Zoff: «Il calcio mi piace ancora: meglio oggi o ieri? Meglio quello bello; certo in quello di oggi non mi piacciono alcune cose…» | OneFootball

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·28 de abril de 2025

Zoff: «Il calcio mi piace ancora: meglio oggi o ieri? Meglio quello bello; certo in quello di oggi non mi piacciono alcune cose…»

Imagem do artigo:Zoff: «Il calcio mi piace ancora: meglio oggi o ieri? Meglio quello bello; certo in quello di oggi non mi piacciono alcune cose…»

Le parole di Dino Zoff: «Lotta Scudetto? L’Inter è in calo e il Napoli ora sta bene. Ma sarà testa a testa fino alla fine»

Dino Zoff si racconta in una lunga intervista a la Gazzetta dello Sport: l’ex portiere della Juve e della Nazionale italiana, di cui è stato anche CT, parla delle differenze tra il calcio di oggi e dei suoi tempi e di molto altro. Di seguito le sue parole.

GLI PIACE ANCORA IL CALCIO – «Assolutamente sì. Seguo sempre tutte le partite, salto solo quelle che proprio non posso».


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MEGLIO QUELLO DI UNA VOLTA O QUELLO DI OGGI – «No, meglio il calcio bello. Ogni epoca ha le sue caratteristiche, ma non sono d’accordo con chi dice che il calcio contemporaneo sia più povero tecnicamente. Si è velocizzato molto, il che aumenta gli errori, ma la tecnica non è diminuita».

LE PIACE PROPRIO TUTTO O C’È QUALCOSA CHE TOLLERA POCO – «Beh sì, un paio di cose non mi vanno giù. Si fanno troppe scene in campo. Appena un giocatore viene toccato stramazza al suolo. Non va bene. I calciatori sono atleti, devono comportarsi come tali. Sempre».

E POI – «Il Var. Andrebbe usato solo per fuorigioco, gol-non gol e casi di errori clamorosi. Usato sistematicamente spezzetta troppo il gioco e favorisce quelle scenate di cui parlavo prima».

EVOLUZIONE DEL RUOLO DEL PORTIERE – «Credo bene, perché non erano male per essere un portiere. E poi ritengo che – quando una regola cambia – si trova sempre il modo di adattarsi alla nuova realtà. Il problema semmai è un altro».

OVVERO? – «Non si deve costringere chi sta tra i pali a toccare più palloni di un centravanti. Mi riferisco alla costruzione dal basso. Un portiere ha già un enorme carico di responsabilità per i gol che deve evitare. In questo modo lo si obbliga ad assumere altri rischi che finiscono per caricarlo troppo di pressioni».

PARATA SU OSCAR NEL 1982 – «Beh, non poco… Non è stata la mia parata più bella, ma sicuramente la più importante. Non avevo scelta, potevo solo bloccarla, perché se l’avessi respinta qualche brasiliano l’avrebbe sicuramente ribattuta in rete. Ma, per bloccarla, rischiavo di finire in porta con la palla. Riuscii a fermarla sulla linea».

PARTITA A CARTE CON PERTINI – «Il Presidente si arrabbiò, ma fu lui a sbagliare la mano decisiva. Poi però lo riconobbe. Mi inviò un telegramma per ammettere che l’errore era stato suo. E mi fece i complimenti perché non me l’ero presa».

MONDIALE 1982 LA SODDISFAZIONE PIÙ GRANDE DELLA SUA CARRIERA – «Sì, ma a pari merito con l’Europeo del 68, vinto in Italia. Anzi, dal punto di vista tecnico, forse quest’ultimo trionfo fu ancora più prestigioso, visto che lo conquistammo contro Urss e Jugoslavia che all’epoca erano una sorta di mega-nazionali, visto che raggruppavano tante repubbliche al loro interno».

EUROPEO 2000 – «Era destino che dovesse finire così. Facemmo tutto bene fino a pochi istanti dalla fine. Nessun rimpianto, però. Questo è il calcio, bisogna accettare la sua crudeltà».

POLEMICA BERLUSCONI E DIMISSIONI, SI É PENTITO – «Assolutamente no. Lo rifarei. Avevo capito l’antifona e feci l’unica cosa che andava fatta».

FINALE CON L’AMBURGO FU DURA DA MANDAR GIÙ. – «Sì, anche perché eravamo strafavoriti. Era una Juve fortissima, ma anche le precedenti in cui ho giocato non erano male. Come quella di soli italiani che vinse l’Uefa a Bilbao».

PERCHÉ IN ITALIA NON NASCONO PIÙ NUMERI 10 – «È un problema generazionale. C’è innanzitutto un calo demografico che riduce il bacino dei possibili campioni. E poi è inevitabile che la voglia di affermarsi ci sia di più nei Paesi emergenti rispetto al nostro».

CHI VINCE LO SCUDETTO – «L’Inter è in calo e il Napoli ora sta bene. Ma sarà testa a testa fino alla fine».

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