Calcionews24
·27 de novembro de 2024
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Bergamo è ricca di monumenti dove è possibile fare tour completi all’interno della capitale della cultura. Cultura è storia, bellezza, dove però occorrerà fare una piccola aggiunta: all’interno di questi “pacchetti” è necessario mettere anche qualche biglietto d’oro (parafrasando Willy Wonka) per assistere alle gesta del miglior cioccolataio della città. Svizzero? No, Charles De Ketelaere.
Il processo da principe a re di Charles De Ketelaere e i paragoni con Willy Wonka non si soffermano alla “rivincita sul web” dove ai tempi veniva chiamato “kinderino” e oggi tutti vogliono il suo cioccolato, ma anche alla sua dolce e graduale crescita.
Una creatività offensiva bloccata dal padre Wilbur (alias Milan) ritenuto il dentista perfetto del paese per via di coppe e trofei conquistati in passato, dove però l’apparecchio tecnico e mentale imposto a CDK avevano bloccato i sogni di un ragazzo che aveva bisogno di altro.
Poi i rossoneri lo rinnegarono e Willy Charles Wonka De Ketelaere decise di andare a Bergamo per creare i suoi fantastici dolci: una sacher di talento e qualità pura all’insegna del successo con tanto di Coppa UEFA.
Il piccolo negozio non basta più, serve diventare il leader d’attacco della più grande Fabbrica di Cioccolato atalantina di sempre: più completa, qualitativamente più forte e che vede lui al centro del progetto.
Sfida accettata. Non in grado di fare case di cioccolato, ma sul campo Carletto ha fatto anche di più: grande lavoro di squadra, tendenza al lavoro sporco per recuperare palla, visione di gioco fuori dal comune, prendersi in mano la squadra dettando lui stesso i ritmi offensivi e ovviamente (ma non meno importante) un grande senso del goal. Contro lo Young Boys disputa la sua miglior partita da quando indossa la maglia orobica: doppietta e tre assist che danno all’Atalanta la vittoria più longeva di sempre in Champions League.
E se pure i cioccolatai avversari tentano di imitarlo, De Ketelaere sarà sempre un passo in avanti, a dimostrazione che a Bergamo l’impossibile non esiste, a patto di crederci: il lavoro della società nel prenderlo, quello di Gasperini di plasmarlo e il suo quello di continuare a volare.
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