Calcionews24
·28 de fevereiro de 2025
Nuovo allenatore Juve, Giletti chiaro: «Thiago Motta non si è calato nella mentalità. Servirebbe quel nome l’anno prossimo»
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·28 de fevereiro de 2025
A Tuttosport, Massimo Giletti, giornalista e conduttore telesivo, ha parlato così del momento della Juve ma non solo. Le sue dichiarazioni.
MOMENTO JUVE – «Dopo il triennio di Allegri, i tifosi chiedevano a gran voce una Juve che potesse offrire spettacolo, e sono stati accontentati: peccato ci si ritrovi di fronte a un film dell’orrore… Quanto visto contro l’Empoli è inammissibile, ho provato una profonda vergogna. Non si può arrivare a tradire la nostra gente in questo modo. Motta per la prima volta ha chiesto scusa assumendosi le proprie responsabilità, ma è troppo tardi. Nessuno gli ha chiesto di vincere lo scudetto: era chiaro che il suo arrivo rappresentasse l’inizio di un nuovo ciclo. Ma nemmeno che la sua squadra non mostrasse in sette mesi una parvenza di identità… I problemi sono iniziati nel momento in cui la dirigenza ha perso Marotta e non ha voluto scommettere nuovamente su Conte. Due errori clamorosi. Da lì la Juve si è smarrita, ha cambiato continuamente allenatori, persino quelli che vincevano (vedi Sarri, Pirlo…). Oggi la società non esiste più. Quando siamo usciti ai gironi di Champions contro il Maccabi Haifa, Andrea Agnelli è sceso dalle tribune per parlare con i media. Per metterci la faccia. Contro l’Empoli non l’ha fatto nessuno. Non avrei voluto sentire Giuntoli, ma Ferrero…».
COSA MANCA – «Thiago, fin qui, non è riuscito a trasferire alla rosa cosa significhi giocare per la Juventus. Non è accettabile, come non lo sono le sue dichiarazioni dopo la sconfitta con il Psv, quando ha detto che avrebbe rifatto tutto allo stesso modo. Questa squadra ha l’arroganza del suo tecnico: in troppi pensano che per vincere basti indossare la maglia bianconera. C’era davvero bisogno che Motta spiegasse alla squadra il valore della partita con l’Empoli? Evidentemente non sono giocatori da Juventus. Non ce n’è uno che abbia un po’ di carisma. Mercoledì sera Koop ha lasciato calciare la punizione a Vlahovic con fare rinunciatario e mi è venuto in mente Lucca che, invece, ha lottato con il coltello tra i denti per strappare il penalty a Thauvin. Un atteggiamento che mostra personalità, voglia di incidere. Caratteristiche che, ad oggi, non vedo in nessuno dei giocatori della Juventus. Poi non si spiega come Thiago nelle ultime partite abbia tenuto in panchina Thuram e Locatelli e insistito con Nico Gonzalez e Koopmeiners. Scelte che mi preoccupano e non poco. Fosse per me, questi due non vedrebbero più il campo».
PROBLEMA MERCATO – «No. Cristiano ha fatto degli investimenti importanti mettendo a disposizione del tecnico diversi profili. Nessuno poteva prevedere che Koopmeiners e Douglas Luiz si rivelassero gli alter ego dei giocatori che abbiamo ammirato nelle passate stagioni. Gli si può imputare di non aver preso ad agosto un centravanti che potesse far rifiatare Vlahovic, ma adesso ha rimediato facendo arrivare Kolo Muani».
COSA SALVA QUESTA STAGIONE – «Il fatto che la squadra sia giovane e abbia margini di crescita. Quando attui una rivoluzione “verde” hai però bisogno di senatori che prendano per l’orecchio i meno esperti. Ricordo sempre una frase che mi disse Gianluca Pessotto: “Prima devi scegliere l’uomo e poi il giocatore”. Noi quanti uomini abbiamo? Chi doveva prendere in mano questa Juventus – e mi riferisco a Douglas Luiz – pensa solo a tingersi i capelli di giallo… Mi sarebbe piaciuto vedere questa squadra in mano ad Antonio Conte. Firmerei subito per prenderlo al posto di Motta. Credo che ci troveremmo a commentare tutta un’altra Juve. Con Antonio le gerarchie sarebbero chiare. Quest’anno la fascia è passata sul braccio di 7 giocatori diversi. Sono dettagli eloquenti. Uno scenario che non ha precedenti nella storia della Juve. Mancano punti di riferimento, leader. Come si fa a mandare via Danilo per prendere uno come Kelly?! Cento volte meglio Rugani, che – tra l’altro – era già nostro. Fa riflettere poi che i bianconeri, con il minimo sforzo, siano a soli 8 punti dalla vetta occupata dall’Inter. Un’istantanea che racconta la crisi del nostro sistema. Nella Juve vedo il malessere profondo del calcio italiano».