una squadra solida».TORNEREBBE ALLA ROMA – «A questo non so risponderle».