Calcio e Finanza
·15 de março de 2025
Nuovo San Siro, la vera svolta con Oaktree nell’Inter

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·15 de março de 2025
In qualsiasi modo la si pensi sulla questione San Siro (se sia giusto preservarlo o se abbiano ragione Inter e Milan nel volerne uno nuovo), la notizia che i due club abbiano depositato il Documento di fattibilità delle alternative Progettuali (il cosiddetto DOCFAP) e la relativa offerta di acquisto dello stadio Meazza e dell’area di riferimento è indubbiamente una svolta per il calcio italiano: in un modo o nell’altro non si poteva più proseguire in un’incertezza che stava mettendo alla berlina anche l’immagine della stessa città di Milano.
Per quanto sia doveroso un certo grado di scetticismo visto le pastoie burocratiche a ogni livello (statale e comunale) e per come si è evoluta la questione San Siro negli ultimi anni (la prima presentazione del progetto per il nuovo impianto è del luglio 2019), il tema è che per la prima volta sembra essere giunto a un vero e proprio punto di non ritorno. Fatti salvi i riscorsi di comitati e associazioni varie che si sono già palesati e che sicuramente non mancheranno.
Ora, come ha spiegato questa testata in un articolo apposito, i passaggi che – se completati – porteranno alla casa del futuro di Inter e Milan prevedono:
E in questo quadro Inter e Milan, per bocca dei propri presidenti Giuseppe Marotta e Paolo Scaroni, hanno espresso la loro soddisfazione sulla questione lodando le rispettive proprietà: ovvero RedBird per i rossoneri e Oaktree per i nerazzurri.
Entrando nello specifico, per chi ha seguito l’intera vicenda passo a passo come la nostra testata è difficile non sottolineare come la vera svolta sia però avvenuta lo scorso maggio quando Oaktree escutendo il pegno che vantava nei confronti degli Zhang è divenuta il nuovo proprietario dell’Inter.
L’avvento della società nordamericana, infatti, ha portato con sé un duplice esito:
in primo luogo, come più volte sottolineato in questo appuntamento settimanale (ad esempio qui e qui), ha dato solidità all’intera situazione economica interista (in particolare alla catena di controllo del club) rendendo nei fatti credibile qualsiasi ipotesi sulla costruzione di un nuovo impianto per la società nerazzurra.
In seconda istanza, seppur indirettamente, l’ingresso di Oaktree nell’Inter ha avuto un impatto notevole anche sui piani del patron del Milan Gerry Cardinale. Visto che proprio grazie al cambio di proprietà in casa nerazzurra il businessman newyorchese è potuto tornare a pensare a un impianto congiunto. Infatti, non è un mistero che Cardinale abbia una necessità quasi vitale di costruire un nuovo impianto se, nel medio termine, pensa di uscire con un guadagno dall’investimento Milan. Questo perché solo con il nuovo stadio (e quindi le maggiori entrate che questo promette di portare) la società potrà valere molto di più e quindi consentire all’ex banker di incassare una somma tanto superiore a quella investita da superare non solo il capitale versato ma anche il valore monetario del tempo nel quale i soldi sono stati immobilizzati.
In questo quadro però sin tanto che l’Inter era controllata da una proprietà che egli non riteneva sicura, Cardinale non aveva motivo di imbarcarsi in una impresa così pesante con un partner di cui non si fidava totalmente. Di qui la decisione di andare da solo, monitorando prima i terreni dell’ippodromo La Maura e poi la virata su San Donato.
Però è evidente che per il businessman newyorchese, che ha in essere un prestito da poco meno di 500 milioni nei confronti del fondo Elliott (la cui scadenza è stata allungata da poco al 2028) l’eventualità di costruire uno stadio da solo avrebbe significato inevitabilmente un appesantimento notevole del proprio investimento, soprattutto nell’ottica di poterlo ripagare nel medio termine. E quindi l’ingresso di Oaktree in casa nerazzurra ha dato lui l’opportunità di avere una controparte solida con la quale suddividere responsabilità e costi.
