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·24 de dezembro de 2024
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L’attaccante del Besiktas, Ciro Immobile, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Sky Sport in cui ha parlato della sua esperienza in Turchia. Di seguito le sue parole riportate da TMW:
IL CAMBIAMENTO – “Durante il viaggio ho avuto pensieri soprattutto positivi per l’entusiasmo per questa nuova avventura per partire con il piglio giusto. La mia mente era proiettata a far bene, mi piaceva il fatto di poter cambiare, ma ero spaventato dopo 8 anni. Avevo quella sensazione di voglia e di fame che hanno tutti quando cambiano squadra, ma allo stesso tempo ero un po’ triste perché avevo lasciato la mia famiglia”.
LA FAMIGLIA – “Sono ben consapevole che tutto quello che stanno facendo mia moglie e i miei figli lo stanno facendo per me. Non dico che stanno stringendo i denti, ma hanno lasciato tante cose a Roma per venire qui”.
IL NUMERO 17 – “Ho tenuto la maglia numero 17, potevo scegliere se mettere Ciro dietro o Immobile. Mi era venuta questa idea, poi… Con la squadra mi trovo bene, sono tutti ragazzi con cui ho legato subito, sono bravi”.
LO STADIO DEL BESIKTAS – “Ti avvolge. Il tifo del Besiktas è veramente assordante, qualcosa di importante. Il livello è buono, il campionato è molto equilibrato, anche l’anno scorso due squadre hanno lottato per il titolo fino alla fine. Sono venuto qui sicuramente per continuare a fare quello che mi piace e divertirmi, ma ci si diverte solo se si vince (ride, ndr). Sono cambiato rispetto alle esperienze estere, non sto avendo difficoltà in campo come prima magari. Il fatto di voler sempre migliorare, voler dare sempre più di tutti quanti, voler spronare gli altri… Credo di aver costruito la mia carriera su quello e ci sono riuscito: ho fatto più di 200 gol in A, ho vinto l’Europeo, la Scarpa d’Oro. Ancora non me ne rendo conto, ma se faccio due calcoli non è poco ciò che ho fatto”.
I MESI IN TURCHIA – “Catapultarsi in una nuova dimensione è difficile di per sé, ma se lo fai come l’ho fatto io, facendo una doppietta alla prima partita che ha determinato la vittoria della Supercoppa… Ognuno ha la sua storia, ma le vere difficoltà sono state quando mi sono trasferito da piccolo perché non sai se arrivi, se ti infortuni. La vera partita la giochi lì. Ci sono tante cose che possono far andare male la tua carriera. Nel calcio, soprattutto nella Nazionale, ci sono molte critiche, non le calcolo molto ed è per quello che sono riuscito a fare un bell’Europeo, malgrado dicessero che mancava un attaccante all’Italia. Io sono l’ultimo ad aver vinto un Europeo però (ride, ndr)”.