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·19 de maio de 2024

La nuova Juve di Thiago Motta: Calafiori nella difesa a quattro e due dogmi: pallone e tecnica

Imagem do artigo:La nuova Juve di Thiago Motta: Calafiori nella difesa a quattro e due dogmi: pallone e tecnica

La Juve ripartirà da Thiago Motta che è pronto ad attuare una vera e propria rivoluzione di uomini e non solo

La Juventus ha chiuso con due settimane di anticipo l’era di Massimiliano Allegri e adesso sembra pronta a rifarsi il look, partendo da una nuova guida tecnica. L’uomo scelto da Cristiano Giuntoli è Thiago Motta. Il tecnico italo brasiliano è pronto a rivoluzionare la squadra partendo da un concetto base, ovvero l’uso del pallone.

La palla è lo strumento fondamentale nella vita di un calciatore fin da quando è bambino. Ed è un concetto centrale per lo stesso Thiago Motta nella sua tesi presentata a Coverciano per il patentino da allenatore: «Il pallone e la sua gestione diventavano il fulcro di una filosofia personale e collettiva di interpretazione del gioco più strutturata». L’allenatore punta tutto sulla tecnica e sul possesso palla, strumenti che danno fiducia ai giocatori coinvolti nella manovra di gioco.


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Chi non si sente coinvolto rischia di essere un corpo estrane e di conseguenza un pericolo per raggiungere il vero obiettivo ovvero avere il pallone. Thiago Motta sottolinea che perdere la palla è «un crimine» e la voglia di recuperarla il più in fretta possibile deve essere il propulsore che porta alla vittoria. Nel gioco dell’allenatore classe ’82 hanno un ruolo fondamentale i difensori. Sono loro a dover richiamare gli avversaria ad esporsi per permettere alla sua squadra di andare avanti.

E così Gleison Bremer o Danilo possono diventare fondamentali nello sviluppo della sua manovra di gioco. Il numero 3 juventino è stato uno dei pilastri di Allegri, ma resta da capire se le esigenze di mercato lo porteranno lontano da Torino. Ecco che allora il nome giusto per rinforzare la difesa della Juve può essere Riccardo Calafiori. Lui più di tutti ha imparato a mettere in atto i concetti di Thiago Motta.

L’allenatore gli ha cambiato ruolo portandolo a diventare uno dei centrali più apprezzati dalla Serie A e chissà che per lui non arrivi la convocazione di Spalletti per gli Europei. Nella rosa attuale della Juve c’è anche Andrea Cambiaso, che proprio grazie all’attuale tecnico rossoblù è diventato un calciatore di livello internazionale, tanto da diventare, in breve tempo, un titolare della Vecchia Signora.

Nella tesi di Thiago Motta viene evidenziata anche un’altra zona nevralgica: il centrocampo. L’allenatore cita la Germania Joachim Löwe, sottolineando l’importanza di avere sempre due giocatori stabili in mezzo al campo: «Un pressing alto, sempre con punto focale la palla, sempre con due giocatori posizionati nella parte centrale del campo per mantenere l’equilibrio essenziale». E propio il centrocampo è stato il punto più fragile dell’ultima Juve.

Thiago Motta avrà il compito di ridare vigore a Manuel Locatelli e infondergli quella fiducia smarrita nel tempo, e lo strumento da cui ripartire sarà sempre il pallone. Una tecnica da affinare per essere coinvolto in una manovra di gioco ampia fondata sul concetto di “Noi”.

Chi è in fiducia ha anche la stima del compagno, se tutti sono coinvolti sono felici e gestiscono meglio lo stress. Sì, perché l’aspetto psicologico è un punto fondamentale del calcio di Thiago Motta. E anche su questo ci sarà molto da lavorare visti i blackout che spesso anno colpito la Juventus, negli ultimi anni.

Uno dei giocatori di cui si dovrà capire il futuro è Adrien Rabiot alle prese con il contratto in scadenza. Il francese e l’allenatore si conoscono molto bene dai tempi del PSG e allora bisognerà vedere se il rapporto personale tra i due porterà ad un rinnovo. In mediana si parla anche di nuovi innesti con Teun Koopmeiners che sembra essere l’obiettivo numero uno per rinforzare il reparto.

L’olandese ha un bagaglio tecnico non indifferente e queste sono le caratteristiche richieste sul mercato dall’allenatore. E poi ci sarà da capire cosa ne sarà dell’attacco della Juve. La base da cui si deve ripartire è Dusan Vlahovic, cresciuto tanto dal punto di vista tecnico in questa stagione. DV9 ha dimostrato la sua personalità e la sua voglia di essere al centro della Juve e anche queste sono caratteristiche ideali per Thiago Motta.

L’allenatore vuole che tutti siano coinvolti nel suo gioco nella ricerca spasmodica della palla come concetto di vittoria. E proprio la vittoria è l’elemento fondamentale per chi entra nel mondo Juve.

Uno dei rebus da sciogliere sarà quello di legato a Federico Chiesa, spesso troppo isolato in questa stagione, questo può essere un punto a suo sfavore agli occhi di Motta: «E’ il caso tipico di attaccanti di grandi doti tecniche che rifiutano il lavoro difensivo considerandolo un dovere per quei compagni che non avendo sufficienti capacità tecniche devono compensare facendo almeno il lavoro sporco», scrive il tecnico nella sua tesi.

Dunque, l’allenatore vuole che tutti difendano in modo compatto e in questo devono essere coinvolti anche gli attaccanti. Il concetto di tecnica come punto di partenza può essere la carta vincente di Matias Soulè, per convincere Motta a dargli una chance per restare alla Juve. Il classe 2003 ama il pallone e ama averlo tra i piedi.

Dunque, al netto delle offerte che potranno arrivare in estate, Soulè può essere un elemento adatto a diventare un punto fermo alla corte di Thiago, così come Yildiz. Entrambi sono giovani e con qualità indiscusse ma a tutti e due non manca nemmeno la voglia di sacrificarsi.

Infine, saranno fondamentali gli aspetti psicologici l’empatia e la resilienza, altri due dogmi del calcio mottiano. Ma proprio uno di questi due concetti è stato espresso da Danilo prima della finale di Coppa Italia, ovvero la resilienza.

La Juve basa molto del suo DNA su questo aspetto perciò Thiago Motta e la Vecchia Signora sembrano fatti l’uno per l’altra: «La resilienza include anche la capacità di usare l’esperienza nata da situazioni difficili per costruire il futuro», così scrive l’allenatore nella sua tesi. Adesso la palla passa a Cristiano Giuntoli che dovrà costruire una Juve vincente perché questo concetto al di là degli allenatori o dei giocatori deve essere la base da cui ripartire.

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