Calcionews24
·01 de julho de 2025
«Presi Diego Maradona in braccio di peso per la vittoria della Coppa Uefa»: i ricordi di Tommaso Starace. McTominay, Mertens, Sarri e Zeman: una vita per il Napoli

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Tommaso Starace, storico magazziniere del Napoli, ha parlato a La Gazzetta dello Sport della sua carriera in azzurro.
L’INIZIO DI TUTTO – «Nel 1977, avevo 22 anni. Senza raccomandazione, con il dono della passione. Sto vicino allo chef Maresca, a Piazza Amedeo, a imparare. Poi mi chiama Salvatore Carmando, c’è la possibilità di andare a Soccavo, il vecchio centro sportivo, e mi dice: che vuoi fare, ci verresti? E da lì, mai un giorno di ferie».IL PIÙ GRANDE: MARADONA – «Il più grande di tutti e di sempre, con un’umanità straordinaria. Ci ha spiegato come si faceva a diventare campioni d’Italia, a conquistare le Coppe. Ma io ho avuto la fortuna di essere così come sono: ho voluto bene a chiunque e sono stato ricambiato».UN FIGLIO DI NOME MERTENS – «È diventato un famigliare, un figlio. È nata una simpatia immediata che è diventata empatia. E il tempo ha consolidato questo nostro rapporto».I QUATTRO SCUDETTI – «Non esistono differenze, non può essercene uno più bello dell’altro, le vittorie ti restano tutte dentro e per ognuno di quei successi ci sono aneddoti e momenti che ti emozionano. La sfilata sul lungomare, un mese fa, è una istantanea indimenticabile per me, per la squadra, per Conte, per De Laurentiis ma per il Mondo direi, perché Napoli è stata apprezzata nella sua bellezza e nella propria eleganza».IL SUO FAMOSO CAFFÈ – «Ce n’è stato per tutti, ovviamente. Sarri ne prendeva quattro o cinque, l’aiutavano a fumare. Lui e Zeman se la giocavano alla pari, su questo fronte. Spalletti ci andava cauto, per non essere tentato poi di nuovo dalle sigarette. McTominay era scettico, ora viaggia ad una media di due al mattino, con me».UN’IMMAGINE PER SEMPRE – «E come si fa! Io ho tutto in testa. Però, se proprio devo, allora dico la finale di Coppa Uefa a Stoccarda, la squadra a festeggiare con i tifosi, li chiamavamo e non sentivano per la premiazione. Andai, presi Diego in braccio di peso: c’è da alzare la Coppa».
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