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·17 de julho de 2025

Si allarga l'inchiesta urbanistica a Milano: 74 gli indagati

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Sono più di 70 gli indagati nella maxi inchiesta della Procura sul fenomeno della gestione, definita deviata dagli inquirenti, dell’urbanistica a Milano e che, con le nuove richieste di arresto, tra cui quella dell’assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, e con l’iscrizione nel registro degli indagati del sindaco Giuseppe Sala, ha fatto un passo in avanti.

Da quanto filtra, gli indagati per l’esattezza, al momento, sono 74. Le accuse vanno dalla corruzione al falso, dall’abuso edilizio alla lottizzazione abusiva fino all’induzione indebita. Per quanto riguarda il sindaco Sala, la cui iscrizione nel registro degli indagati è diventata pubblica fra la serata di ieri e mattina odierna, sono due i reati contestati: «false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone» e concorso in «induzione indebita a dare o promettere utilità».


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Per quanto riguarda la prima fattispecie, prevista dall’articolo 496 del codice penale, gli inquirenti – secondo quanto emerge dagli atti – la collegano all’attestazione di assenza di conflitti di interesse dell’ex presidente della Commissione Paesaggio, Giuseppe Marinoni, con costruttori o progettisti di lavori esaminati dalla Commissione. Per i pm, Sala era a conoscenza dei conflitti, ma Marinoni – già indagato – nel dicembre del 2024 venne riconfermato come presidente dell’organismo, poi sciolto ad aprile, per il quinquennio 2025-2029.

Secondo l’impianto accusatorio, il sindaco sarebbe «stato indotto dall’assessore Tancredi a scegliere Marinoni come presidente della Commissione Paesaggio, conferendogli un potere da cui è pacifico che sia Tancredi per primo a trarre illeciti benefici, e nella consapevolezza che dalla Coima di Catella, così come da altri imprenditori, Marinoni riceva incarichi privati che lo condizionano nelle decisioni sugli interventi di loro interesse».

L’altra ipotesi di reato contestata a Sala, prevista dall’articolo 319-quater del codice penale, riguarda il progetto del grattacielo Pirellino, ancora al centro di una disputa. I pm, nel capo di imputazione, affermano che dalla figura di Marinoni emerge la «sua mancanza di indipendenza, ricattabilità e cedevolezza alle pressioni del sindaco, dell’assessore Tancredi, del direttore generale Malangone, di Manfredi Catella e di Stefano Boeri».

Negli atti si afferma che Marinoni si sarebbe confidato «con Giacomo De Amicis, altro membro della Commissione per il Paesaggio»: malgrado «entrambi reputassero che la ‘Torre Botanica’ di Boeri», che doveva sostituire il Pirellino, «e l’intervento sulla parte a ponte» fossero «fortemente impattanti, fuori contesto e incongrui», rispetto alle parti pubbliche di quella zona, e «nonostante» la Commissione avesse dato pareri contrari nel 2023, hanno preferito, scrive la Procura, «cedere alle pressioni indebite di Boeri, Catella e Tancredi ed a quelle mediate di Sala, e dare un parere favorevole».

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