Inter-News.it
·28 de novembro de 2024
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Andrea Stramaccioni è ospite della presentazione del libro “Calcio e Futuro” a Milano. L’ex allenatore ha sfruttato l’occasione per ricordare il suo passato alla guida dell’Inter, soffermandosi sul settore giovanile.
CREDERCI – Il nostro inviato Onorio Ferraro ha raccolto le dichiarazioni rilasciate da Andrea Stramaccioni nel corso dell’evento tenutosi a Milano: «Della Roma di Bruno Conti e dell’Inter di Roberto Samaden erano dei settori giovanili che credevano veramente in quello che facevano, sono i numeri a dirlo. Hanno portato tantissimi giocatori in Serie A, alcuni di loro tutt’ora ci giocano, e anche con percorsi particolari. Ho fatto gli Europei con l’Italia e c’erano quattro giocatori del settore giovanili della Roma e solo uno, Pellegrini, giocava lì. Mentre Scamacca, Frattesi e Calafiori non erano stati profeti in patria. Però per me sono sempre usciti dall’hangar di Trigoria. Per non parlare di quelli dell’Inter».
FIDUCIA – Andrea Stramaccioni rivela, poi: «Se io sono arrivato in Serie A lo devo al settore giovanili, alla fiducia del Presidente Moratti ma anche dei giocatori che ho allenato. Mi hanno ritenuto pronto nonostante avessi fatto solo un pezzo di percorso di settore giovanile. Dopo le mie esperienze italiane ho girato tanto e all’estero aimè la prospettiva è invertita. Il giovane all’estero ha una corsia preferenziale. Ora non si gioca più tanto per il gusto del gioco, per il gioco da strada, quello feroce e che ti rimane dentro. È stato sostituito dall’attività ludica del divano e della playstation».
TESTIMONE VIVENTE – Andrea Stramaccioni prosegue con la sua spiegazione: «Ma allo stesso tempo io sono stato l’allenatore, testimone vivente, di una squadra dell’Inter, che ha vinto una Champions League giovanile e che il giorno dopo non aveva un giocatore pronto per la Serie A. Il primo aprile abbiamo vinto contro l’Ajax in finale, perché aveva tanti giocatori pronti, che giocavano anche in Prima Squadra».
IL GAP – Andrea Stramaccioni conclude ricordando: «Avevamo battuto il Tottenham, Liverpool, squadre che avevano Kane e Starling. E il giorno dopo io, insieme a Chivu, Milito, Cambiaso, Zanetti, facevo fatica ad inserire uno dei miei ragazzi dell’Inter in panchina. A volte si dice “l’allenatore della Prima Squadra non li vede”, eppure ero sempre io. Questo perché secondo me il gap tra la Serie A e la nostra Primavera era enorme a livello di preparazione. Ci sono adesso i club che fanno la seconda squadra, vanno a giocare su dei campi veri e fanno una fatica enorme».