Italia, 9 Luglio 2006: quando l’azzurro di Lippi salì sul tetto del Mondo. Ora Gattuso… | OneFootball

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·09 de julho de 2025

Italia, 9 Luglio 2006: quando l’azzurro di Lippi salì sul tetto del Mondo. Ora Gattuso…

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A 19 anni di distanza, il ricordo di Berlino resta vivo: la notte magica degli azzurri e le sfide di un presente tutto da ricostruire.

Italia, 9 Luglio 2006: quando l’azzurro di Lippi salì sul tetto del Mondo. Ora Gattuso…

Era il 9 luglio 2006, una data che nessun appassionato di calcio italiano potrà mai dimenticare. All’Olympiastadion di Berlino, la Nazionale guidata da Marcello Lippi conquistava il suo quarto titolo mondiale, al termine di una finale combattutissima contro la Francia, decisa solo ai calci di rigore.


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Sono passati 19 anni da quella notte epica, ma le immagini restano impresse nella memoria collettiva: la freddezza glaciale di Fabio Grosso, la testata di Zidane a Materazzi, la traversa di Trezeguet, l’urlo liberatorio degli azzurri e la Coppa del Mondo sollevata al cielo.

La Finale di Berlino: Storia di una Notte Indimenticabile La partita cominciò in salita per l’Italia. Al 7’ minuto Zinedine Zidane portò in vantaggio la Francia con un audace cucchiaio dagli undici metri, dopo un fallo ingenuo commesso da Marco Materazzi. Lo stesso difensore interista però, riscattò subito l’errore siglando il pareggio con un colpo di testa preciso su calcio d’angolo.

Quella finale fu non solo una sfida di nervi e tecnica, ma anche teatro di uno degli episodi più iconici della storia dei Mondiali: il celebre colpo di testa di Zidane a Materazzi nei tempi supplementari, che costò al fuoriclasse francese il cartellino rosso nella sua ultima apparizione da calciatore.

Arrivata ai calci di rigore, l’Italia si dimostrò infallibile: Pirlo, Materazzi, De Rossi, Del Piero e infine Fabio Grosso realizzarono i loro tiri dagli undici metri. Il rigore di Trezeguet, finito sulla traversa e ricaduto sulla linea, fu il punto di svolta decisivo. Poi la rete di Grosso e l’esplosione di gioia di un intero Paese.

Dopo Berlino: Un Cammino Irto di Ostacoli Quella di Berlino fu l’ultima vera notte di gloria per la Nazionale italiana in un Mondiale. Da allora il percorso degli Azzurri nella competizione si è trasformato in una lunga serie di delusioni:

2010 (Sudafrica): eliminazione clamorosa nella fase a gironi, con un ultimo posto alle spalle di Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia.

2014 (Brasile): un’altra uscita prematura dopo le sconfitte contro Costa Rica e Uruguay.

2018 e 2022: le ferite più profonde, con la doppia assenza dai Mondiali, evento senza precedenti nella storia calcistica italiana.

L’eco di quella notte di Berlino sembra lontana anni luce rispetto ai passi falsi e alle difficoltà vissute negli anni successivi, nonostante la parentesi felice di Euro 2020.

Gattuso e la Sfida del 2026: Tornare a Sognare Oggi, a distanza di quasi due decenni, l’Italia riparte con un volto noto sulla panchina: Gennaro Gattuso, uno dei gladiatori di quella squadra campione del mondo, è stato chiamato a guidare la Nazionale verso i Mondiali del 2026.

Per Gattuso il compito è tutt’altro che semplice. Dovrà non solo conquistare la qualificazione ma soprattutto restituire agli Azzurri un’identità, una mentalità vincente e la capacità di competere ai massimi livelli internazionali.

L’Italia calcistica ha bisogno di riscoprire lo spirito di Berlino: sacrificio, compattezza, resilienza. Proprio quei valori che avevano reso unica la squadra di Marcello Lippi, capace di superare ogni ostacolo lungo il cammino verso il trionfo.

Un Paese in Attesa di un Nuovo Capitolo Il 9 luglio 2006 rimarrà per sempre una delle date più luminose nella storia dello sport italiano. Ma il calcio, come la vita, non si ferma mai. Adesso il traguardo si chiama Coppa del Mondo 2026 e l’Italia ha il dovere di provarci ancora, per sé stessa e per tutti coloro che continuano a sognare un’altra notte come quella di Berlino.

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