Non a caso, secondo quanto è trapelato, uno degli ultimi nodi del contendere tra le due società prima della presentazione della documentazione dei giorni scorsi concerneva proprio l’obbligo di un club di seguire obbligatoriamente l’altro anche nel caso le negoziazioni sul nuovo San Siro non andassero in porto.
Come accennato però è ancora presto perché le due società possano cantare vittoria visto i passaggi burocratici di cui sopra. Anche se non deve passare inosservato come la presentazione della proposta di acquisto su San Siro giunge in un momento di grande attenzione del Paese sul tema stadi. Anche a livello politico.
In particolare, con il superamento del Decreto Dignità approvato dalla Commissione alla Cultura del Senato, il governo vuole, tra i vari propositi, accelerare per la riforma del calcio italiano dopo aver sentito in audizione tutti gli addetti ai lavori.
E nello specifico tra i punti della riforma del calcio italiano c’è senza dubbio quello legato agli stadi, come ha spiegato in una intervista a La Gazzetta dello Sport il senatore di Fratelli d’Italia, Paolo Marcheschi, membro della 7ª commissione permanente (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport) nonché relatore della risoluzione sulla riforma del calcio: «In Commissione, durante i mesi di audizioni abbiamo sentito tutti gli addetti ai lavori (ivi inclusa Calcio e Finanza che è stata molto lieta di dare il suo contributo alla Commissione, ndr). In molti pensano che le nostre indicazioni vogliano risolvere solo i problemi delle grandi squadre, magari in vista di EURO 2032. In realtà, visto che il 93% degli impianti sono di proprietà pubblica, abbiamo pensato a concessioni che possano favorire anche interventi di miglioramento sui campi minori. Perché il valore sociale e culturale di questo sport è alla base del nostro atto ancor più del suo enorme potenziale economico», le parole di Marcheschi.
«Quello che abbiamo suggerito è una task force nazionale, con una cabina di regia che sostenga dal punto di vista finanziario – anche grazie a sgravi fiscali come il tax credit – chi investe sulle infrastrutture e alleggerisca i vincoli burocratici che troppo spesso rallentano ogni iniziativa, anche di chi vuole mettere a disposizione capitali privati. I ministri Andrea Abodi (dello sport, ndr) e Matteo Salvini (delle infrastrutture e dei trasporti, ndr) in questo senso stanno già agendo e stando alle nostre audizioni anche l’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale e Sport e Salute sono pronti a fare la loro parte», ha concluso.
Proprio sul discorso stadi, peraltro, il piano di Abodi, prevede:
Un piano, peraltro, molto caro al presidente della Lega Serie A Ezio Simonelli che è tra i primi ad aver chiesto aiuto all’esecutivo su questo punto.
D’altronde che il tema stadi sia sempre più un’esigenza è emerso anche nelle sei puntate di “Stadi 5.0”, la nuova serie on demand disponibile su DAZN che è sorta dalla collaborazione tra la piattaforma di sport in streaming, Calcio e Finanza e ABB Electrification (leader globale nel settore della distribuzione e gestione dell’energia elettrica, impegnato nella decarbonizzazione e nell’efficienza energetica).
Le sei puntate (di cui la prima su San Siro è già disponibile su dazn.com) approfondiranno, tramite dati e numeri concreti, la crescita dei club che hanno già adottato la soluzione di un impianto moderno, le varie innovazioni nel settore e i progetti futuri delle società intenzionate a seguirne l’esempio. Il tutto guidato dalla conduzione di Pierluigi Pardo e Federica Zille che saranno affiancati, oltre che da chi scrive per Calcio e Finanza, da manager ABB e dai talent di DAZN Andrea Stramaccioni ed Emanuele Giaccherini, i quali offriranno punti di vista esclusivi grazie alla loro esperienza da allenatore e calciatore.
Nello specifico le sei puntate verteranno su:
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