Calcionews24
·11 de junho de 2025
Tricella: «Bagnoli stava per essere esonerato, poi partì l’avventura dello scudetto. Lui rendeva tutto semplice. Lasciare Verona per la Juve? Non fu un errore. Boniperti ci accoglieva nella stanza dei trofei…»

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·11 de junho de 2025
Libero elegante, capitano di un’impresa leggendaria e simbolo di un calcio che non c’è più. Roberto Tricella, a 66 anni, ha diviso la sua vita a metà: i primi 33 nel calcio, gli altri nel settore immobiliare. Oggi, si gode la pensione, tornando a essere tifoso del Milan come da bambino e celebrando i 40 anni dallo storico Scudetto del suo Hellas Verona. Il suo debutto internazionale, curiosamente, avvenne prima di quello in Serie A, in un’amichevole di lusso per i 70 anni dell’Inter: «Contro il Brasile di Zico, Rivelino, Cerezo. Entrai a 20 minuti dalla fine, presi due tunnel. Perdemmo 2-0, ma che giocatori avevano». Oggi, in una lunga intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, ripercorre la sua straordinaria carriera.
IL METODO BAGNOLI – «Il calcio è strano: dopo che ci aveva portato in A, perdiamo le prime due partite e si parla di esonero. Alla terza battiamo la Juve, con gol mio e di Fanna, e parte l’avventura. Il calcio è anche semplice. Lui creava la spina dorsale: portiere, centrale difensivo, regista, centravanti grande, più una punta piccola vicina. Poi metteva gli uomini giusti nelle altre posizioni. Diceva che il gioco veniva da sé, senza grandi stravolgimenti. Aveva ragione».
I SILENZI DI BAGNOLI E QUELLI DI ZOFF – «Ho molto rispetto per gli allenatori, devono tenere insieme un gruppo di persone. Zoff era bravo, ma mi sembrava più un selezionatore da nazionale, infatti fece benissimo da ct dell’Italia. Bagnoli invece era un allenatore di tutti i giorni».
HA SBAGLIATO A LASCIARE VERONA PER LA JUVE – «No, non fu un errore. Stavo bene a Verona, ma se c’era la possibilità di una grande squadra… Prima potevo andare al Napoli, che poi vinse lo scudetto. All’Inter, idem. Alla Juve non è andata benissimo, però prendemmo una Coppa Italia e una Coppa Uefa. Boniperti ci accoglieva nella stanza dei trofei per farci vedere che lì si doveva vincere, ma lo sapevamo».
CERNUSCO, IL PAESE DEI TRE LIBERI – «Sì, perché magari qualcuno non la ricorda. E poi non c’è più nemmeno il ruolo. Siamo di Cernusco io, Scirea e Galbiati. Nel mio ruolo io guardavo Baresi e lui, Scirea. Stiamo parlando di 10 e lode e 10 e lode più. Gaetano aveva qualcosa in più. Sapeva fare tutto. In difesa, sapeva giocare senza palla, segnava anche diversi gol. Gli arrivava palla da 90 metri e la metteva giù, facendolo sembrare il gesto più semplice del mondo. Scirea faceva apparire normale ciò che è difficile: la sua grandezza».
IL SEGRETO DI 139 GARE DI FILA – «Vuol dire farsi ammonire, ma la squalifica scattava se avevi 4 ammonizioni per la stessa infrazione. Era più facile scapparci, anche se un arbitro, Baldas, mi ammoniva sempre, per proteste. Avevo un brutto vizio, quando protestavo alzavo il dito e non piaceva. Era meglio tenere le mani dietro e dire di tutto».