Cagliarinews24
·31 de outubro de 2024
In partnership with
Yahoo sportsCagliarinews24
·31 de outubro de 2024
Fabio Pisacane è rimasto impresso a tutti come un’icona di correttezza oltre che come un giocatore dal grande furore agonistico, lo testimoniano le sue 153 presenze con i rossoblù. L’ex difensore del Cagliari ed allenatore della formazione Primavera è stato ospitato da “Il Cagliari in Diretta” su Radiolina. Le sue parole:
LE PAROLE DI PISACANE
DAVIDE NICOLA – «Sono stato compagno e giocatore di Davide Nicola alla Lumezzane, ad inizio stagione ho detto che mi ha reso un uomo migliore. Mi ha tracciato la strada in un momento difficile della mia carriera, in quel momento mi ha aiutato, era il 2011. Cerco di essere come lui, una persona gentile ed amico per i miei giocatori. Quando è arrivato non vedevo l’ora di riabbracciarlo, mi sentivo spesso con il suo preparatore. E’ stata una grande emozione per me ed ho avuto tanta gioia di poter ricondividere momenti con lui nel quotidiano».
SITUAZIONE SVENTATA CALCIOSCOMMESSE – «Ero a disagio, avevo 24 anni e mi sono aperto con lui. Sono stato avvicinato per vendere una partita ed ho rifiutato. Davide Nicola mi ha aiutato per andare a denunciare. E’ stato tutto più facile perchè c’era lui, una persona con dei valori. Anche per questo ora cerco di essere un punto di riferimento per i miei ragazzi. Se succedesse ad un mio giocatore? Avrei paura solo se uno dei miei accettasse di fare un illecito per i danni che si farebbe da solo, si rovinerebbe la carriera. Di per se’ non ne avrei paura, insieme si affronta tutto».
ALLENATORE NELLA TESTA – «Ho dovuto abbandonare il giocatore che è in me quando mi sono ritirato perché volevo fare l’allenatore. Prima i giocatori capiscono di non esserlo e più possono buttarsi in una nuova dimensione. Non ti aiuta pensare alla dimensione di giocatore che eri. Le scarpette appese al chiodo? Sono a casa tra i cimeli della mia carriera, ogni tanto i miei figli vogliono vederle come tutte le altre cose dei miei anni da calciatore».
RAMMARICO PER IL RITIRO – «A me non manca il campo, negli ultimi anni ho avuto un ginocchio malconcio. Quando ho smesso è stata una liberazione e mi dispiace dirlo ma sentivo che prima o poi sarebbe scattata la lancetta della fine. Sono felice di quello che ho fatto nella mia carriera.Totti? Da amante del calcio quelli come lui li vorrei rivedere tutti ma non so dove potrebbe arrivare. Grandi giocatori? A prescindere dai giocatori e dal fatti che sono stato un difensore ho sempre amato i giocatori come lui, Batistuta e Baggio».
IL CALCIO DI PISACANE – «Il mio calcio non esiste, cerco di fare quello che mi piace con le risorse che ho. Quando ho iniziato ho deciso di non essere legato ad un modulo ma a quello che fanno i ragazzi. Alleno loro e non me. Se uno persevera, nonostante i risultati, poi vince. Il mio gioco viene da tutti gli allenatori che ho avuto e da quelli che apprezzo, questo mischiato con il mio stile».
IL GIORNO DELL’ADDIO AL CALCIO – «Ho dovuto convincere chi avevo intorno, mia moglie aveva il piacere che continuassi cosicché tutti i miei figli mi potessero vedere tutti in campo. A Lecce mi sono rotto il ginocchio per la terza volta ed avevo l’entusiamo per ripartire nonostante l’età. Ce l’ho messa tutta ma era difficile, non ero più un ragazzino. Ad un certo punto ho avuto una proposta, il Cesena in Serie C con un contratto attuale. Anche altre società di Lega Pro mi hanno cercato ma poi mi ha chiamato il Cagliari il quale sapeva che volevo allenare. Mi ha fatto questa richiesta ed ha prevalso l’essere razionale, non ce la facevo più. Non sono opportunità che capitano a tutti i miei colleghi. Ci ho pensato e con la famiglia abbiamo deciso di non andarcene dalla Sardegna solo per un anno. Con entusiamo ho iniziato ad allenare, è stata una nuova vita».
MARCO MANCOSU – «Mi rivedo in lui, stare lì al campo e condividere il quotidiano è una fortuna. Il confronto che abbiamo ci permette di crescere entrambi così come con i tecnici di U 17 e U 16. Per chi lo vive come noi in modo passionale, il calcio poi finisce per arricchirti».
PUNTI DI RIFERIMENTO – «Cerchio con i miei ragazzi? Ho preso come riferimento un giocatore che, portandolo come esempio, rappresentava la mia idea di lavoro e cura per dettaglio data la crescita che aveva avuto. Ranieri diceva sempre che il tecnico tattico è l’ultima cosa, la prima sono i rapporti con i giocatori. Ci ho parlato 4/5 volte ed ho imparato tanto da lui ed ogni giorno continuo ad imparare da tutto. Sui rapporti umani credo tantissimo, credo che i giocatori si possano spingere oltre l’ostacolo se dall’altra parte vedono che sei una persona vera».
ESEMPI NEGATIVI – «Allenatori? A livello di spogliatoio io ho creato una persona e su questo ci ho messo un pezzo di tutti quelli avuti. Non c’è un allenatore che è stato sbagliato, c’è una persona alla quale non vorrei assomigliare sotto alcuni aspetti specifici. Tutti i tecnici che ho avuto però li prendo come esempio, anche quell’uno o due con cui ho avuto screzzi».
GIOVANI – «Io sono della gerenerazione Y e loro della Z, ho fatto un corso per capire di cosa hanno bisogno. Quelli nati dal 95′ (inizio della generazione Z (n.d.r.) in poi sono giocatori già formati ma anche loro sono della Z, una generazione tecnologica, hanno una capacità visiva molto ricercata. La metodologia d’allenamento è basata sul tenere alta l’attenzione, con molti stimoli e premi. Siamo educatori con i giovani del campionato Primavera, il risultato conta poco».
152 PRESENZE – «Si, come Zappa. Qualche partita l’ho sbagliata ma ho sempre dato il massimo per onorare la maglia del Cagliari. Sono sempre andato a letto con la coscienza apposto».
RAPPORTO CON LA PRIMA SQUADRA – «Si, Nicola vede le nostre partita. C’è sinergia, i ragazzi si allenano spesso con la prima e noi siamo un magazzino per loro. Si è visto con Kingstone l’anno scorso, è un riconoscimento per loro. Balde è un giocatore che quando è arrivato si vedeva il potenziale fisico ma aveva da lavorare sul lato tecnico e disciplinare. Raggiunti quelli si è preso la scena. Franke? Cultura diversa, è timido. Gli parlo diversamente rispetto agli ma è cresciuto tantissimo, l’ho premiato perché poi dopo due partite doveva fare la maturità. Un mini Pisacane? C’è, ma non so se il paragone gli può far piacere (ride n.d.r.). E’ molto applicato e generoso. Da poco l’hanno convocato in prima squadra e con l’Italia U 19, è Cogoni. Non ruba l’occhio ma quando serve c’è. Siamo tra le 3 squadre più giovani del campionato».
PERCORSO – «Abbiamo iniziato bene ma raccoglievamo poco. Con i grandi fai fatica a farglielo capire. Siamo stato bravi perché gli abbiamo fatto vedere sempre tutte le cose positive, abbiamo fatto 3 punti nelle prime 5 ma siamo rimasti positivi. Avevamo fatto comunque delle grandi partite, per quello ero tranquillo. Dopo l’Empoli abbiamo ribaltato la situazione, erano due facce della stessa medaglia. Stesse prestazioni ma risultati diversi ed ora dobbiamo restare umili e lavorare. Non c’è un solo allenamento in cui io possa dire ad uno di loro che si è applicato poco. Il mio gruppo ha uno spirito di abnegazione fuori dalla norma!».